Nadal saluta Roma (Crivelli, Ercoli). La terra…russa di Roma (Azzolini). Camila in fuga (Cocchi)-

Nadal saluta (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La festa appena cominciata è già finita. Un saluto furtivo ai 10.000 del Centrale che hanno avuto occhi, cuore e applausi solo per lui, la fuga veloce verso gli spogliatoi e nessuna cerimonia di commemorazione al re che ha tenuto in mano per dieci volte lo scettro di Roma e che quasi sicuramente al Foro non rivedremo mai più. Rafael Nadal se ne va quasi di soppiatto dal torneo al quale ha regalato 19 partecipazioni, con la prima vittoria nel 2005, quando gran parte degli avversari di adesso si godeva ancora la beata infanzia, battuto al secondo turno da Hurkacz, il bombardiere polacco con velleità da regicida: aveva già interrotto definitivamente le emozioni di Federer a Wimbledon nel 2021. Appena quattro game raccolti, la peggior sconfitta di sempre sulla superficie più amata da quando Rafa è Rafa, dal 2005. Si dice che la
celebrazione fosse già pronta e lui non l`abbia voluta, si dice che ci sarà comunque un party speciale
ma non sul Centrale, fino a quando il più grande giocatore di sempre sulla terra rossa non offre la sua versione: «A Madrid avevo detto che sarebbe stata l`ultima volta perché è un torneo diverso, con condizioni diverse. Roma è qualcosa di differente per me, per la mia storia. Dico che al 98% è stata la mia ultima volta, ma non è una cosa sicura al 100%. Quando mi ritirerò per davvero, avranno tempo per dedicarmi qualcosa». Una flebile speranza che continuerà ad alimentare i sogni dei tifosi italiani, ma è davvero difficile immaginare che tra dodici mesi il quasi trentanovenne Nadal possa tornare al Foro in una versione più competitiva e più vicina al paradiso cui ci ha abituato rispetto al guerriero orgoglioso ma sfibrato di oggi. La partita con Hubi dura in pratica 28 minuti, cioè i primi due game (lunghi 16` e 12`), con palle break annullate da una parte e dall`altra e il dritto del diavolo maiorchino che pare viaggiare alla velocità dei tempi belli. Un`illusione che il ragazzone di Wrodaw, quest`anno tornato d`imperio tra i primi 10 del mondo (ora è n9), spezza non appena sistema la prima di servizio e riesce ad avvicinarsi alla riga di fondo nei game di risposta, finendo per dominare in quello che era il pane quotidiano di Rafa, gli scambi da fondo prolungati. Evidente sintomo di difficoltà e fiato corto del campione di 22 Slam: «Ho iniziato bene la partita – commenterà lo spagnolo in sala stampa mentre da fuori gli olé ritmati e ripetuti gli ricordano quanto sia amato a Roma – e giocando bene ho avuto le mie occasioni. Poi però ho avuto una pausa e ho perso la capacità di tenerlo lontano dal campo. Nel secondo set lui è stato molto più bravo di me. Per me è stata una giornata dura sotto tutti i punti di vista, perché mi sentivo più pronto di quello che ho fatto vedere. Questa è una brutta sensazione, perché fisicamente mi sento meglio rispetto a prima e non riesco a farlo vedere in campo. È qualcosa che mi crea ulteriori dubbi, ma devo semplicemente accettare la situazione. Come ho detto prima dell`inizio del torneo, adesso la mia condizione è un po` più imprevedibile, non ho giocato abbastanza negli ultimi due anni. Troppi dubbi, troppe domande senza risposta». Ma sulla questione fondamentale che riguarda il futuro più immediato, cioè il viaggio al Roland Garros, lo spirito dell`eroe immortale torna a ruggire: «Il campo sta dimostrando quanto sia difficile la scelta. Ci sono due modi di affrontare la cosa: dire “ok, non sono pronto, non sto giocando abbastanza bene”, e allora deciderò di non giocare a Parigi. Oppure accettare come sono oggi e lavorare nel modo giusto per cercare di essere diverso tra due settimane. La decisione, come potete immaginare, al momento non è chiara nella mia mente. Ma se devo dire quello che sento, prevedo che sarò al Roland Garros e farò del mio meglio. Fisicamente ho ancora qualche problema, ma probabilmente non abbastanza per scegliere di non giocare nell`evento che è stato il più importante della mia carriera tennistica. Vediamo come mi sentirò mentalmente domani, dopodomani e tra una settimana. Se mi sentirò pronto, proverò ad esserci e a lottare così come ho sempre fatto negli ultimi 15 anni. Anche se ora sembra impossibile». Ma le divinità non si arrendono mai.

