Gianluigi Aponte, il «salva Italia»
Partenopeo con residenza in Svizzera, alla guida di un impero di trasporti marini con 40 miliardi di euro di asset, il patron di Msc è stato - ed è - al centro di molte partite che ci coinvolgono. Dalla disponibilità per la compagnia aerea Ita al controllo dei treni Italo. E, da ultimo,il salvataggio dello stabilimento Wärtsilä, a Trieste. Così un interesse personale può diventare nazionale.
C’è una «sliding door» che dice molto sul personaggio Gianluigi Aponte, l’imprenditore nato più di ottanta anni fa in un paesino della costiera sorrentina a pochi passi dal mare. Il mare ha caratterizzato buona parte della sua vita ma il bivio che stiamo per descrivere gli si è aperto nei cieli dove stava iniziando a volare Ita, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia e controllata al 100 per cento dal Mef, ma che lo stesso Tesoro aveva messo sul mercato. A un certo punto (siamo alla metà del 2022) era dato un po’ da tutti per scontato che fosse Msc, il colosso delle crociere fondato dallo stesso armatore campano, con l’appoggio di Lufthansa, a inglobare la start up che necessitava (e necessita ancora) di spalle solide per affrontare i vorticosi venti della concorrenza aerea. E invece no. Con una scelta, ancora oggi dal punto di vista economico e industriale incomprensibile, il governo Draghi, o meglio l’allora direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, decise di attribuire l’esclusiva per l’acquisizione del vettore al fondo americano Certares che era appoggiato da Delta Airlines ed Air France. Il resto è storia, di punto in bianco Certares si è dileguato e a Ita non è rimasta che l’opzione Lufthansa (senza Msc) che in mancanza di un concorrente ha avuto gioco facile (è ancora in corso una lunghissima fase di verifica da parte dell’Antitrust guidata da Margrethe Vestager, commissaria europea per la Concorrenza ) a spuntare prezzo (325 milioni per il 41 per cento) e condizioni assai vantaggiose. Ma non è questo il punto.
Con Ita Aponte era convinto di inserire un tassello fondamentale nel suo mosaico perfetto che prevede la creazione del primo gruppo mondiale di trasporto integrato di merci e passeggeri, via mare, cielo e terra. La politica si è messa di traverso? Pazienza. Tempo qualche settimana e l’attenzione si è riversata su un altro affare: nella seconda metà del 2023 Msc sale a bordo dei treni Italo e ne prende il controllo. Il gruppo concorrente delle Ferrovie viene valutato 4,2 miliardi e l’armatore ne acquista il 50 per cento. Una scossa ad alto voltaggio per il settore. L’obiettivo di Aponte è quello di estendere il business dei treni color bordeaux alle merci, ampliando le sinergie con la logistica, senza dimenticare che Msc controlla anche la società ferroviaria, specializzata nel cargo, MedWay Italia. La strategia può essere riassunta così: prendiamo il porto di La Spezia, uno dei tanti centri nodali dell’attività del gruppo, qui le merci che arrivano trasportate dalle navi Msc vengono caricate sui treni sempre Msc e smistate ai vari interporti soprattutto dell’Italia del Nord da Padova a Brescia e Pordenone fino all’area metropolitana di Milano.
Non solo perché si può facilmente pronosticare che nel futuro di Italo ci saranno sempre più «fermate» all’estero: Francia, Germania e Spagna. Nel territorio iberico l’imprenditore sorrentino con passaporto svizzero (paga le tasse in uno dei Cantoni più piccoli, quello di Zugo) ha rilevato di recente il 50 per cento di Renfe. O meglio, ha rilevato per circa 200 milioni Renfe Mercancías, il segmento della compagnia ferroviaria statale di Madrid dedicato al trasporto delle merci. Mutatis mutandis anche fuori dai confini nazionali il progetto di trasporto integrato segue la stessa direzione. Progettualità e grandi investimenti sono le parole d’ordine. Nella convinzione che poi alla fine tutto torna. E se è vero che anche l’affare Ita è rientrato in qualche modo nel novero delle possibilità, evidentemente la linea di rotta è quella giusta. «Per noi quel dossier è chiuso» ha precisato in una recente intervista l’armatore, «La compagnia è stata aggiudicata a Lufthansa e a meno che non ci siano particolari problemi di antitrust lo ritengo chiuso». Salvo poi aggiungere: «..Se il governo me lo chiedesse, potremmo vedere». Anche perché nel frattempo l’esecutivo è cambiato e secondo i rumours di palazzo, il rapporto con la nuova maggioranza, soprattutto con il premier Giorgia Meloni è solido.
