Sede Civibank, respinto l’appello: spese legali per quasi 500 mila euro
CIVIDALE. A monte dell’operazione immobiliare culminata nella costruzione della nuova sede della Civibank, a Cividale, c’era una «strategia speculativa» che lo stesso istituto di credito aveva progettato di realizzare «attraverso una società interamente partecipata e collocata al di fuori del perimetro dell’attività bancaria».
Il danno che ne sarebbe derivato per presunte carenze di gestione e di controllo, calcolato in 18.216.752 euro (e non più, come due anni fa, in 17.140.755 euro), quindi, non può essere imputato agli amministratori e sindaci della Banca popolare di Cividale dell’epoca e neppure agli allora amministratori della controllata Tabogan srl, in quanto «i comportamenti loro contestati erano l’effetto di tale decisione».
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Queste erano state le conclusioni del Tribunale di Trieste della sezione specializzata in materia d’impresa, che nel settembre 2021 aveva rigettato le domande risarcitorie che Civibank, nella persona dell’ex presidente Michela Del Piero, aveva preteso di addebitare sia al suo predecessore Lorenzo Pelizzo e al consiglio d’amministrazione e ai sindaci che lo avevano affiancato tra il 2006 e il 2013, sia al già amministratore unico di Tabogan, Franco Gremese, con gli altri due componenti del cda, e questa è anche la convinzione della Corte d’appello di Trieste, cui la stessa banca, quando il timone era ancora nelle mani di Del Piero, aveva presentato l’atto di impugnazione. La sentenza è stata depositata nei giorni scorsi.
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Nel confermare integralmente la decisione dei giudici di primo grado, il presidente Marina Caparelli ha condannato l’appellante, ossia Banca di Cividale, a pagare le spese di giudizio, liquidando per ognuna delle parti in causa complessivi 34.366 euro, che, moltiplicati come da costituzione e calcolati gli oneri accessori, ammontano a poco meno di 500 mila euro.
«Il provvedimento è recentissimo e lo stiamo analizzando con un nostro professionista esterno, per valutare un’eventuale ulteriore impugnazione», ha fatto sapere l’avvocato Luca Cristoforetti, nuovo direttore generale dell’istituto di credito dal prossimo primo gennaio 2024. Il primo grado era costato già 18 mila euro per ciascuna parte in causa.
Condividendo gli argomenti con cui il Tribunale aveva motivato il rigetto, il collegio triestino ha ribadito come i contestati inadempimenti derivassero in realtà da «scelte effettuate dalla stessa banca al di fuori del cda di Tabogan, che ha gestito poi l’operazione negli esatti termini in cui era stata programmata». Diverse sarebbero state forse le considerazioni – aveva evidenziato già il Tribunale –, se nel promuovere l’azione di responsabilità la governance targata Del Piero avesse puntato l’indice contro la scelta del precedente management di «ideare un’operazione di eterodirezione e poi di spostare in capo alla controllata gli obblighi e le responsabilità attuative di decisioni adottate in altri contesti».