Gli empori solidali: alimenti e ascolto per più di 700 famiglie

Sentinelle sul territorio per intercettare i bisogni e offrire aiuto alle famiglie in difficoltà. Non solo alimentari. È la Rete degli empori solidali costituita da Caritas, Acli e Centro servizi per il volontariato a cui aderiscono sette strutture distributive disseminate tra il capoluogo, Bancole, Suzzara, Quistello, Solferino, Moglia di Sermide e Poggio Rusco. Un convegno organizzato dall’Unci (Unione nazionale cavalieri d’Italia) nell’aula magna del Seminario ha permesso di conoscere logistica, esperienze e caratteristiche di questi presìdi di volontariato sociale, capaci di sostenere 764 nuclei familiari per un totale di 2.255 persone nel 2022. Il dato è contenuto nel primo report della Rete, dove risulta che gli italiani rappresentano il 27% dei beneficiari, mentre tra quelli stranieri gli ucraini sono il 15%. «All’emporio solidale di Mantova, a Belfiore, collaborano i volontari di undici associazioni – racconta Enrica Perini, presidente provinciale Acli – attualmente seguiamo centocinquanta famiglie, per circa trecento persone, indirizzate dai servizi sociali e dai centri di ascolto. Almeno il 15%, pur disponendo di un reddito spesso monofamiliare, non è in grado di far fronte alle proprie necessità». Oltre a garantire un maggiore anonimato e preservare così il rispetto della dignità, il passaggio dalla distribuzione delle borsine alimentari all’emporio produce anche un effetto di coinvolgimento. «L’aiuto di carattere alimentare diventa spesso il primo atto di un reinserimento sociale più ampio – testimonia Manuela Daolio dell’emporio Lo Snodo di Suzzara – spesso i beneficiari s’impegnano a loro volta nel volontariato e questo permette di raggiungere nuove persone fragili». La catena di solidarietà aiuta a superare anche altri bisogni: la solitudine, l’emarginazione sociale e quella psicologica. L’assessore al welfare del comune capoluogo, Andrea Caprini, ricorda che «entro il 2024 l’emporio solidale di Belfiore verrà spostato in una sede più ampia, di proprietà Aler, perché l’amministrazione ritiene sia la risposta principale alle necessità alimentari». Ascoltatore attento delle esperienze raccontate negli interventi, il vescovo Marco Busca elogia i quattrocentotrenta volontari che garantiscono la funzionalità di «questi laboratori di fraternità» ma lancia un monito alle associazioni: «Attenzione a non cadere in un particolarismo autosufficiente di chiusura in sé e contrapposizione, se non rivalità, con altri gruppi».