Di Ita si è detto, ma ci sono voci che vedono Aponte fare da mediatore anche rispetto a un’altra partita che scotta sul tavolo del governo: il dossier Tim. Il processo di separazione della rete con la cessione al fondo Usa Kkr procede, ma resta ancora irrisolto il rapporto con il primo azionista del gruppo delle tlc, i francesi di Vivendi. Il colosso dei media che ha ceduto di recente ad Msc tutta la parte della logistica che opera in Africa sulla base di un valore d’impresa di 5,7 miliardi di euro. Un’operazione dal punto di vista geopolitico importantissima che ha creato un rapporto con la famiglia Bolloré. Ma se vogliamo il legame è più intenso con il governo francese e con il segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler, il braccio destro di Emmanuel Macron. Kohler, infatti, ha un rapporto di parentela con la signora Aponte, Rafaela Diamant Pinas che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita e nelle fortune dell’armatore e che l’allora Comandante ha incontrato durante una traversata che portava da Napoli a Capri. Come non ricordare che nel 2017 Aponte (per un tornaconto personale sia chiaro) si oppose strenuamente all’operazione Fincantieri-Saint Nazaire fornendo un assist non da poco allo stesso Macron. Ora, definire Aponte un imprenditore «di sistema» è probabilmente eccessivo. Dire invece che i suoi interessi e quelli del Paese possono convergere si avvicina di più alla realtà delle cose. Basti vedere l’ultimo colpo. Quello annunciato sempre in un’intervista e che toglie un problema non da poco al governo.
Siamo a Trieste. Sempre sul mare. E qui la multinazionale Wärtsilä ha espresso da tempo la volontà di smobilitare. Si va avanti a furia di impegni disattesi e cassa integrazione. «Abbiamo raggiunto un accordo», ha rivelato Aponte in una recente intervista al Secolo XIX, «Wärtsilä ha chiuso uno stabilimento che produceva motori e ha licenziato 300 persone. Noi riprendiamo le 300 persone e creiamo una fabbrica di carri ferroviari, carri per le ferrovie merci. Si tratta di mezzi particolari che permettono di trasportare più carico. È una bella struttura che peraltro ci serve». Ecco, in quel «peraltro ci serve», si racchiude tutto il senso dell’operazione e il tratto decisionale di un uomo che ormai a un passo dalle 84 primavere e dall’alto di un’esperienza navale impareggiabile, in azienda decide tutto. E si fida solo della famiglia – il figlio Diego è responsabile in particolare dei terminal portuali mentre la figlia Alexa si occupa della parte finanziaria - e di una ristretta cerchia di collaboratori.
Intendiamoci, l’Italia è centrale, ma resta fortissima l’attenzione per i mercati emergenti. Nel solo 2022 il gruppo ha trovato il tempo di diversificare ulteriormente le proprie attività con il 50 per cento di Mediclinic, multinazionale sudafricana della sanità (ospedali, cliniche) valutata 4,4 miliardi di dollari. Più altre centinaia di milioni in varie acquisizioni nel core business di logistica e trasporti. Come il 50 per cento di un terminal a Busan in Corea del Sud (72 milioni di dollari), settimo porto mondiale per volumi movimentati e uno dei pochi dove Msc non avesse già un terminal proprio. Poi Log In, società brasiliana di logistica integrata (344 milioni di dollari) e C&K Group, che si occupa di trasporti intermodali negli Stati Uniti (115 milioni di dollari). Aggiungendo così altri tasselli a un impero che a fine 2022 - ultimo bilancio disponibile - aveva oltre 40 miliardi di asset, 18 miliardi tra capitale, riserve e utili non distribuiti e 16 miliardi di debito. Con un utile d’esercizio di oltre 700 milioni di euro. I numeri sono quelli della Sas, Shipping agencies services. Sede in Lussemburgo, è la capofila delle attività di Aponte e tra controllate, partecipate e joint-ventures ha sotto di sé 632 società ai quattro angoli del globo, raggruppate in quattro subholding. Dalle partecipazioni nei terminal portuali in Cina, Singapore, Usa, Europa e America Latina, le società di shipping (286 le controllate, 352 in totale), i traghetti italiani di Grandi navi veloci e Snav, una società di trasporto merci via aerea, il noleggio dei container, le linee ferroviarie in Africa acquisite con il controllo della Bolloré. Se i numeri del gruppo parlano chiaro, meno chiara è la struttura di controllo. Sopra alla Sas lussemburghese c’è, con il 100 per cento delle azioni, la Sas limited di Cipro. In cima a tutto c’è la Msc Holding di Ginevra, dove Aponte e la moglie Rafaela hanno il 50 per cento ciascuno. Uniti in affari come nell’amore.