Sicurezza a Trieste, verso un sistema di videosorveglianza unitario nei comuni del territorio
TRIESTE Si stanno muovendo i primi passi per un sistema di videosorveglianza unitario, che crei meccanismi di rete tra i dispositivi pubblici sistemati nei diversi punti del territorio provinciale.
Così da collegare tutte le telecamere alla Sala operativa della Questura – che oggi visiona in diretta le immagini di quelle puntate su Trieste e Muggia, ma non di quelle dei comuni più piccoli – e anche a quella del Comando provinciale dei Carabinieri.
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Il progetto mercoledì è stato al centro della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che su indirizzo della Prefettura ha avviato una ricognizione dei dispositivi presenti, comune per comune.
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«Questo è un contesto territoriale dove la disponibilità di videocamere è già avanzata – valuta il prefetto Pietro Signoriello –, ma ora serve appunto lavorare sulla messa a sistema, tanto che il prossimo tavolo tecnico-operativo vorremmo estenderlo anche al Coselag, che dispone di impianti oggi indirizzati a vigilare su impianti industriali, ma che potrebbero essere utilizzati anche diversamente». Verrà chiesta una valutazione preventiva di impatto al Garante della privacy.
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Il Comune di Trieste, ad esempio, «dispone – precisa il comandante della Polizia locale Walter Milocchi – di 145 dispositivi e il numero entro la fine dell’anno verrà ulteriormente potenziato». Gli impianti sono sottoposti a costante manutenzione. Non è così per quelli di Sgonico, Monrupino, Duino Aurisina e San Dorligo della Valle, l’anello debole, se così si può dire, in questo momento del sistema, ma non per negligenza degli amministratori, bensì per la mancanza dei fondi necessari a una costante manutenzione. «Al tavolo – conferma Signoriello – è emerso un certo affanno delle realtà i cui bilanci sono meno significativi per poter garantire correntemente la manutenzione».
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I dispositivi dei comuni dell’altipiano non sono collegati appunto alla Sala operativa della Questura e non sono visionati in diretta. A suggerire una soluzione per risolvere anche questa difficoltà è l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti: «Andrebbe valutata la creazione di un Corpo della Polizia locale tra i diversi servizi della Polizia locale di cui oggi dispone ogni singolo Comune: questo consentirebbe loro di accedere a una serie di finanziamenti».
Per creare un Corpo della Polizia locale servono almeno 8 agenti. Il nuovo Corpo avrebbe un suo comandante, «potrebbe essere strutturata la convenzione in distretti in modo da lasciare due ambiti territoriali diversi, uno ad Ovest e uno ad Est – ipotizza Roberti –, così da rispondere ai sindaci, ma con un comando che coordina l’attività».
L’altra possibilità è che i Comuni più piccoli stipulino una convenzione con il Comando della Polizia locale di Trieste per la manutenzione dei dispositivi di videosorveglianza.
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Alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno interessato la zona di Ponziana e il parco dell’ex Opp, il prefetto Signoriello è consapevole del fatto che «ogni atto che ci veda vittime di criminalità, dal furto in abitazione alla rapina, ci faccia cadere il mondo addosso, ma al tempo stesso va detto che questi reati a Trieste si verificano molto meno che altrove. C’è attenzione quindi, ma non allarme». Assicurando «un territorio vigilato h24, con interventi rapidi e gli autori dei reati la maggior parte delle volte assicurati alla giustizia», il prefetto invita «i cittadini ad avere fiducia nelle forze di polizia e a chiedere aiuto ogni volta ce ne sia bisogno».