Venti di guerra, cresce la spesa militare Nato: 23 Paesi ormai superano il 2% del Pil. Non l’Italia, ma crescono gli acquisti di armi
Quest’anno, 23 Paesi Nato spenderanno almeno il 2% del Pil in Difesa, rispettando gli impegni presi con gli Stati Uniti. Sono 13 Stati in più rispetto all’anno scorso, un incremento inedito per l’Alleanza. “È il doppio di appena quattro anni fa e dimostra che sempre più Alleati stanno davvero intensificando e investendo di più nella nostra sicurezza”, ha detto il Segretario generale Jens Stoltenberg dopo la sua visita alla Casa Bianca di lunedì, dove ha incontrato Joe Biden.
Tra i virtuosi della spesa militare non c’è l’Italia, che spende ancora intorno all’1,49% del Pil in armi e forze armate ed è tra i 9 Stati membri che non hanno raggiunto il target del 2% stabilito nel 2014, quando Stoltenberg era al primo anno di mandato. Le stime sono contenute nel report annuale della Nato diffuso lunedì sera. Il nostro Paese resta quinto in classifica se si considera la spesa militare in termini assoluti.
La spesa militare italiana è comunque in crescita, come quella di tutti gli altri Alleati. In generale, tra il 2023 e il 2024 la spesa militare degli Alleati è cresciuta del 18%, un incremento che non si era mai visto da decenni. Anzi, nel 2012-2014 la spesa militare in ambito Nato era perfino diminuita.
Non solo, dal report Nato emerge il fatto che l’Italia, come gli altri Paesi, ha più che raddoppiato, dal 2014, la quota di spesa destinata all’acquisto di nuovi equipaggiamenti militari. Una conferma che la corsa al riarmo e al rinnovo delle dotazioni e delle infrastrutture militari avviata da tutta Europa dopo la guerra in Ucraina sta avendo i suoi effetti, a beneficio delle aziende produttrici di armi. L’Italia ha uno storico problema di sproporzione tra la spesa per il personale corrente e gli investimenti, che ci accomuna a siamo il Paese che spende di più per mantenere i dipendenti delle forze armati, quasi il 60% del totale della spesa, ma la corsa agli investimenti ha cominciato a interessare anche le nostre latitudini, come dimostrano gli incrementi segnati dal report Nato. Con l’eccezione di Canada e Belgio, ormai la tutti i membri Nato spendono oltre il 20% del loro budget della Difesa in equipaggiamenti (ossia la soglia stabilita dalla Nato), alcuni molto oltre.
Nel gruppo dei 9 membri Nato che non raggiungeranno quest’anno la soglia minima del 2% figura per ultima la Spagna, che quest’anno sarà il Paese che investirà per la Difesa l’1,28% del suo Pil. Madrid viene dopo Slovenia, Lussemburgo (1,29%) e Belgio (1,30%). Anche la spesa militare spagnola però aumento rispetto al 2023, quando era pari all’1,19%.
All’opposto, per la prima volta dal secondo dopoguerra la Germania supererà la quota del 2% del Pil investito nella Difesa, nel 2024. Nello specifico sfiorerà il 2,12%: in assoluto investirà nel settore 90,6 miliardi di euro. È l’effetto della nuova politica di Difesa avviata dal cancelliere Olaf Scholz dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel frebbraio 2022. Le preoccupazioni per la sicurezza dei confini a est pesano, ovviamente, anche sui numeri di Polonia, con oltre il 4%, e della piccola Estonia: in termini percentuali gli investimenti nel settore di militare di entrambi hanno superato gli Stati Uniti.
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