Cristina uccisa in mare sul kayak, lo yacht sospetto esaminato per ore

VOGHERA. Le cause della morte, il ruolo nella tragedia dei tempi dei soccorsi e la dinamica, ancora non chiara. L’incidente costato la vita a Cristina Frazzica, la ricercatrice di 30 anni di Voghera morta dopo essere stata investita nel pomeriggio di domenica mentre era su un kayak con l’amico avvocato nelle acque di Posillipo, a Napoli, presenta tanti punti oscuri: per chiarire questi interrogativi ieri sono cominciati gli accertamenti disposti dalla procura. Da un lato l’autopsia sul corpo della giovane, dall’altro l’esame sullo yacht da 18 metri dell’indagato, l’avvocato Guido Furgiuele, che avrebbe travolto la canoa.

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Gli accertamenti su questa imbarcazione sono durati circa otto ore: sono state scattate foto e registrati video, ma i periti non si sbilanciano sulla presenza di segni di urto. L’esame sul kayak inizierà invece lunedì mattina.

Si cercano segni sullo scafo

La famiglia della vittima, originaria di Taurianova in Calabria ma da anni a Voghera, è a Napoli da alcuni giorni, con l’avvocato Gianluca Giordano, e ieri ha incontrato gli inquirenti. Per tutelare i propri interessi si è rivolta alla Giesse Risarcimento Danni, che ha nominato come proprio consulente il medico legale Maurizio Saliva. «Il medico legale ci ha solo confermato che l’autopsia si è rivelata utile per determinare le cause della morte, ma aspettiamo i risultati – spiega l’avvocato Giordano –. Attenderemo anche l’esito degli accertamenti sullo yacht: le perizie saranno fondamentali. Nella famiglia prevale in questo momento il dolore. Non vogliono una giustizia sommaria, ma la verità su quanto accaduto». C’è attesa soprattutto per la perizia sullo yacht dell’avvocato indagato, che ha soccorso il superstite della tragedia avvenuta di fronte a Villa Rosebery, residenza napoletana del capo dello Stato. L’obiettivo degli accertamenti è individuare sullo scafo eventuali segni dell’impatto con il kayak. L’indagato aveva detto che la sua barca era stata già sollevata, per i primi rilievi, e che sotto non c’erano segni di urto. Integra, sempre secondo la sua versione, anche la canoa. La Giesse, per conto dei familiari, ha delegato ad assistere agli accertamenti, nella veste di suo consulente, l’ingegnere Gianluca Biocca.

I due filmati

Sarà avviata una perizia anche sui due video registrati dalle telecamere di Villa Rosebery: i filmati avrebbero ripreso l’incidente ma le immagini non sono nitide. Si vede però uno yacht dalla chiglia grossa che va a colpire il kayak dove si trovavano Frazzica e l’amico Vincenzo Leone. Lo yacht a un certo punto torna indietro, perché qualcuno sulla barca si accorge che c’è un uomo in mare che chiede aiuto. L’uomo viene soccorso e parte l’allarme alla Guardia Costiera. Leone spiega che con lui c’era Cristina Frazzica: il corpo viene ritrovato poco distante. L’avvocato Furgiuele è accusato di omicidio colposo, fuga e omissione di soccorso, contestazioni, queste ultime, che potrebbero cadere qualora sia accertato che l’uomo non si sia accorto dell’impatto, come ha sostenuto quando è stato sentito dagli inquirenti.

La famiglia

Sulla tragedia il papà della giovane, Luigi Frazzica, la mamma Angela Calabrò e la sorella, Martina, chiedono che sia fatta piena luce. In una lettera inviata al quotidiano Il Mattino dicono di avere «fiducia nei magistrati, chi ha sbagliato pagherà» e che «Napoli non deve chiedere perdono» perché «qui Cristina aveva ricevuto una opportunità di futuro». La giovane, che aveva studiato a Pavia, da qualche mese era a Napoli perché stava studiando per conseguire un master all’Università Federico II.