Il paradiso muranese di Svevo
TRIESTE. Murano «è sempre un vero paradiso», scrive Ettore Schmitz alias Italo Svevo alla cognata Frizzi il 4 luglio 1905. Sono anni importanti per il celebre autore di capolavori come “Senilità”. Nei “Racconti muranesi” rieditato per i tipi di Ronzani (pp. 168, euro 15) emergono particolari poco o nulla conosciuti dell’autore di un capolavoro ormai centenario, “La coscienza di Zeno”. «Murano come luogo d’esilio, del tormento nella scrittura, negli affetti, ma non come isola banalmente odiata, quale è stata rappresentata da una parte della critica» sottolinea lo storico Antonio Trampus, curatore di questa preziosa edizione arricchita da documenti inediti.
Una Venezia antica
Il volume si rivela custode di luoghi della memoria, di case abitate e della vita in fabbrica ai margini di una Venezia antica che si affacciava al mondo industriale. Storie che si intrecciano attraverso l’incrocio di due città portuali come Trieste e Venezia, in dialogo continuo, seppur assai diverse per storia, tradizioni e vocazioni. Questa edizione raccoglie le lettere che Svevo scrisse da Murano e offre al lettore informazioni e documenti inediti sulla vita dello scrittore nell’isola; dunque, i “Racconti” ci permettono di far riprendere vita a luoghi che si pensava cancellati come la fabbrica di vernici e di incontrare idealmente i protagonisti dei carteggi. Narrazione e Storia che si ritrovano nel segno di una penna straordinaria, entrando nel vissuto intimo dello scrittore e dei suoi cari attraverso l’epistolario «Mia buona Livia, ho ricevuto la tua cara lettera. Peccato che dovendo andare in fabbrica non ho potuto rispondere subito come facevo alla Banca Union. Tanto meglio – tu dirai. Invece questa volta tanto peggio – dovresti dire. Devo subito correre di nuovo in fabbrica. – Le lettere d’amore per questa sera – disse Olga (Moravia). Ho lavorato ininterrottamente oggi e, come sempre, quando lavoro, sono di buon umore. Mi mancano le due L. (la moglie Livia e la figlia Letizia) e nient’altro. Un abbraccio buono all’antica, di quelli che fanno male e che tu accetti per lettera. Ettore», scriveva Svevo da Murano il 13 dicembre 1899.
Dettagli non svelati
Trampus ci invita a leggere i “Racconti” come un’autobiografia e non solo come finzione letteraria. Emergono dettagli non svelati sino ad ora sui luoghi e i personaggi della narrazione sveviana. Molto intrigante l’analisi condotta da Trampus sulle modalità di viaggio di Svevo. Lo scrittore aveva i suoi libri, come il manuale ufficiale di viaggio, in particolare l’esemplare edito dalla Società di navigazione a vapore del Llyod Austriaco. Nel tempo di Svevo la via più veloce per raggiungere Venezia da Trieste era quella marittima.
«L’apertura della filiale muranese della ditta Veneziani (ditta del suocero Gioacchino), oltre ai vantaggi per la vicinanza all’antico arsenale della Serenissima, appare anche una precisa scelta strategica conseguente al potenziamento della storica linea di navigazione Trieste-Venezia gestita dal Llyod Austriaco fin dal 1836». Tra il lavoro in fabbrica, le zanzare e il caldo d’estate, rimanevano poche distrazioni per lo scrittore triestino: qualche gita a Venezia e in spiaggia al Lido, le regate a Murano e il vizio del fumo.
L’ultima sigaretta
«Sto fumando l’ultima sigaretta», scriveva da Murano alla moglie l’11 aprile 1906, precisando subito che «tutta la mia forza di volontà dipende dalla pessima qualità delle sigarette». I manoscritti dei racconti muranesi, scritti tra il 1904 e il 1909 quando l’autore vi si trovò a vivere per lavoro, si trovano nel Museo dedicato a Italo Svevo a Trieste divisi nella collocazione per argomento trattato e protagonisti (Marianno, Cimutti, In Serenella), ordine dato dalla moglie dello scrittore, Livia Veneziani, che numerò anche le pagine. Trampus, triestino abitante a Murano come lui, segue le orme dello scrittore e ci fa scoprire come queste pagine non fossero frutto di fantasia ma una descrizione realistica, accattivante e tragica della vita e del duro lavoro degli operai in fabbrica, mostrando la vera identità dei protagonisti. I “Racconti muranesi” vengono qui riproposti assieme a una scelta delle lettere alla giovane moglie che spiegano la personalità dell’autore, combattuta tra la vita nella fabbrica e l’aspirazione alla letteratura, portandoci dentro i tormenti e le inquietudini che accompagnarono la nascita de “La coscienza di Zeno”, grazie a un pregevole lavoro di ricerca storiografico. —