Doping, dopo la prima condanna è tutto prescritto e in appello c’è l’assoluzione

Sono trascorsi sette anni e mezzo dal 10 maggio 2015 quando, durante una perquisizione, gli furono sequestrati farmaci dopanti e ricette mediche rubate dall’ambulatorio di un veterinario vicentino.

E gli vennero contestati i reati di cessione di farmaci vietati, ricettazione di farmaci e ricette mediche, falso (per un timbro medico contraffatto) e induzione a non rendere dichiarazioni al testimone.

La prescrizione ha azzerato tutto: l’azione penale non può più essere esercitata e i giudici della Corte d’appello di Venezia hanno prosciolto Alberto Trolese, 55enne di Carmignano di Brenta, dichiarando il “non doversi procedere nei suoi confronti”. A difendere l’imputato, il penalista padovano Massimo Malipiero.

In primo grado Trolese era stato condannato a due anni di carcere, senza la sospensione condizionale al termine di un giudizio abbreviato che, per legge, prevede lo sconto di un terzo della pena.

Che cosa è accaduto di fronte ai giudici di secondo grado? Il difensore Malipiero ha insistito sul fatto che i medicinali proibiti (gonadotropina corionica noto come ormone della crescita, fentermina, prednisone, prednisolone e somatropina, a disposizione solo di farmacie e ospedali oppure sono vendibili in base a una prescrizione medica obbligatoria) erano stati trovati nell’abitazione di Trolese nel maggio 2015 e, addirittura, sarebbero stati in mano al 55enne da ben prima, nel 2013, come indicato da una conversazione registrata. Ecco che, allora, sarebbe stato superato pure il termine decennale di prescrizione massima.

E questo a prescindere dal “merito” del processo, anche se il difensore ha negato ogni responsabilità a carico di Trolese: per quanto riguarda i farmaci dopanti sarebbero stati ceduti a un ciclista amatoriale, F.S., non con la finalità di alterare la sua prestazione atletica (il ciclista era già stato squalificato) ma solo per dimagrire; quanto alle ricette rosse non compilate, cioè “in bianco, rubate nell’auto in sosta di un medico residente a Bolzano Vicentino, sarebbero state dall’imputato casualmente trovate in un sacchetto abbandonato lungo l’argine di un fiume.

I giudici d’appello nella motivazione scrivono che «non emergono elementi sui quali fondare il proscioglimento di merito neppure in relazione alla ricettazione visto che la prospettazione del lecito possesso non ha trovato alcun riscontro», tuttavia come indicato dal difensore «in assenza di elementi certi da cui desumere la data di consumazione del reato, essa può essere fatta risalire a epoca precedente l’ottobre 2013. E il reato risulta prescritto».