Andrea: «Vi racconto come è cambiata la mia vita. Vivo grazie a mio fratello, un supereroe»
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foto da Quotidiani locali
Un dolore alla schiena, un nodo al petto, poi la corsa al Pronto soccorso. E una vita che non è più la stessa. Quella di Andrea Conchione, 32enne di Varmo, è cambiata in un freddo giorno di dicembre del 2018.
Al tempo, di anni ne aveva 24 e la sua esistenza si stava evolvendo su progetti a lungo termine: sei mesi prima aveva preso casa a Codroipo con Federica, la sua ragazza, aveva cambiato lavoro, poteva contare su una cerchia di amici, su passioni sportive da coltivare. Poi, il tempo si è fermato dinanzi a una parola: linfoma. Cui ne è seguita un’altra: leucemia.
Quella di Andrea è una storia lunga e difficile, fatta di alti e bassi, popolata da supereroi e da persone che non ce l’hanno fatta.
Lui l’ha voluta raccontare nel libro “Ci sono ancora”, una pubblicazione autoprodotta che due anni fa ha visto la luce nel primo racconto, cui di recente se n’è aggiunto un altro. Non ha velleità economiche o letterarie, non sciorina competenze mediche che non ha Andrea, piuttosto, in quelle pagine mescola pensieri, ricordi violenti come pugni allo stomaco e verità che fanno riflettere e si scusa se la sua prosa non sempre è all’altezza.
Eppure, il suo racconto – che prendendo a prestito un termine caro a J. K. Rowling Andrea definisce “da babbano” – è arrivato dritto al cuore di centinaia di persone, diffondendosi con il passa parola e ancora continua a viaggiare di casa in casa, con l’ambizione di far sentire meno sole e confuse le persone che, come lui, hanno dovuto lottare o che ancora lo fanno, per vivere.
«Fino a qualche anno fa mi rivedevo in un ragazzo normale, con le proprie passioni, e le grandissime uscite con gli amici. Ho scoperto che non è proprio così» racconta Andrea.
Il suo distacco dalla “normalità”, qualsiasi cosa essa rappresenti, è iniziato fra le pareti chiare di una stanza d’ospedale a Udine in una solitudine forzata, fra giornate scandite da tanti interrogativi, cicli di chemioterapia e l’attesa di un supereroe: «Poi è arrivato, si chiama Fabio ed è mio fratello – ammette Andrea –. È risultato compatibile con me al 100% e mi ha donato il suo midollo osseo. Il calvario da dentro e fuori l’ospedale è durato poco più di un anno e si è concluso con il trapianto. Prima del trapianto ho fatto otto cicli di chemioterapia che mi hanno messo ogni volta Ko».
Non era quello che aveva sognato per sé mentre frequentava l’istituto Ceconi, mentre cresceva cullando speranze di mettere su una famiglia, di affermarsi professionalmente.
Ma dopo la rabbia, il rifiuto, sono arrivate altre domande che Andrea ha reso universali: Quanto vale un’ora trascorsa in famiglia? E quanto la possibilità di pensare al domani? Quanto sono preziose le risposte che a volte nessuno sa dare? Andrea, nel suo viaggio a ritroso nel tempo ha voluto offrire la propria esperienza mettendosi completamente a nudo.
«Ho detto alla mia ragazza che, se io non ce l’avessi fatta, avrebbe dovuto finire il libro al posto mio» ammette mentre ripensa ai suoi ex compagni di stanza, uniti in una battaglia con un nemico comune, di fronte al quale, però, si è soli e, a volte, si perde. Parla di una burocrazia che ha intralciato la sua voglia di tornare al lavoro, ostacolando l’azienda che ha voluto dargli l’opportunità di riprendersi una parte di quella “normalità” cui era stato strappato.
Un racconto che continua con una seconda fase, iniziata con un nuovo lavoro, un matrimonio, una nuova vita, unita alla precedente da qualche conto in sospeso, quello con la GVHD e le sue drammatiche conseguenze sul suo fisico. «Avrò un futuro difficile ma questo è il mio futuro!» taglia corto Andrea con la forza di chi ha capito quando vale ogni istante di vita.