Il Comune nega ai sindaci dell’Ambito la discussione sul fondo amianto: scoppia il caso a Monfalcone
MONFALCONE Il ritiro di un punto all’ordine del giorno d’una discussione può sembrare una virgola, un’inezia. Ma se la richiesta di confronto su quel punto arriva da sette Comuni che finora nel bacino dell’Ambito socioassistenziale, capofila Monfalcone, hanno sempre votato all’unanimità e indipendentemente dalle bandiere, e soprattutto se quel punto verte sul Fondo per le vittime dell’amianto, tema sensibilissimo alle nostre latitudini, allora la materia diventa incandescente.
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Le dimissioni di Luise
E potrebbe anche determinare le dimissioni di chi siede nella relativa Commissione regionale, su espressione e delega della città del cantiere: Michele Luise, già assessore alla Sanità nel Cisint I. Che annuncia il «voto favorevole» su un documento approvato all’unanimità (la sua espressione era rimasta sospesa in attesa del responso dell’Ambito, per «correttezza») in cui, pur con toni distesi, si auspica correttivi in materia dopo l’intervenuto decreto interministeriale del 5 dicembre che apre alla possibilità di accedere ai fondi anche da parte di chi – società pubbliche partecipate – è stato ritenuto responsabile dei danni cagionati dalla fibra e tenuto risarcirli. Con toni invece decisamente più fermi le cinque associazioni che si occupano a vario titolo degli esposti martedì hanno, con condivisione totale, partorito un ulteriore documento, indirizzato al governatore Massimiliano Fedriga e all’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi, sollecitando un «intervento e una netta modifica normativa» per «incrementare il Fondo per le vittime dell’amianto».
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Posizione personale
«Ho già anticipato la mia posizione al dottor Vita – spiega Luise, pure medico – e resto dell’idea di appoggiare il documento espresso all’unanimità dalla Commissione regionale amianto che in sostanza, ma con toni meno forti, sollecita quanto richiesto anche dalle associazioni. Si tratta di una posizione personale, da presidente della Lilt, e se Vita mi dirà che si pone in contrasto con quella dell’ente certamente rimetterò la mia delega nelle mani del presidente Fedriga». «Come presidente della Lilt – rileva – mi trovo a parlare nelle scuole, ai ragazzi, della sicurezza sui luoghi di lavoro, di ciò che è avvenuto a Monfalcone e delle malattie oncologiche. Ma adesso come si fa se a livello nazionale è stato deciso così? Dare dei soldi anche a chi è stato ritenuto responsabile delle malattie professionali non trova alcun tipo di giustificazione, se non quella di gratificare la società pubblica partecipata».
Telefoni a vuoto
Da Vita, nessuna risposta: il telefono ha suonato a vuoto, idem per il segretario generale Luca Stabile, che come riportato del vicepresidente dell’Ambito e sindaco di Sagrado Marco Vittori «ha avvallato la giustificazione del ritiro del punto all’ordine del giorno, ritenendo la materia non di stretta competenza dell’organismo». Tutti gli altri Comuni, a fronte del ritiro, «hanno chiesto la verifica alle Autonomie locali del parere espresso». «La tragedia dell’amianto ha colpito tutti i territori trasversalmente – così Vittori – e nei servizi gestiti dall’Ambito ci si occupa pure delle persone esposte, per questo c’è grosso rammarico da parte dei sette comuni, assente solo Grado, che hanno fin qui sempre votato all’unanimità, per il ritiro del punto dall’ordine del giorno. Sette enti tutti d’accordo, con la sola Monfalcone avversa: ognuno tragga le sue conclusioni».
La nota stampa
In una nota stampa (giunta successivamente alle telefonate) dalla portavoce della sindaca emerge comunque la posizione futura di piazza della Repubblica. Il Comune sarà «rispettoso» del «parere regionale», in ossequio al «ruolo dell’Ambito», che poi «darà modo di stabilire l’espressione o meno dell’organismo su questo tema». Nella nota di oltre 30 righe, al di là della cronistoria sull’«accordo tombale sulla Fincantieri» di due giunte fa e i fondi devoluti alla ricerca, si ribadisce il concetto evidentemente formulato al tavolo di ieri: «Il ruolo di questo organismo è quello di stabilire le scelte e gli indirizzi che attengono al suo funzionamento, non essendo, com’è evidente, un organo di rappresentanza generale e che quindi può operare in materie che esulano dai propri campi di competenza».
Le associazioni
Ma veniamo alle associazioni. A esprimersi in modo univoco, con un documento indirizzato appunto a Fedriga e Riccardi, cinque realtà che operano sul campo secondo i rispettivi indirizzi: Lilt isontina, Aea sezione regionale e monfalconese, Eara (Trieste), Anmil regionale e associazione Ubaldo Spanghero. Che «hanno esaminato il decreto legge 30 marzo 2023 numero 34», con l’istituzione del «sedicente fondo per le vittime dell’amianto», e quello successivo, interministeriale, sui destinatari. Di qui l’appello. «La Regione – scrivono –, che si era costituita parte civile nei processi penali al Tribunale di Gorizia verso vari dirigenti dell’allora Italcantieri, è stata risarcita in ragione degli ingenti oneri finanziari che ha posto a carico del sistema sanitario regionale per l’assistenza alle persone colpite dalle patologie derivate dall’esposizione, per i contributi erogati per la realizzazione di progetti di ricerca sulla prevenzione e per le prestazioni socio sanitarie, nonché per il funzionamento del Centro operativo per la compilazione dei registri dei mesoteliomi».
Per tali motivi si chiede alle due cariche di «assumere come propria l’indignazione raccolta dalla voce delle vittime e dei loro familiari, tra i nostri iscritti e tanti cittadini a noi vicini, in relazione al riprovevole provvedimento governativo che premia i colpevoli, offensivo della dignità delle vittime e delle istituzioni che li rappresentano». Di qui la richiesta d’un intervento della Regione per la «netta modifica normativa che riguardi la destinazione delle risorse».
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