La Slovenia appoggia la Palestina: «Stato indipendente e sovrano»
LUBIANA Una mossa coraggiosa e impegnativa, che mette il Paese in rotta di collisione con Israele, ma che non poteva essere posticipata ulteriormente, tenuto conto dei massacri in corso a Gaza e dell’irrisolta questione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. È quella messa in cantiere in Slovenia, nazione Ue determinata con alta probabilità a riconoscere come Stato la Palestina, nel giro di qualche settimana.
Un’accelerazione in questo senso è stata decisa dal governo di Robert Golob, che ha avviato le procedure per il riconoscimento della Palestina, ha annunciato la ministra degli Esteri slovena, Tanja Fajon, che ha parlato di «passo irreversibile», che sarà sottoposto al vaglio del Parlamento nel giro di un mese e comunque non oltre il 13 giugno. Procedure che sono «un primo passo importante, verso il riconoscimento di uno Stato di Palestina indipendente e sovrano», ha spiegato Fajon dopo il consiglio dei Ministri. Passo pensato, non senza attriti all’interno dell’esecutivo, come un modo per smuovere le acque in campo internazionale, poiché Lubiana «vuole interagire affinché finiscano gli orrori a Gaza, auspica un cessate il fuoco duraturo, un accordo sul rilascio degli ostaggi, la sicurezza di Israele e la pacifica coesistenza tra israeliani e palestinesi», ha riassunto la linea slovena l’agenzia di stampa Sta.
Ma che Palestina vuole riconoscere Lubiana? Quella dei confini del 1967, ossia Striscia di Gaza, West Bank e Gerusalemme Est. E non si tratta di un riconoscimento «dell’organizzazione terroristica di Hamas», ma di un tentativo di dare peso e nuova linfa a una «rinnovata Autorità palestinese che sia capace di controllare Gaza da Ramallah», ha spiegato Fajon – assicurando che l’imminente possibile riconoscimento sloveno è una mossa per la pace. Ma è al tempo stesso una maniera per fare pressioni, per fermare gli «intollerabili» orrori in corso a Gaza, a favore del rilascio degli ostaggi e della riforma dell’Autorità palestinese, ha suggerito da parte sua il premier Golob, che ha ricordato che la Slovenia, oggi membro non permanente del Consiglio di sicurezza Onu, ha maggiori responsabilità che in passato.
Di certo, quello di Lubiana è un «atto sotto scrutinio da parte del mondo intero», ha ammesso il leader sloveno. Slovenia, ricordiamo, che già a marzo, assieme a Spagna, Irlanda e Malta, aveva rivelato la sua volontà di riconoscere la Palestina, con gli altri tre Paesi che potrebbero far il gran passo già entro fine maggio. E il tema Palestina rimane caldissimo, in Slovenia, con oltre 350 intellettuali e figure pubbliche che in settimana hanno chiesto al governo di «riconoscere immediatamente la Palestina o dimettersi», perché «altre scuse e intollerabili ritardi» non sarebbero più ammessi. E proteste pro-palestinesi sono in corso all’università di Lubiana.
Cosa accadrà ora? Secondo quanto illustrato dalla stampa di Lubiana, la procedura prevede che la proposta di riconoscimento venga redatta dal governo e poi sottoposta prima alla commissione parlamentare agli esteri e poi all’Assemblea nazionale. Poiché per il sì basterà una maggioranza semplice. E dunque il via libera dovrebbe essere scontato, visto l’appoggio fermo al riconoscimento del partito Levica, ma anche di Sd e Movimento Libertà, alle aspirazioni palestinesi. Sul fronte dell’opposizione, invece, ci si divide tra dubbi e posizioni contrarie al riconoscere la Palestina come Stato indipendente. Ma la riprova arriverà solo dall’Aula.