“Scart. La poesia che si fa”: alla Tarantola di Udine spazio a “Paradiso” di Stefano Dal Bianco
Alla Libreria Tarantola di Udine, venerdì 21 giugno, c’è l’ultimo incontro con gli appuntamenti di “Scart. La poesia che si fa” per la presentazione di Paradiso di Stefano Dal Bianco.
Nato a Padova nel 1961 e senese d’adozione, Dal Bianco ha scritto libri centrali nella poesia italiana: Ritorno a Planaval (Mondadori, 2001, e poi Lietocolle/Pordenonelegge, 2018), Prove di libertà (Mondadori, 2012).
Insegna all’università di Siena, occupandosi prevalentemente di Petrarca, Ariosto, Andrea Zanzotto e del friulano Mario Benedetti. I suoi saggi sono raccolti in Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea (2019).
Paradiso, il libro che si presenterà a Udine, è appena uscito per Garzanti. Per certi versi anomalo nel panorama poetico attuale, sembra che ci sia un ritorno a una poesia genuinamente lirica.
Il libro è privo di quell’ibridazione di testi in prosa e in poesia che pare sempre più la cifra del contemporaneo e che Dal Bianco ha abbandonato poco alla volta. L’impianto del libro è molto semplice e asciutto.
La sinossi recita: «Un uomo se ne va a spasso col suo cane per le strade, i sentieri, i boschi, i campi, lungo il fiume nei pressi di un borgo nelle colline senesi; tutti i giorni, l’uomo e il cane imparano e scoprono qualcosa» in «una sorta di concerto a tre voci, dove la terza è quella del paesaggio».
Nel libro si potrebbero intravedere le annotazioni di un diario, una sorta di resoconto di queste scampagnate. Vengono poste osservazioni e dedotte riflessioni che abbracciano l’universo con un lento atteggiamento panico, forse panteistico: «Quanto sia vasto lo sguardo di uno / che camminando in cresta di collina / si rivolga alla sfera della luna tra le nuvole / e poi a tutto quello che la luce della luna copre, / lo sa, riconoscendo sé».
Ma non c’è nulla di universalizzante, l’io lirico resta sempre umilmente se stesso, sa di essere un uomo che passeggia col cane.
A volte l’io percepisce la prospettiva visuale e di decifrazione del mondo del cane amico: non deteriore, ma altra da quella umana che lo porta a trarre conclusioni parallele alle proprie: “Tito fa una certa invidia / perché il suo occhio è all’altezza dell’erba / e non è costretto a dominare niente / mentre il suo amico si fa serio / dall’alto della sua incostante umanità”. Massimo Natale ha acutamente detto che in “Paradiso” la visione è “condizione fondativa di questa scrittura, capace di registrare le minime variazioni cromatiche e di aprirsi non solo a ogni dettaglio dell’essere, ma addirittura all’invisibile del mondo”.
Ed è tutto un guardare, un osservare, un vedere. Ed è tutto bruchi, fiori, prati, serpi, acque, silenzi, canali, fiori, alberi, ombre, pensieri, rami, sassi, dubbi, cieli: c’è il mondo visto e vissuto dentro questi versi, un mondo che non ruota attorno all’io lirico, ma a cui l’io lirico sa di partecipare perché ne discopre con disillusa meraviglia e con infantile naturalezza la composizione e il funzionamento consueti e ciclici: “L’erba con i ranuncoli è cresciuta / di mezzo metro in una settimana. / È come non ci fosse più il sentiero, / quello che facevamo attraversando il prato / per entrare nel bosco”.
Alle 18, alla Libreria Tarantola di Udine si potrà partecipare alla presentazione e incontrare l’autore. Info: www.scartpoesia.wordpress.com. —