Fine vita, la Regione Friuli Venezia Giulia blocca la proposta di legge. Per la maggioranza «non è costituzionale»
Una pregiudiziale di costituzionalità che incassa 23 sì, 16 no e due astensioni blocca la discussione in Aula sul fine vita.
Muore così, senza nemmeno un dibattito in Consiglio regionale, la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni, che aveva ottenuto 8 mila firme di cittadini nel Friuli Venezia Giulia. Non senza però che gli interventi dei relatori di minoranza evidenzino profonda riprovazione per la scelta della maggioranza (nelle parole di Enrico Bullian del Patto «una forzatura incomprensibile» e «una mancanza di rispetto ai cittadini»), scelta ritenuta atta a non fare emergere le opinioni variegate all’interno della coalizione che sostiene la giunta, come suggerisce Roberto Cosolini (Pd).
In meno di mezz’ora dunque viene liquidata la vicenda. Il consigliere Carlo Bolzonello (Fedriga presidente) presenta la pregiudiziale di costituzionalità invece della sua relazione sulla legge, ricordando che «le disposizioni di volontà necessitano di uniformità di trattamento sul territorio nazionale» e sostenendo che l’Avvocatura generale abbia nel novembre scorso prospettato possibili rilievi sulla proposta di legge perché tocca temi di competenza nazionale. Dunque, per Bolzonello il Consiglio si è mosso nei canali in cui si poteva muovere: audizioni, e l’approvazione della «mozione 38 che promuove le cure palliative».
Non solo, afferma il consigliere, «i due casi recenti in Fvg hanno trovato risposta, segno che la Regione quel che deve fare lo fa». I tre relatori di minoranza non ci stanno, accantonano le lunghe relazioni che avevano preparato sul merito della legge e rispondono a tono al collega.
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Bullian ricorda che i due casi recenti a cui ha alluso Bolzonello si riferiscono a persone – “Anna”, la donna di Trieste che ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito tramite il servizio sanitario nazionale e Martina Oppelli, triestina che ha rivolto al Parlamento un accorato appello chiedendo di poter «morire a casa sua con il sorriso» – che si sono dovute rivolgere alla magistratura. L’esponente del Patto afferma inoltre che il diritto ad accedere a un fine vita dignitoso è già stato incardinato dalla sentenza della Consulta, di cui la proposta di legge è un semplice recepimento.
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E poi affonda: «Altre volte non si sono fatti scrupoli a votare interventi palesemente incostituzionali, come ad esempio i 5 anni di residenza richiesti per le politiche abitative e di Welfare». Cosolini incalza: «Non mi si venga a dire che le cure palliative, per quanto tema importante, possano essere la soluzione alle problematiche di persone tenute in vita da apparecchiature e con una sofferenza senza speranza per sé e i propri cari».
L’esponente del Patto afferma inoltre che il diritto ad accedere a un fine vita dignitoso è già stato incardinato dalla sentenza della Consulta, di cui la proposta di legge è un semplice recepimento. Serena Pellegrino (Avs) invita il presidente a «non nascondersi dietro la pregiudiziale e a legiferare».
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Fedriga risponde a tutto campo, a volte con toni accesi. Si dice «sorpreso» dagli interventi contro la pregiudiziale e lo definisce un «principio di serietà» dato che non si può dire «su un tema così delicato, “giochiamocela, vediamo se ci impugnano”». E su questo punto si accende: «Chi paragona le case popolari al suicidio assistito fa una cosa grave».
Poi rivendica la particolare «cautela con cui ha operato questo Consiglio e questa giunta» che ha avuto la «sensibilità di chiedere un parere preventivo all’Avvocatura dello Stato» che «dice che non rientra nelle nostre competenze». Quindi accusa implicitamente le opposizioni di «utilizzare come scalpo di propaganda una materia così delicata e sensibile». Insomma, per il presidente ci deve essere una «procedura unica a livello nazionale» e sarebbe «una follia» avere diversi trattamenti sui vari territori.
«L’unica via di responsabilità e serietà per non usare la sofferenza delle persone, non può che portarci a votare favorevolmente alla pregiudiale», ha concluso. Si vota: 23 sì, 16 no e due astensioni. Sipario sulla norma sul Fine vita, che conclude così il suo iter in Consiglio regionale del Fvg. Una nota in più: le due astensioni sono di due consiglieri del Pd, Francesco Russo e Marko Pisani.
In Aula, come detto, sul fine vita non parla nessun altro. Piovono però le note dei consiglieri su un tema che è di grande interesse per la società civile. Antonio Calligaris, capogruppo della Lega, approva la pregiudiziale e attacca:
«Le opposizioni hanno voluto illudere i cittadini a cui hanno chiesto una firma». Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia auspica che le istituzioni scelgano «con convinzione la cura, non l'abbandono». Dal gruppo del Patto la promessa di ricorre al “Voto alle Camere” «per stimolare il Parlamento a legiferare».
Nicola Conficoni (Pd) rimarca con amarezza: «Sappiamo tutti che con questo governo nazionale in carica, una norma sul fine vita a Roma non vedrà mai la luce».