Turetta dallo psicologo prima di uccidere. Una seduta in settembre, poi ha lasciato
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foto da Quotidiani locali
Filippo Turetta, prima di uccidere Giulia, era andato – una sola volta – dallo psicologo. Aveva avuto un primo incontro al servizio Contatto Giovani dell’Usl 6 Euganea, nel quartiere Portello a Padova.
Era andato il 22 settembre, ma aveva mancato gli appuntamenti successivi fissati per il 3, il 17, il 27 ottobre e il 4 novembre.
Date molto ravvicinate tra loro. Questo, perché probabilmente lo specialista che lo seguiva aveva capito che la situazione in cui si trovava Turetta era molto pesante. Successivamente, Filippo avrebbe dovuto avere anche un appuntamento con il terapeuta il 17 novembre. Troppo tardi. Quel giorno era già in fuga dopo aver massacrato Giulia, sabato 11 novembre.
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Le frequentazioni e le date dei suoi appuntamenti con il servizio dell’Usl sono state confermate dal presidente della Regione, Luca Zaia.
Ma chi aveva convinto Filippo ad andare in cerca di aiuto da uno psicologo? Sembra che sia stata la stessa Giulia. Almeno così raccontano alcune amiche di lei. Di certo il ragazzo, a un certo punto, si era reso conto che la sua ossessione nei confronti della ex fidanzata era diventata una malattia.
Questa ricerca di aiuto, e quindi di consapevolezza della situazione, potrà avere delle conseguenze nel processo nel quale dovrà rispondere, in base al quadro probatorio di questo momento, di omicidio volontario, sequestro di persona e occultamento di cadavere? Gioca a suo favore o peggiora la situazione?
Forse, nel percorso processuale, sarà considerato un fattore neutro. L’ossessione di Filippo è testimoniata dai messaggi che le amiche e la sorella di Giulia stanno facendo filtrare.
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Nei messaggi che inviava prima della scomparsa di Giulia, Filippo faceva una continua pressione su Elena, la sorella della ragazza uccisa, perché la convincesse a rispondergli. “Ciao scusa, puoi far accendere il telefono alla Giulia e farglielo lasciare acceso?”, scriveva Filippo. E quando poi Elena rispondeva con un secco “no”, aggiungeva: “Perché?! Non è giusto, non può non cagarmi per tutte ’ste ore. Mi aveva promesso ieri che mi scriveva durante la giornata... Dille almeno che le ho scritto”. Filippo voleva avere il controllo totale sulla ragazza, che ad un certo punto esasperata lo ha lasciato.
Intanto, la Fiat Grande Punto di colore nero è ancora in custodia della polizia tedesca nei pressi di Lipsia dove il ragazzo è stato fermato e arrestato la sera del 18 novembre. Da ambienti vicini al Ris di Parma, dove la vettura sarà portata, garantiscono che al massimo entro la settimana prossima rientrerà in Italia. Saranno i carabinieri a recarsi in Germania a prelevare quell’auto su cui Filippo ha percorso mille chilometri sulle strade del Nordest, dell’Austria e della Germania.
Una volta in mano agli specialisti del Ris, le indagini inizieranno a essere definite sul fronte premeditazione e quindi consentiranno di stabilire dove esattamente Giulia sia stata uccisa. Infatti sull’auto sono stati trovati il coltello da cucina, con una lama liscia di 12 centimetri che gli investigatori ritengono sia quella usata per l’omicidio, oltre ad altri elementi – i sacchetti di nylon neri, uguali a quelli trovati sul corpo della ragazza quando è stato trovato il suo corpo nei pressi del lago di Barcis, e il nastro adesivo – elementi che quindi potrebbero aver peso se l’accusa deciderà di contestare come aggravante la premeditazione. Inoltre, dalle tracce di sangue che ci sono all’interno dell’abitacolo sarà possibile stabilire se la coltellata mortale al collo le sia stata inferta dentro l’auto. Gli investigatori potranno inoltre analizzare il telefono rinvenuto nell’auto. Dovrebbe essere quello di Giulia.