Apu, per provare a vincere manca l’ultimo passo
UDINE. Un’altra occasione sciupata. A quest’Apu continua a mancare pochissimo per compiere il passo definitivo e consacrarsi come una grande squadra.
A Piacenza è arrivata la quarta sconfitta stagionale, forse la peggiore per come è maturata, ma non priva di rimpianti: la squadra di Vertemati, a differenza di quella dell’anno scorso, non ha mai sbracato, e questo acuisce l’amaro in bocca per le occasioni perse.
TROPPE TRIPLE
Punto di forza quando le mani degli specialisti sono calde come un termosifone, tallone d’Achille se la mira è storta. Contro l’Assigeco Udine ha abusato del tiro da tre punti, com’era già accaduto in altre occasioni: addirittura 40 i tentativi da oltre l’arco, appena 21 i tiri da vicino a canestro.
Il 25% dal perimetro (a lungo però si è rimasti ben al di sotto del 20%) ha condannato Monaldi e compagni, che non hanno neppure potuto aggrapparsi ai tiri liberi, scialuppa di salvataggio quando il tiro non entra. Soltanto 15 i viaggi in lunetta, contro i 21 dei piacentini.
L’assenza di Delia ha amplificato il problema, ma è chiaro che a questa squadra manchi qualcosa nel gioco interno, sia al momento di dare la palla in post basso che nel tentativo di attaccare il ferro con gli esterni.
KILLER INSTINCT
Appurato che le sconfitte di Verona, Trieste, Forlì e Piacenza sono arrivate dopo un finale in volata o giù di lì, c’è anche da sottolineare che forse serve un pizzico di cattiveria in più.
Una tabellata a fil di sirena è un colpo di fortuna, ma la dea bendata bisogna sapersela fare amica. Udine a Piacenza non meritava di vincere, però ha avuto il possesso per farlo e non è riuscita a far partire il tiro prima che scadesse il tempo, quindi vietato parlare di sfortuna.
Forse, ma è solo una supposizione, manca un “go to guy” alla Trevor Lacey o Dominique Johnson. Senza, sia chiaro, voler sminuire i protagonisti di questa stagione, che rimane molto positiva e al di sopra delle righe.
La sconfitta del PalaBanca può essere definita fisiologica, perché prima o poi in una stagione un down (di concentrazione o di forma) arriva per tutti. Ma è proprio vedendo la qualità generale del gioco e dell’organico dell’Apu che nascono certi rimpianti.
Udine non sembra affatto inferiore alla Fortitudo (a cui ha rifilato 31 punti di scarto) e a Forlì, a quest’ora si poteva essere benissimo davanti a tutti.
Ora però testa al match di domenica contro Verona. Siamo sicuri che vedremo un’Old Wild West arrabbiata, pronta ad azzannare la partita, senza il timidissimo approccio di mercoledì. Perché c’è ancora tempo per fare quel passo che manca. Forse piccolo, ma decisivo. —
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