Il papà va in cantiere, cade e muore: condannato a sei mesi il figlio impresario
Era il padre dell’imprenditore che si stava occupando di lavori di tinteggiatura e cartongesso all’interno del Palazzo Riva del Giardino, in via Liruti. A dire del figlio, quella mattina Almiro De Monte si era recato nel cantiere per recuperare alcuni materiali che sapeva trovarsi là.
Secondo la Procura di Udine che, a seguito del decesso dell’uomo, avvenuto tre giorni dopo in ospedale, aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo, era caduto da una scala doppia a pioli in legno mentre lavorava alla stuccatura del soffitto sul pianerottolo del primo piano. Dell’infortunio, avvenuto il 26 maggio del 2022, avrebbero dovuto quindi rispondere sia lo stesso Vanni De Monte, 56nne residente a Buja, in quanto titolare dell’impresa in cui il genitore, che aveva 79 anni e abitava a Ragogna, sarebbe stato in qualche modo occupato, sia Angelo Scandolin, 67enne di San Daniele, che del cantiere era il coordinatore della sicurezza.
Il processo che ne è seguito e che, su richiesta della difesa, è stato celebrato con rito abbreviato, si è chiuso con la condanna di entrambi gli imputati a 6 mesi di reclusione, sospesi con la condizionale. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Carlotta Silva, a fronte della richiesta di una pena a 2 anni l’uno avanzata dal pm Barbara Loffredo. Nel procedimento, nessuno dei congiunti si era costituito parte civile, avendo anzi tutti depositato una dichiarazione con cui, preso atto essersi trattato di «fatalità», rinunciavano a qualsiasi risarcimento.
Tesi, quella della disgrazia in ambito lavorativo, sostenuta anche dal difensore di De Monte, avvocato Paolo Dal Zilio, che ha insistito sull’assenza di prove tanto rispetto all’ipotesi che il decesso potesse essere inquadrato come un infortunio sul lavoro, quanto in relazione al presunto rapporto di dipendenza o collaborazione della vittima con l’appaltatrice.
Sarebbe stato l’anziano a prendere l’iniziativa di recarsi nel cantiere, appunto per recuperare i materiali che stava cercando e mentre il figlio era dal commercialista, e quella – ha osservato il legale, sulla scorta delle testimonianze raccolte – sarebbe stata la sesta o settima volta in cui lo si vedeva in via Liruti. A De Monte è stata imputata la mancata redazione di un Piano operativo di sicurezza, con particolare riferimento all’assenza di una previsione di utilizzo di un trabattello per i lavori di stuccatura.
Avrebbe dovuto essere Scandolin – ha precisato il pm nel capo d’imputazione – a verificare la presenza e l’idoneità di tale piano. Forte della consulenza tecnica cui il rito abbreviato era stato condizionato, il suo difensore, avvocato Stefano Buonocore, ha tuttavia osservato come, anche a voler considerare appunto l’anziano un lavoratore, l’infortunio era stato il risultato di un rischio della specifica lavorazione, che è di competenza del datore di lavoro, e non di un rischio da interferenza tra imprese, che è ciò di cui risponde invece il coordinatore della sicurezza. Scontato, quindi, l’appello.—