Grandine su vigneti e coltivazioni. Feletti (Cia): «È il colpo di grazia»
La notte di sabato 15 giugno Castellana e Montello flagellati da un violento nubifragio, il conto del maltempo è milionario. Arcade, viticoltori in lacrime. Daniel (Coldiretti Asolano): «In un’area produzione dimezzata»
In lacrime, dentro il vigneto di Glera e Pinot nero, mezzo distrutto dalla tempesta. «In lacrime perché – spiega Salvatore Feletti, viticoltore di Arcade – è da quattro anni che accompagno queste piante verso l’auspicata crescita e nel bel mezzo della produzione, in estate, è sempre capitata la grandine, ogni anno più rovinosa».
È l’amara sorpresa che già nella notte tra sabato e domenica hanno scoperto nei loro campi i coltivatori di una vasta fascia pedemontana tra Arcade e Onè di Fonte, passando per il Montebellunese, Caerano San Marco e l’Asolano. E spingendosi fino al Bassanese. Salvatore Feletti, guarda caso, è presidente provinciale della Cia per cui si fa naturalmente carico anche del dramma di tanti associati e di altri agricoltori ancora: chi ha perso i primi germogli d’uva, chi le ciliegie tardive, chi la frutta priva di copertura, chi il frumento e altri cereali in raccolta.
Mezz’ora d’inferno
La tempesta è arrivata sul far della notte, il 15 giugno, tra le 22. 15 e le 22.43 nel suo drammatico transito dai colli asolani al Montello fino alla prima fascia di pianura. Ha martellato campi e case a macchia di leopardo, magari ristrette, ma colpendo davvero duro.
«Immagino i nostri coltivatori dell’Asolano, con i campi già sommersi d’acqua, vittime recentemente anche delle esondazioni e, come non bastasse, delle frane e degli smottamenti. Quello dell’altra sera – sospira di rabbia Feletti – è stato il colpo di grazia».
Jonnj Daniel, referente di Coldiretti per l’Asolano, ieri mattina ha compiuto una ricognizione. “I danni, nell’area sinistrata, ammontano almeno al 50%. Si tratta di una fascia larga 400 metri e lunga 3 chilometri, a valle dei colli di Asolo. Per fortuna sono stati risparmiati i vigneti a monte della strada che attraversa il Montebellunese. I più colpiti, dunque, sono stati i cereali. Prendiamo il grano e l’orzo: la prossima sarebbe stata la settimana del culmine della trebbiature. La tempesta ha schiantato a terra le spighe, lacerandole.
Le piante dei vigneti, che pure ci sono a valle, hanno anch’essi le foglie lacerate. Il mais è a due mesi dalla semina. La pianta è già alta un metro e 20 cm; o meglio, lo era, perché è stata dimezzata dai chicchi di grandine. Siccome è in piena fase fenologica, potrebbe riprendersi prima della raccolta, in settembre, ma se il maltempo perdura assolutamente no».
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Meteo avverso
Daniel dà conto di coltivatori prostrati dalla situazione, perché le gelate quest’inverno e le eccessive precipitazioni di primavera avevano rallentato la crescita dei cereali – del 25% nel caso dell’orzo -, per cui i problemi erano già pesanti. Per l’alimentazione, anche animale, ci si dovrà rivolgere alle importazioni, che costano sempre di più. Ancora presto per conteggiare i danni. L’area colpita, solo tra Onè di Fonte, Asolo e Montebelluna, sarà intorno ai 300 ettari.
Il bilancio del disastro
«Il maltempo ha colpito a macchia di leopardo, in base probabilmente al vento – chiarisce Valerio Nadal, presidente di Condifesa -. E per fortuna, in molti posti, la grandine non era “attrezzata” di chicchi grandi. A Santa Lucia di Piave, dove ho l’azienda, ho misurato 15 millimetri d’acqua in soli 3 minuti, peraltro senza tempesta».
Il cambiamento climatico è certificato, secondo Nadal, anche dal trend degli indennizzi. L’anno scorso sono ammontati a 130 milioni di euro, nel 2022 sono risultati non più di 48 milioni, nel 2021 appena 44. Quindi?
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L’importanza dell’assicurazione
«Non resta che procedere con l’assicurazione, accompagnandola però con le misure attive di adattamento ai cambiamenti climatici. Possono essere le reti di copertura anziché altri strumenti? Siamo verificando – puntualizza Nadal -, perché non ci sono ancora misure che garantiscono il massimo della compatibilità. In ogni caso la Regione sta intervenendo con proprie azioni, che hanno una loro efficacia».
In effetti, pensare, ad esempio, di proteggere i vigneti delle rive Unesco con le reti è inimmaginabile, anzitutto paesaggisticamente, oltre che costoso e complesso sul piano della operatività e logistico.
Da oggi, in ogni caso, i tecnici di Condifesa saranno al lavoro per accertare le conseguenze di questa nuova emergenza che ha colpito il nordovest della Marca. Tanti ricordano come a fine maggio la stessa zona della Castellana, dell’Asolano, ma anche del Coneglianese, avessero riportato danni gravi per il maltempo.