La Regione blinda la Via del Mare. De Berti: «Dialogheremo con i sindaci»
Interpellanze, mozioni, ricorsi al Tar, incontri pubblici e, di recente, anche l’iniziativa di un “mailbombing” agli uffici della Regione Veneto: sulla Via del Mare dentro e fuori alle istituzioni si sta consumando un duro scontro istituzionale.
All’indomani del tavolo di concertazione avviato dalla sindaca di Silea, Rossella Cendron, che ha offerto l’occasione per compattare e irrobustire le ragioni del no, l’assessore regionale alle infrastrutture Elisa De Berti cerca di smorzare i toni: «Quella sulla Via del Mare sta diventando una contrapposizione politica, caratterizzata sempre più da posizioni e richieste strumentali» commenta, «Da parte mia e della Regione c’è sempre stata la totale disponibilità al confronto con il territorio, non c’è alcuna intenzione di fare muro verso i sindaci. Bisogna ritrovare la serenità: il nostro obiettivo è quello di valutare attentamente le criticità e cercare le soluzioni, con un confronto tecnico sul progetto. In primis è giusto rispettare i cittadini che vengono toccati dall’impatto di questa nuova arteria».
Secondo l’assessore regionale alle infrastrutture la dialettica tra l’asse del centro destra (che vede molte amministrazioni di area veneziana favorevoli al progetto, ad eccezione di Meolo) e quello del centro sinistra (Roncade, Silea e Monastier, Fossalta, fronte del no) sta inquinando l’iter della nuova superstrada prevista verso Jesolo. «Ci sono le richieste legittime» fa notare De Berti «che non vanno confuse con l’ostruzionismo, che sottrae tempo prezioso al lavoro dei tecnici. Noi vogliamo affrontare le vere questioni in campo: la Via del Mare è un progetto inserito nella legge obiettivo che ho ereditato, è stato già autorizzato e tutti siamo concordi nel ritenere che debba essere realizzato nel miglior modo possibile. Abbiamo commissionato uno studio sui flussi, per capire l’impatto sulla viabilità minore, e abbiamo già iniziato a valutare le proposte delle amministrazioni coinvolte».
Secondo l’assessore, che commenta anche l’eventualità di sottoporre il progetto definitivo (in carico ai privati che si sono aggiudicati il project financing) a una nuova procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (che risale al 2010), le garanzie non mancano: «Già quella prima Via» ricorda De Berti «aveva formulato diverse e importanti prescrizioni, che devono essere rispettate. Il definitivo deve essere vagliato dal Cipess e dovrà rispettare tutte le norme di legge in fatto di ambiente e tutela paesaggistica».
Al netto delle reciproche aperture negli ultimi mesi i rapporti tra la Regione e i comuni “ribelli” sono però andati via via sempre più deteriorandosi. Forse bisogna mettere sul piatto qualche opera complementare in più? «Non voglio certo che questa infrastruttura, inserita nella legge obiettivo e considerata di preminente interesse nazionale, si trasformi in un assalto alla diligenza» risponde De Berti «perché si instaurerebbe così un circolo vizioso, che andrebbe a stravolgere l’equilibrio economico, caricando ulteriori costi. Anche nel chiedere opere di compensazione serve buon senso».
C’è chi teme che diventi una “Pedemontana bis”: «Non c’è questo pericolo, perché stavolta, senza le garanzie sui conti, nessuna banca concederà i mutui e il cantiere non partirebbe nemmeno». Serviva davvero una superstrada? «In questi anni Francia, Germania, Spagna hanno raddoppiato e triplicato le loro autostrade. Da noi in Veneto, rispetto a 50 anni fa, la situazione non è cambiata granché. Le opere strategiche, vanno portate avanti, con criterio, dialogo e senza strumentalizzazioni».