I mattatori (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Dalla stretta di mano all`uscita dal campo passano appena trenta secondi, borsone in spalla e Nadal veloce come un razzo prende la via degli spogliatoi. Qualcuno dell`ATP prova a fermarlo, senza successo. La reazione è identica alla sconfitta con Soderling al Roland Garros 2009. Sono passati quindici anni, non nella testa dello spagnolo. Si chiude così (al 98% ha detto in conferenza) la storia di Rafael Nadal con gli Internazionali BNL d`Italia. Nel secondo turno contro il polacco Hubert Hurkacz (n.9 ATP), il dieci volte campione di Roma raccoglie appena quattro game. «Sentivo di essere più pronto di quanto ho dimostrato, questo mi lascia brutte sensazioni», il commento del 22 volte campione Slam al severo 6-1 6-3. L’omaggio del Centrale in stile Madrid era pronto, lo staff del maiorchino lo sapeva, ma in quel momento la delusione di Nadal è semplicemente troppa e gli è mancata la lucidità per godersi l`addio ai tifosi che nel 2005 lo hanno ammirato per la prima volta. […] Ci sarà occasione in futuro, ipotesi già abbracciata da Rafa, ma non sarà la stessa cosa. Il commiato con il pubblico è salvato dall`ufficioso passaggio sul ponte tra il Centrale e le piscine, ai suoi piedi un bagno di folla che crea la fotografia più bella del torneo: «La celebrazione? Non ne sapevo nulla, non ho mai detto che sarebbe stata l`ultima volta a Roma, è diverso da Madrid. Lo è stato forse al 98%, ma non mi aspettavo una cerimonia. Questo torneo comunque l`ho sempre detto quanto sia importante per me, ho giocato qui alcuni dei match più memorabili della mia carriera». La giornata di tennis è stata un trauma per Rafa. Servizio e risposta funzionano a giri ridotti, il dritto non salta più come una volta e restano solo solidità di rovescio ed estemporanee idee tattiche. Le energie? Bruciate dai primi due game, durati 27 minuti. Salutato il Foro Italico, il pensiero di Nadal è subito al Roland Garros, con meno ottimismo rispetto al suo arrivo in Italia: «Ho due strade. Decidere che non sono pronto e non i sto giocando abbastanza bene per il Roland Garros o accettare le cose e lavorare nelle prossime due settimane. Fisicamente ho dei problemi, ma forse niente di così grave da farmi saltare il torneo più importante della mia carriera».

