Belluno, i dubbi di Vivaio sul Nevegal: «Capitale sociale di 5 mila euro»
Il Consorzio Tolomeo ha un capitale sociale di 5 mila euro. «Che garanzie può dare di continuità, di sviluppo, di effettuare tutte le manutenzioni necessarie sugli impianti del Nevegal?».
A mettere sul tavolo dubbi e perplessità è l’associazione Vivaio Dolomiti, ma alla conferenza stampa sono presenti anche un paio di operatori del Colle (Tison e Capovilla).
«Almeno la Nevegal 365 (la cordata italoalgerina, ndr) si era presentata agli operatori, i bresciani mai. Sono solo andati in Comune», premette il presidente di Vivaio Dolomiti, Gianni Pastella. «Gli algerini sono stati denigrati perché la società, costituita in Belluno, ha un capitale sociale di 10 mila euro. Il doppio di quello del consorzio Tolomeo».
Consorzio costituito da quattro società: H2O Srl, di Sonico (Brescia) che si occupa di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria; Tecnocentrali Srl di Milano, che si occupa di energie rinnovabili; Val Palot Impianti, che gestisce gli impianti di risalita in Val Palot (Brescia); Monte P. di Lumezzane (Brescia), società che agisce da General Contractor e collabora con aziende e privati che necessitano di un servizio completo per nuove realizzazioni, ristrutturazioni, restauri conservativi.
Il Consorzio Tolomeo dovrebbe acquistare le quote di Nevegal 2021 e diventare quindi proprietario di impianti e attrezzature per garantire le stagioni estive ed invernali, ma Vivaio evidenzia tanti dubbi.
«Con un capitale sociale da 5 mila euro come possono garantire gli investimenti necessari? È la stessa cifra messa da ciascun operatore per l’acquisto degli impianti per la Nevegal 2021», ricorda Pastella. «Abbiamo fatto una visura camerale, il bilancio è molto semplice e così non si capisce se è solido. Si evince che ci sono 5,8 milioni di euro di debiti e 4,8 milioni di crediti esigibili, ma di che crediti si tratta? E ci stupisce che la Nevegal 2021 si affidi al primo finanziatore che arriva, e da fuori, quando c’era almeno un imprenditore interessato ad acquistare gli impianti, che però è stato respinto».
Nel ricordare il ruolo del Nevegal e la sua storia come palestra dello sci per generazioni di bambini di mezzo Veneto, Vivaio lancia un appello: «Mettiamolo in piedi noi un consorzio. Gli impianti restino in mani bellunesi».
Meglio di tutto sarebbe stato diventassero pubblici, aggiunge l’associazione, ma la Nevegal 2021 ha ritirato la proposta di vendita quando all’orizzonte è comparso il Consorzio Tolomeo.
Si teme che il Nevegal non abbia continuità: «Nessun dipendente è stato contattato, siamo ben oltre la metà di giugno: come si pensa di aprire l’estate con queste premesse?». E ancora: «Il Comune aveva acquistato i terreni su cui insistono gli impianti: pensa di chiedere un affitto?». Infine: «Il laghetto per cosa lo facciamo, per la pescasportiva?»
Preoccupate sono anche le scuole sci. Fiorindo Zanon del Limana lo ha detto chiaro: «Se il Nevegal chiude, chiudiamo anche noi. Non possiamo portare i bambini in altre stazioni della provincia, sono troppo lontane».
E se alla fine l’attività sul Nevegal cesserà (non si può sapere, siamo nel campo delle ipotesi) «le responsabilità saranno di Nevegal 2021 e dell’amministrazione De Pellegrin», chiosa Vivaio.