Volley, Isabelle Haak si racconta: dalla morte del papà al sogno di vincere tutto con Conegliano
foto da Quotidiani locali
Giovane, “Bella” e sempre desiderosa di migliorarsi.
Isabelle Haak, l’opposto della Prosecco Doc Imoco Conegliano, ha 24 anni ed è nel pieno di una parabola ascendente che l’ha già vista conquistare cinque campionati nazionali (due in Svezia e Turchia e quello dell’anno scorso in Italia), tre coppe nazionali, altrettante Supercoppe, due mondiali per club e una Champions.
Numeri che potrebbero far pensare a una veterana, e in un certo senso la nativa di Lund lo è, visto che gioca ad alti livelli già da 10 anni.
Per capire come sia arrivata a questi livelli, partiamo dall’inizio.
Haak, ci racconta la sua infanzia?
«Sono cresciuta in una piccola cittadina svedese e ho trascorso un’infanzia davvero tranquilla. Mi piaceva stare in famiglia con mamma, papà e mia sorella Anna, che è di tre anni più grande. Ricordo i primi approcci con la pallavolo, nel cortile di casa, dove assieme a mamma e Anna giocavamo partite infinite».
La tranquillità purtroppo è durata poco…
«Già, purtroppo papà (Robert Mouminoux, di origini francesi, ndr) si è ammalato gravemente. Il verdetto dei medici è stato di quelli senza appello: cancro allo stomaco. In pochi mesi se n’è andato, è successo 15 anni fa, a inizio 2009. È stato un vero shock, e non ho nemmeno realizzato subito cosa stesse succedendo, ero troppo giovane per capire».
Come ha superato quel momento?
«La perdita di papà ha creato un legame ancora più forte con mamma e Anna. Siamo diventate inseparabili, unite da un sentimento di ancora più profondo, sempre pronte a sostenerci a vicenda. Papà è stato comunque presente nella mia vita e ha influenzato la decisione di andare a giocare in Francia come prima esperienza dopo gli inizi in Svezia».
Lei è arrivata giovanissima in nazionale, a 14 anni. Che effetto fa?
«Oggi in effetti potrebbe sembrare strano, ma in quel momento mi sembrava tutto normale. Ero solo una ragazza che pensava a giocare, a divertirsi in campo. Cercavo di tirare fuori tutto quello che avevo, lasciavo andare il braccio per colpire con tutta la forza che avevo in corpo. È andata bene, e ben presto è arrivata anche la possibilità di venire a giocare in Italia».
Perché ha scelto l’Italia?
«Avevo già molti amici e amiche che mi avevano parlato bene dell’Italia, il mio agente era italiano e mi aveva spiegato quanto fosse competitivo e stimolante il campionato. E aveva ragione. Ma non mi aveva detto quanto era bello il vostro Paese. Si sta così bene qui: c’è calma, tranquillità, tutto a dimensione di persona, una bella natura, belle montagne, le persone sono fantastiche».
Cosa le piace in particolare della Marca Trevigiana?
«Devo ammetterlo, sono una fan del Prosecco (ride, ndr). E sono molto ghiotta della pasta, in particolare mi piace molto l’amatriciana. Poi mi piacciono tanto gli spazi all’aperto, sono perfetti per andarci con Louie, la mia cagnolina, che adora le passeggiate».
Che attività preferisce nel tempo libero?
«Mi piace rilassarmi, suonare il piano e cucinare, soprattutto prodotti da forno e pasticceria. La mia specialità sono i Kanelbulle, un dolce tradizionale svedese con la cannella».
Che sogno vorrebbe realizzare?
«Vorrei tanto organizzare una visita dell’Europa a bordo di un furgoncino, esplorare le rotte più inconsuete, soprattutto nei paesi del nord. Mi piace anche molto sciare, purtroppo non posso farlo molto, ma vorrei praticarlo di più».
Che messaggio vorrebbe dare alle giovani che si avvicinano alla pallavolo?
«È importante trovare dei modi e dei momenti per divertirsi, anche durante l’allenamento. Questo ti da la motivazione e la forza per affrontare ogni situazione, anche le più difficili. E poi, quando c’è da fare sul serio, bisogna invece concentrarsi e focalizzarsi solo sull’allenamento e lavorare sodo. Magari si può pensare che il nostro sia un mestiere semplice o facile: non è così, e bisogna sempre metterci il massimo dell’impegno». —