Pavia, meno fallimenti ma sono in aumento le richieste d’aiuto per i maxi debiti

foto da Quotidiani locali

PAVIA. Calano i fallimenti ma crescono le richieste di aiuto per superare la crisi e ripianare i debiti. I dati delle procedure in Tribunale mostrano un aumento delle domande di imprese ma anche consumatori e privati cittadini per accedere agli strumenti previsti dalla legge per sanare situazioni di sovraindebitamento: in tre anni si è passati dalle 42 pratiche del 2020 alle 140 dell’anno appena finito. Sono le procedure di “composizione della crisi”, che includono le ristrutturazioni del debito, la liquidazione controllata e la legge sul sovraindebitamento, introdotta nel 2012 e conosciuta anche come “salvasuicidi”.

I numeri della crisi

L’andamento dei fallimenti negli ultimi tre anni mostra un calo drastico a partire dal 2020, quando il tribunale ha dovuto gestire 67 fallimenti. Nel 2021 ne sono arrivati 80, quindi in leggero aumento, ma nel 2022 sono scesi a 44, per arrivare a una sola pratica nel 2023. Le procedure di composizione della crisi, invece, sono quasi raddoppiate in tre anni, passando dalle 40 del 2020 alle 81 nel 2021 e 85 nel 2022, fino al record del 2023.

Tante di queste pratiche riguardano privati cittadini che per la crisi o la perdita del lavoro si sono ritrovati a non riuscire più a far fronte agli impegni presi con banche e finanziarie.

Le procedure che riguardano i consumatori rappresentano circa il 40% del totale, il resto è costituito da imprenditori o titolari di attività artigiane, che hanno risentito pesantemente dei rincari dell’energia e dell’aumento dei costi delle materie prime.

«Effetto della riforma»

Per il commercialista Stefano Gorgoni l’aumento delle procedure di composizione della crisi «è esattamente l’effetto della riforma: la legge fallimentare aveva come unico obiettivo la massima soddisfazione dei crediti, il codice della crisi invece introduce nuove finalità, come ad esempio il mantenimento dei livelli di occupazione per quanto possibile. Queste procedure – aggiunge il commercialista – consentono di far emergere lo stato di crisi tempestivamente e questo consentire alla società di risanare la propria situazione evitando così il fallimento, visto come ultima spiaggia, quando non c’è alcun modo per garantire la continuità dell’impresa».

Sull’andamento delle imprese nell’anno che si è appena chiuso ha avuto un peso in negativo soprattutto l’aumento dell’energia. «Il 2023 è stato un anno ancora molto critico, con i costi dell’energia aumentati dalla fine del 2022 fino a marzo – spiega Gorgoni –, e molte imprese si sono ritrovate a pagare un conto molto alto». —