L’addio a Roberto, morto a 15 anni: «Ci lascia una lezione di vita
A Teglio Veneto il funerale, il momento più triste. Il sole sparisce mentre arriva il feretro e un vento fresco spazza via la calura, ma non l’angoscia.
La bara di legno chiaro è sormontata da un cesto di girasoli, da una maglia del Comote, la sua squadra, e da una sciarpa della medesima società. Almeno 300 persone affollano la chiesa e il sagrato di San Giorgio ai funerali di Roberto Pio Pannozzo, il 15enne studente dell’Itis Leonardo di Portogruaro e calciatore mancato a causa di una malattia.
Tanti i colleghi del padre Daniele, militare nell’esercito. Due studentesse hanno porto sulla bara una rosa bianca accompagnata da un biglietto.
I funerali sono stati officiati da don Eugenio Biscontin. «Si fanno tante chiacchiere sul dolore. Meglio non chiacchierare. Il dolore va condiviso e conosciuto. Senza la croce non si salva nessuno – ha detto –, ebbene è emerso che Roberto Pio nella sua malattia ha dato una bella testimonianza.
Quella di non fare capire quanto stesse soffrendo. Lui non è più con noi. Ma se siamo in chiesa sappiamo bene che c’è un dopo o una destinazione dove Roberto è arrivato. È il paradiso. Partecipiamo al dolore e viviamo un momento in cui riemergono dei perché».
Don Biscontin analizza questi interrogativi. Poi si interrompe.
«Non si è mai lamentato. Ha avuto una grazia speciale». Si interrompe di nuovo, il parroco. Più lungamente.
«Gli ho dato un ricordo di San Leopoldo. Voglio pensare che Roberto Pio grazie alla sua famiglia abbia voluto offrire a Dio la sua sofferenza per il bene di tante anime. Per il bene anche della sua parrocchia. Roberto, ora vivi la sconfinata bellezza di Dio.
Anche noi vorremo un giorno essere lì con te». Nel corridoio centrale ci sono i sindaci di Cordovado, Morsano e Teglio Veneto. «Roberto era un ragazzo d’oro. Con la sua gentilezza ha conquistato il nostro e il vostro cuore. C’era la tempra di un leader. Mai un lamento. Lui rispondeva ai medici che stava bene. Il lascito di Roberto è una lezione di vita.
A non mollare mai. A combattere. Siamo orgogliosi, io e mia moglie, di nostro figlio», ha detto il padre Daniele. Gli amici e i parenti hanno ricordato momenti di spensieratezza All’uscita dal feretro sono stati liberati palloni gialli.
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