Serbia al voto, l’appello di Vučić: «Voglio la maggioranza assoluta»
foto da Quotidiani locali
BELGRADO Ci sono due pensionati, Mira e Darko, che assicurano di «stare molto meglio» da quando al potere c’è lui, Aleksandar Vučić, e fanno sapere che voteranno Sns, ancora una volta, soprattutto dopo il nuovo aumento delle pensioni.
C’è uno studente di Scienze politiche, David, che a passeggio nel centro di Belgrado si dice invece certo che «la fine dei Progressisti è vicina, vinceranno le opposizioni». Mirijana, impiegata pubblica, «scontenta di tutti», confessa che deciderà su che partito puntare solo oggi, sempre che ci vada al seggio.
Sono alcune delle voci raccolte nella capitale di quella Serbia che domenica 17 dicembre va al voto per importanti elezioni parlamentari anticipate e per molte amministrative, tra cui quella per Belgrado.
Elezioni parlamentari
Elezioni anticipate (le ultime parlamentari risalgono all’aprile 2022) viste da tutti nel Paese balcanico come un vero referendum sul protagonista della politica serba, il presidente Aleksandar Vučić, che non compete per alcuna carica (con quasi il 59% è stato rieletto nel 2022) ma incarna il ruolo di mattatore, in negativo e in positivo, anche della presente campagna elettorale, attivissimo su media, giornali e in pubblico.
Parli di Vučić e pensi al suo Partito progressista (Sns), al potere dal 2012, che mira ancora una volta a conquistare la maggioranza assoluta nella tradizionale alleanza coi socialisti. Ma l'Sns è impegnato anche a non perdere Belgrado, dove le opposizioni hanno qualche chance e da lì, in caso di vittoria, potrebbero ripartire in una battaglia per riconquistare il governo nazionale, sul lungo periodo.
L’Sns – con gli endorsement del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e del premier ungherese Viktor Orban - secondo l’ultimo sondaggio potrebbe ottenere il 44%; secondo si collocherebbe l’eterogenea coalizione di opposizione “Serbia contro la violenza” al 23-24%, un ottimo risultato.
Terzi al solito i Socialisti di Ivica Dačić, vicini al 9%, altre tre formazioni minori si battono per superare la soglia del 3%. «Tutti al voto, voglio la maggioranza assoluta», l’ultimo appello di Vučić ai suoi supporter. Di tenore opposto i richiami delle opposizioni, che accusano Vučić e i suoi di aver creato un’autocrazia all’insegna della violenza e della corruzione e assicurano di poter vincere.
Ma cosa potrebbe succedere alla chiusura delle urne? «Se l'Sns più l’Sps non dovessero riuscire» a conquistare la maggioranza assoluta «potrebbero aprirsi due scenari», spiega a Il Piccolo Bojan Klacar, direttore esecutivo del Cesid, think tank che con Ipsos stasera fornirà proiezioni sui primi risultati.
La prima, dice Klacar, è «la formazione di una grande coalizione da parte di tutti i partiti oggi all’opposizione, che sarebbe ideologicamente incoerente perché dovrebbe essere composta da partiti di destra e sinistra».
In alternativa, seconda opzione più credibile, non sono escluse «nuove elezioni anticipate, se le opposizioni non dovessero riuscire a formare una coalizione» post-voto.
C’è poi un terzo scenario, quello più realistico, a meno di sorprese: vede l’Sns, «il partito al potere» a Belgrado da più di un decennio ed espressione della supremazia di Vučić, «conservare la maggioranza assieme ad alcuni partner, i socialisti o partiti delle minoranze» etniche, perpetuando la presa sul potere dell’attuale presidente e dei suoi sodali.
«Quasi tutti i sondaggi indicano questo come lo scenario più realistico», chiosa Klacar. Ma la riprova uscirà dalle urne, che apriranno domenica alle 7 per chiudersi alle 20.