La terra…russa di Roma (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Terra russa. Il Foro lo è da un anno, grazie alla versione terricola di Medvedev, che è ancora allo studio, perché non si capisce bene se c`è o ci faccia, cioè se sappia davvero cavarsela sulla superficie che aveva sempre detto di odiare o la sua vittoria del 2023 (su Rune) sia frutto del caso. Madrid si è allineata in questa stagione, lasciandosi sopraffare da Rublev, quello che sbercia e si agita “ma in fondo è buono come il pane” dicono tutti quelli che lo conoscono. Un tempo la versione russa più accreditata per la terra battuta era Khachanov, ma lo sapete com`è il tennis, ti dà una chance, e se non ti fai trovare pronto la gira a un altro. Karen le sue le ha avute, ora deve attendere che sia da capo il suo turno. Potrebbe giungere nella sfida con Djokovic, se saprà arrivarci. Vedremo… Terra russa, al momento, è anche un`indicazione della rotta da tenere, per un torneo finito nelle secche dei ritiri. Inattesi per lo più, altri perfino sconcertanti. Ma non da parte di Medvedev e di Rublev, che in avvio figuravano nella lista degli afflitti, e invece si sono dimostrati disposti a mettercela tutta pur di esserci. Daniil si era ritirato da Madrid per un problema all`anca, Rublev aveva fatto sapere, dopo il successo madrileno su Auger Aliassime, di aver pasteggiato ad antidolorifici pur di scacciare qualsiasi parvenza di dolore e trovare nel rimbambimento l`incoscienza necessaria a scendere in campo. Non prima però di un`anestesia al piede destro, perché qualcuno dei medicinali gli aveva fatto gonfiare le dita come pompelmi. Esordio positivo, quello di Medvedev, contro un giovane inglese di qualità, Jack Draper, 22
anni, un altro reduce da un lungo infortunio che nel 2023 lo retrocesse di un`ottantina di posizioni in classifica, spedendolo a riprendere dimestichezza con i tornei challenger, lui che aveva già agganciato il numero 41 del ranking. Recupero portato a termine quest`anno, con il ritorno nelle posizioni di un tempo, e al best ranking di marzo al numero 37. Uno che picchia, Draper. Al quale Medvedev si è opposto con fare riflessivo, preoccupandosi di piazzare il servizio, che forse – per via dell`anca – non è ancora il momento di rendere vorticoso, per poi procedere con i consueti cambi di gioco e di ritmo, che il britannico ha mostrato di gradire assai poco. Più laborioso il primo set. Avanti 2-1 e poi 5-4, Daniil si è fatto riprendere e solo nell`undicesimo gioco, rimontando da 15-40 ha trovato il terzo break, quello che gli è valso il set. Meglio nella seconda frazione, dominata da 14 punti consecutivi che hanno permesso al russo di portarsi 5-1. Draper ha cancellato un break e si è fatto sotto fino al 5-4, ma nel decimo game Medvedev ha chiuso il conto. «Non è stato facile, il campo è molto lento, non lo ricordavo così. Occorre fare molti scambi per ottenere un punto. La superficie non mi favorisce, ma sono qui per fare bene». Prossimo avversario il serbo Medjedovic, il ragazzo che Djokovic ha aiutato a diventare tennista. La speranza che la terra russa possa diventare nei prossimi giorni tricolore è ora nelle mani di ragazzi che sono ai primi appuntamenti con il torneo di casa. Passaro e Darderi, promossi ieri, e oggi attesi da Borges e Zverev, e Stefano Napolitano, che non è più un ragazzino (29 anni), ma finalmente ha trovato la strada per apporre un timbro di qualità sulla sua carriera, limitata da infortuni vari. È stato il ritiro di Berrettini a offrirgli una wild card insperata e insieme una scossa decisiva, di quelle che ti invogliano a pensare che forse la svolta è vicina. Biellese, Stefano ama cucinare, e l`idea di diventare un giorno un vero chef, magari senza stelle, ma con un pubblico che lo cerchi proprio per i suoi piatti, è più che un sogno nel cassetto. Intanto ha cucinato a fuoco lento Juncheng Shang, cinese del 2005, 19 anni compiuti a febbraio, da