Crac Compiano, si torna in Appello perché la sentenza era lacunosa
Pubblicate le motivazioni per cui i giudici della Cassazione hanno annullato la sentenza relativa al crac della North East Services (Nes), emessa due anni fa dalla Corte d’Appello: il ricorso della parte civile Mondialpol service Spa è inammissibile per 15 motivi e si tornerà in Appello a Venezia. Secondo la corte di Cassazione, «la sentenza impugnata presenta lacune e aporie motivazionali che non rendono sufficientemente delineato il ragionamento che ha condotto la Corte territoriale a ritenere che si sia trattato di bancarotta patrimoniale e non già di appropriazione indebita, come ritenuto dal Giudice dell’udienza preliminare allorché aveva riqualificato l’originaria contestazione secondo l’articolo 216 della legge fallimentare». In questo modo, sarebbe caduta l’accusa di bancarotta per distrazione, resterebbe quella per appropriazione indebita (peraltro già prescritta).
«Il ricorso di Luigi Compiano è parzialmente fondato quanto, in particolare, alla bancarotta fraudolenta distrattiva mentre, per il resto esso è complessivamente infondato e va pertanto respinto», si legge sulla sentenza della Cassazione dello scorso 20 febbraio 2024. Nonostante il procuratore generale avesse chiesto il rigetto del ricorso della difesa, rappresentata dall’avvocato Piero Barolo, gli Ermellini hanno invece rigettato il ricorso della parte civile Mondialpol, condannandola alle spese. L’annullamento della sentenza con rinvio sul punto della bancarotta patrimoniale per distrazione, di fatto, esclude che i 36 milioni di euro sottratti da Compiano dal caveau della Nes - per acquistare auto di lusso, moto e bici d’epoca e imbarcazioni moderne - facessero parte del patrimonio del colosso della sicurezza privata.
Quei soldi, in realtà, come ha sostenuto, fin dall’inizio, l’avvocato Barolo, erano il frutto della raccolta di denaro della vigilanza in supermercati, banche, assicurazioni e attività private. E quindi il reato da contestare all’ex patron della North East Services non sarebbe dovuto essere quello di bancarotta per distrazione, semmai quello di appropriazione indebita. Un reato che è di gran lunga prescritto e alla fine comporterebbe, in termini pratici, un dimezzamento della pena per Compiano visto che potrebbero rimanere in piedi soltanto i reati fiscali e la bancarotta documentale.
«In conclusione, il ricorso di Compiano va accolto in ordine alla bancarotta fraudolenta distrattiva e la sentenza deve essere parzialmente annullata quanto a questo addebito, con rinvio per nuovo giudizio sul punto ad altra sezione della Corte di appello di Venezia».
Il caso scoppiò nell’ottobre del 2013 quando i militari delle Fiamme Gialle misero a segno un blitz negli uffici amministrativi della North East Services, dopo aver ricevuto le denunce di alcuni istituti di credito per la difficoltà di ottenere il denaro contenuto nel caveau di Silea da parte del colosso della vigilanza.
Si scoprì, poi, che per 18 anni Compiano aveva prelevato contanti dal caveau per soddisfare principalmente la sua passione per le auto di lusso e d’epoca, moto, bici e imbarcazioni trovate in alcuni capannoni della società. Complessivamente 36 milioni di euro. Al termine del processo di primo grado, Compiano fu condannato a 6 anni e 6 mesi (6 anni e due mesi in Appello) per bancarotta patrimoniale per distrazione, bancarotta documentale e alcuni reati fiscali (caduti poi in prescrizione in Appello). Ora i giochi si riaprono.