Il ritorno di Riccardo Magrini: “Tranquilli, sono sempre lo stesso. Ho avuto solo una foratura”
Riccardo Magrini ha lasciato l’Ospedale San Raffaele di Milano lo scorso 15 novembre, una decina di giorni dopo essere stato colpito da un’ischemia. L’apprezzatissimo commentatore di Eurosport per il ciclismo e autore della rubrica “La Fagianata”, che fa compagnia ai lettori di OA Sport durante il Giro d’Italia, ha spiegato cosa è successo durante la trasmissione Bike2u sul canale YouTube di OA Sport: “Questa è la prima intervista che rilascio, anche perché non è molto tempo che ho abbandonato il San Raffaele. Sto bene, ho avuto un piccolo disturbo. L’età avanza e di conseguenza ci sono delle situazioni legate alla salute che fanno fare un piccolo sussulto. Mettendola nel piano delle corse ho avuto una piccola foratura, sono tornato in gruppo e ora mi appresto a tornare velocemente a fare delle belle telecronache. Sono molto contento del mio stato di salute, ci voleva forse un controllino. L’ultima volta era successo sei anni fa. Poco prima che mi succedesse questa ischemia leggera ero stato dal mio cardiologo per un controllo: sembra un’assurdità, ma io ero tranquillo, evidentemente doveva succedere”.
Riccardo Magrini è stato ospite alla presentazione del percorso del Tour of the Alps, uno dei primi eventi a cui ha preso parte dopo l’uscita dell’ospedale: “Percorso molto duro. Gli organizzatori da un po’ di tempo hanno adottato una linea fresca e veloce, perché il ciclismo ora è cambiato, è cambiato il sistema di corsa. Stanno privilegiando non tanto i grandi chilometraggi di tappe che a volte possono essere noiose, ma privilegiano tappe corte imbottite di salite. La quarta tappa è molto impegnativa e sicuramente sarà quella che determinerà la classifica, è una corsa molto bella. Ci sarà da vedere chi parteciperà in vista del Giro d’Italia, l’anno scorso l’ha vinto Geoghegan Hart che infatti è stato protagonista al Giro prima della caduta. Ci sarà sicuramente un parterre qualificato“.
Un passaggio proprio sulla Corsa Rosa: “Il percorso del Giro d’Italia è molto esigente e gli organizzatori, come avevano fatto vedere nel recente passato, rispettano i corridori, la fatica e la velocità. Ora si predilige la corsa cattiva, pronti-via in partenza, con azioni anche da lontano, abbiamo visto corridori che vincevano partendo a 60-70 chilometri dall’arrivo. Hanno capito che fare tappe da 230-240 chilometri, anche tapponi, non serve allo spettacolo. Si corre più alla garibaldina, c’è più spettacolo. C’è sempre più attenzione anche ai trasferimenti e al recupero dei corridori“.
Marco Pantani è stato l’ultimo a vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno (1998) e Riccardo Magrini si è soffermato sull’accoppiata: “Mi chiedo come mai si possono fare Tour e Vuelta, magari provando a vincerla, e invece non si riescono a fare Giro e Tour. Mi sembra di capire che, anche gli organizzatori, facendo questi percorsi, invitino corridori e squadre a fare questo tipo di accoppiata. C’è l’esigenza, anche da parte dei corridori. C’è il desiderio da parte degli organizzatori, le tre corse a tappe si sono molto avvicinate tra loro nel tipo di organizzazione: c’è la ricerca di avere subito una classifica delineata, Giro e Tour partono subito forte, invece prima al Tour c’erano sei-sette tappe di una noia mortale per i velocisti. Ora ci sono più battaglia e più spettacolo, è quello che la gente vuole”.
C’è stato modo di parlare anche delle possibili novità nel calendario internazionale, con il vociferato anticipo del Giro di Lombardia alla primavera e il possibile spostamento della Liegi-Bastogne-Liegi in autunno: “In vista del cambiamento del calendario che ci sarà nel 2026, da più parti c’è l’esigenza di alcuni cambiamenti. Noi siamo molti tradizionalisti, il ciclismo vive di tradizioni, soprattutto quello europeo, ma con l’avvento di tante corse in giro per il mondo, credo che ci sarà l’esigenza di fare alcuni cambiamenti strutturali. Potrebbero esserci situazioni diverse, il fatto che si possa cambiare la collocazione a una Classica non è una blasfemia. Della Casa, vicepresidente UCI, ha dichiarato ad esempio di voler portare il Tour of the Alps a livello World Tour. Le novità sono sempre un po’ viste in maniera negativa, perché siamo abitudinari”.
Gianni Moscon è approdato alla Soudal Quick-Step e Magrini si è soffermato sul trentino: “Gianni Moscon è un corridore a cui tenevo molto, sono stato molto critico agli inizi sul fatto che lui stesse alla Ineos e quando ha cambiato squadra ero convinto che le sue prestazioni assumessero un’altra piega, ma purtroppo non è stato così. Il fatto di cambiare squadra e di andare in una squadra importante e vincente come quella dei Lupi potrebbe essere una svolta, ma credo che sarà l’ultimo tuffo. Gianni è un corridore che ha indubbiamente delle qualità, ha fatto tanto gregariato alla Ineos, si è fatto le ossa alla grande. Quella Roubaix (vinta da Sonny Colbrelli nel 2021, ndr), senza quella foratura e senza quella caduta, forse avrebbe potuto fare svoltare la sua carriera. Gli auguro di trovare la giusta strada perché lui ha le giuste qualità, io sarei super felice di esaltarlo”.
Lo strapotere della Jumbo-Visma ha caratterizzato l’ultima stagione agonistica e si cerca di trovare una soluzione per evitare certi domini: “Abbiamo parlato più volte del salary cap, ma non penso che possa essere una soluzione per il ciclismo. Non capisco perché uno non debba investire soldi se li ha. Una soluzione potrebbe essere quella di avere un massimo di corridori promettenti all’interno di una squadra, ma è una linea di pensiero difficile da applicare. Il problema è abbastanza complesso, anche perché ti trovi squadre che spendono 20-25 milioni di euro a stagione che finiscono per fare la comparsa come all’ultima Vuelta con il podio tutto della stessa squadra. Alla fine vince sempre l’articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto. Mi piace quello che ha fatto Roglic e sarebbe bello avere due-tre elementi disparati, anche perché quelli che vincono le grandi corse a tappe si contano su una mano e se tutti sono nella stessa squadra…“.
Quando risentiremo Riccardo Magrini in telecronaca: “Non abbiamo ancora deciso i palinsesti. Se non facciamo il Tour Down Under, che non è ancora ben delineato, anche per una questione di orari, cominceremo a fine gennaio come al solito con le classiche corse spagnole. Siamo pronti e siamo carichi, sono molto contento di tutti i messaggi di solidarietà che ho ricevuto. State tranquilli, che sono sempre lo stesso: non ho perso la memoria“. Di seguito la VIDEO intervista integrale a Riccardo Magrini.