qualche tempo a un passo dalla Top 100. Ne parlano come del ragazzino che porterà il tennis della Cina a tu per tu con quello dei più forti. Bisognerà attendere, però, anche se Shang tira sberle poderose. Napolitano gli ha mostrato ieri che il tennis è anche gestione, idee chiare, lotta a tutto campo. Armi che il biellese ha messo in campo con naturalezza, sperimentate nei lunghi anni trascorsi nelle retrovie. Era nella Top 200 già a fine 2016, ci è rimasto oltre tre anni, poi ne è stato allontanato dagli infortuni, precipitando fino al numero 596 (maggio 2022). Da lì è cominciata la risalita, che ha condotto Stefano a un passo dalla Top 100. Ora è 125°… Perso il primo al tie break, con il cinese che sembrava pronto alla fuga, Stefano è stato bravo a cambiare passo. Shang ha capito l`antifona e si è come irretito. Nel secondo e terzo set c`è stato in campo solo Napolitano, in amorevole connubio con il pubblico del Pietrangeli, tutto per lui. […]

Camila in fuga (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Dunque non erano solo voci. Non era una maldicenza o un pettegolezzo di spogliatoio. Camila Giorgi è davvero ricercata dal Fisco. La ex numero 1 italiana, ritirata in fretta e furia il 7 maggio, come risulta dal sito della Itia, l`agenzia che si occupa di antidoping e scommesse, insomma dell`integrità professionale dei tennisti, ha fatto perdere le proprie tracce. Da tempo infatti la Guardia di Finanza la starebbe cercando per notificare a lei e alla famiglia documenti su accertamenti fiscali. In soldoni: Camila, che in carriera ha guadagnato circa sei milioni di euro in soli premi, e la sua famiglia, non avrebbero presentato la dichiarazione dei redditi. E non solo una. Si parla di milioni di euro di debiti con il fisco. Tanto che l’Agenzia delle Entrate, circa un anno fa, aveva inviato un avviso di pignoramento alla federazione sui premi che la giocatrice avrebbe dovuto ricevere. Un atto da circa mezzo milione, precisamente 446.000 euro. La Finanza l`aveva convocata il 13 aprile senza ricevere alcuna risposta e di lei, come del resto della famiglia composta dalla madre Claudia, dal papà Sergio e dai fratelli Amadeus e Leandro, non si hanno notizie concrete. Ieri sera è spuntata una story su Instagram in cui Camila saluta gli «amatissimi fans» e annuncia il ritiro. «Per le notizie seguite solo la mia pagina Instagram, tutto quello che sta uscendo è falso. Ci sono state tante inesattezze sui miei piani futuri», scrive senza entrare nel merito dei problemi col fisco. «E non vedo l`ora di condividere con voi le informazioni sulle prossime opportunità. È una gioia condividere la mia vita con voi. Continuiamo questo viaggio insieme». L`ultimo torneo giocato da Camila Giorgi è stato quello di Miami: era il 23 marzo, qualche settimana prima che la Finanza bussasse alla sua porta. A Miami Camila aveva una casa, o almeno lì faceva base. Le ultime tracce però portavano a San Diego, sulla costa opposta degli Usa, ma è anche possibile che insieme al resto della famiglia possa essersi spostata in Argentina, il Paese del padre. Appena letto della cancellazione dall`agenzia antidoping, non per motivi legati a sostanze proibite ma per evitare di dover compilare i whereabouts, ovvero dare la reperibilità, la Wta ha cercato di contattare Camila. Senza successo. Come anche la Fitp, stesso risultato. Telefono spento, mail senza risposta, nessun appiglio per comunicare. La stessa capitana di King Cup Tathiana Garbin non la sente da mesi. […] Il sito di Giomila, il marchio di abbigliamento fondato dalla famiglia e con sede legale a Calenzano al momento è fermo. E ai contatti, sia mail sia telefonici dell`azienda, non risponde nessuno. Dall`Argentina arriva qualche voce da parte di conoscenti. In Italia di fatto i Giorgi non risulterebbero proprietari di nulla. Nessun immobile, niente. Tutto era in affitto, anche la villa di Calenzano dove la famiglia viveva […].