Il Consiglio di Stato dà ragione alle vittime di frodi finanziarie
La svolta sugli indennizzi di Stato alle vittime di frodi finanziarie potrebbe arrivare a fine febbraio. Dinanzi al Consiglio di Stato, dove è in corso un’azione di adempimento proposta da 34 risparmiatori, tutelati dall’avvocato Corrado Zasso con il collega Fabrizio Rulli, fra i quali c’è un pordenonese che ha perso 100 mila euro nel Forex, è previsto il deposito, da parte del ministero dell’Economia e delle finanze, degli agognati decreti attuativi del fondo, istituito nel 2005, alimentato dai conti dormienti e da allora rimasto sulla carta.
È stato creato per indennizzare i risparmiatori che investendo nei mercati finanziari sono rimasti vittime di frodi.
In mano hanno una sentenza passata in giudicato, che conferma le statuizioni civili. Nessuno, però, è stato risarcito. Ecco perché l’avvocato Zasso ha deciso di percorrere, per la prima volta in Italia, la strada del fondo. Sono trascorsi 18 anni dalla sua istituzione ma non sono mai stati emanati i decreti attuativi.
Si è dovuto pronunciare il Tar del Lazio, ordinando al Mef di provvedere alla redazione della proposta di decreto non prima di aver bollato il ritardo come «inerzia antigiuridica». Il Mef ha poi impugnato la sentenza, salvo poi depositare una prima bozza di regolamenti attuativi, bocciata dal consiglio di Stato. Alla prossima udienza, a febbraio, saranno finalmente depositati.
Intanto Zasso ha incassato due nuove vittorie al Consiglio di Stato per conto di tre risparmiatori. Tutti e tre hanno chiesto di accedere al fondo nel 2017 ma il Mef si è detto impossibilitato a provvedere in quanto presupposti, procedure e criteri per il riconoscimento degli indennizzi dovevano essere stabiliti con apposito decreto, subordinato però alla verifica delle risorse del fondo, dal cui ammontare vanno tolti gli importi da restituire ai titolari dei conti dormienti.
Nel novembre 2021 gli interessati hanno rinnovato la richiesta, ma il ministero ha rappresentato che il fondo non era operativo per problematiche di applicazione.
I risparmiatori allora si sono rivolti al Tar del Lazio, che ha dato loro ragione. Il giudice ha ingiunto al ministero di spiegare entro 30 giorni perché il fondo non fosse operativo. Il Mef ha proposto appello: infondato per il Consiglio di Stato, che ha obiettato come il ministero «sulla scorta di ragioni inintelligibili» si sia «sottratto all’obbligo di esaminare i presupposti della domanda per avvalersi del fondo». «L’oscurità – scrive il Cds – della motivazione del provvedimento (...) costituisce la violazione di un obbligo fondamentale da parte della pubblica amministrazione, in uno Stato di diritto, perché non consente al cittadino di comprendere nel loro significato e, se del caso, contestare (...).
La battaglia portata avanti dall’avvocato Zasso aprirebbe la strada all’indennizzo di Stato ad altri risparmiatori truffati. Basti pensare alle parti civili nel processo sulla maxitruffa Venice che finora hanno visto milioni di euro in fumo e pochi spiccioli di risarcimento.