Viaggi in Messico per riportare a Vico le spoglie dello zio
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foto da Quotidiani locali
VALCHIUSA
Quattro viaggi da Vico, oggi Comune di Valchiusa, in Messico, per riportare a casa ciò che restava di uno zio emigrato in quel Paese e lì deceduto in circostanze mai del tutto chiarite. Aveva sette anni, nel 1949, Bartolomeo Bertarione, per tutti “Meuccio”, quando la sua famiglia ricevette la lettera che annunciava la scomparsa dello zio Pietro (Pero, nel dialetto locale, Pedro in spagnolo). E il bambino di allora giurò a se stesso che, una volta cresciuto, avrebbe fatto di tutto affinché le spoglie del proprio congiunto raggiungessero Vico.
Nel libro di Meuccio (114 pagine con numerose immagini a corredo del testo) la ricostruzione delle ricerche della tomba dello zio si intreccia con gli studi e la carriera in Olivetti, in giro per il mondo, dell’ingegnere chimico arrivato a conseguire da parte della Cina, per meriti sul campo, la nomina a cittadino onorario di Kunming (Yunnan) e a console onorario dello Yunnan. Il padre di Pietro, Bartolomeo, nel 1906 emigrò prima in Colorado e da qui in Messico per lavorare in una miniera d’argento, a Pinos. Successivamente, nel 1922, lo raggiunse il figlio. Da semplici minatori, grazie alla loro intraprendenza, a proprietari del sito minerario.
Bartolomeo rientrato in patria nel 1928, lasciò la conduzione dell’avviata miniera al figlio che ne sviluppò la produzione grazie anche all’ingegnoso utilizzo di un nuovo macchinario. Un malore (questa almeno la versione ufficiale), pose poi fine all’esperienza messicana dello zio Pietro. Il pensiero del bambino diventato uomo, era sempre quello di andare alla ricerca del cimitero dove fosse stato seppellito “Barba Pero”. Facilitato dalle missioni in Messico per conto della Olivetti e da contatti avviati con una famiglia di Trausella emigrata nei pressi di Città del Messico, Meuccio iniziò a programmare viaggi finalizzati al ritrovo del luogo della sepoltura. Due viaggi della speranza (1974 e 1998), ed altrettanti della certezza (2000 e 2001), quelli del ritrovamento della tomba di “Pedro”, fatta costruire dai colleghi “mineros” e del rientro a Vico delle ceneri del “Barba” defunto. Viaggi avventurosi, due dei quali in compagnia della sorella Franca, tra difficoltà logistiche, intoppi burocratici e perfino velate minacce da parte di avventurieri incontrati sul loro cammino. Una lettura coinvolgente quella del libro di Bertarione, edito da Helena Verlucca, che verrà presentato giovedì 23, alle 18, a Ivrea in via Jervis 24B, presso Spazio-O.