Muore investito sui binari a Villorba, la capotreno farà volontariato
Un risarcimento di seimila euro alla famiglia del giovane morto per accedere all’istituto della Map (messa alla prova) ed estinguere il reato di omissione di soccorso.
In questo modo, la capotreno di Trenitalia Maria Rosaria Castigliola, 41 anni di Povoletto (in provincia di Udine), uscirà prosciolta dal procedimento penale legato al caso della tragica morte di Marco Cestaro, il 17enne di Villorba investito da un treno il 13 gennaio 2017 e spirato dopo tre giorni di agonia.
La capotreno ha presentato, il 18 giugno, in un’udienza davanti al giudice Gianluigi Zulian, attraverso il suo legale, l’avvocato Andrea Castiglione, un programma di lavori socialmente utili per un’ente benefico.
Un programma che prevede 60 ore di lavoro gratuito per la comunità. Una volta completato con successo il programma, il giudice dichiarerà estinto il reato e la capotreno verrà prosciolta con sentenza di non doversi procedere.
Il giorno della tragedia la capotreno scoprì il giovane agonizzante, nei pressi della stazione di Lancenigo, travolto da un convoglio merci che aveva preceduto il suo treno.
La procura le contestava l’accusa di omissione di soccorso perché, dopo aver scoperto il corpo del giovane, si limitò ad avvertire la centrale del compartimento ferroviario, senza accorgersi che era ancora in vita e senza prestargli assistenza fino all’arrivo dei soccorritori, determinando così «un ritardo dei soccorsi di 39 minuti».
Quel pomeriggio era buio e la visibilità era ridotta a causa del nevischio. Il macchinista di un treno merci, dopo aver oltrepassato la stazione di Lancenigo, sentì un tonfo e avvertì subito del fatto la centrale operativa delle ferrovie.
D’accordo con questa, proseguì la sua corsa. La centrale avvertì la capotreno del convoglio del regionale Venezia-Udine, che sarebbe passato di lì a poco, con l’ordine di rallentare e fermarsi se ci fosse stato un investimento.
Ed effettivamente la capotreno trovò il corpo del giovane, senza accorgersi che era ancora agonizzante.
La donna chiamò la centrale del compartimento ferroviario per dare la notizia del ritrovamento del giovane, a suo dire morto. Fu l’operatore della centrale a dirle di risalire in treno e proseguire. «Mandiamo noi sul posto la polizia ferroviaria», le fu detto dalla centrale.
Una volta sul posto, gli agenti della Polfer si accorsero che il giovane era ancora vivo e chiesero l’intervento del 118. Morì tre giorni dopo all’ospedale.