Omicidio del senzatetto a Udine, la versione di Macchi: «Non sono cattivo, mi sono sentito aggredito»
![Omicidio del senzatetto a Udine, la versione di Macchi: «Non sono cattivo, mi sono sentito aggredito»](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/messaggeroveneto/2024/06/21/205956057-fa204f98-8ad3-43e5-bdd2-13bae58cf056.jpg)
Il ventinovenne italo brasiliano è l’unico imputato per la morte di Luca Tisi, ucciso con 85 coltellate nell’aprile 2023
UDINE. «Non sono una persona cattiva. Uccidere non è da me. È stato un incidente. Mi sono sentito aggredito e di conseguenza mi sono difeso. Ho chiuso gli occhi e l’ho colpito più volte. Ho sbagliato, mi dispiace».
Ha invocato la legittima difesa Bruno Macchi, sottoposto a esame, rivolgendosi alla Corte d’Assise nel processo che vede il ventinovenne imputato per l’omicidio di Luca Tisi, 58 anni, originario di Zoppola, ucciso, nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2023, nella galleria Alpi, a Udine, con 85 coltellate.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14372570]]
Incalzato per quasi due ore dalle domande del pubblico ministero Lucia Terziariol, Macchi (assistito dagli avvocati Massimiliano Basevi e Cristian Buttazzoni), ha fornito la sua versione dei fatti.
È apparso lucido e imperturbabile durante il racconto di ciò che è accaduto prima e dopo il delitto.
«Mentre stavo andando a comprare le sigarette mi sono sentito afferrare la caviglia sinistra – ha raccontato alla Corte d’Assise – e a quel punto mi sono inginocchiato e ho estratto il coltello che avevo con me per difendermi.
Ho chiuso gli occhi e ho colpito quell’uomo più volte prima con la mano sinistra e poi, essendo ambidestro, anche con quella destra.
Poi sono andato alla roggia, ho lavato il coltello e le mani e sono tornato a casa, dove ho pulito anche le scarpe.
La maglia che indossavo, invece, utilizzata per pulire per terra, l’ho gettata via».
Tante le incongruenze riscontrate dal pm rispetto ai precedenti due interrogatori cui è stato sottoposto l’imputato.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14273927]]
Ripreso, la notte dell’omicidio, da diverse telecamere installate nella zona, mentre stava raggiungendo in bicicletta la galleria Alpi, dimostrando dunque che si trovava sul luogo nell’ora in cui è avvenuto il delitto, Macchi ha spiegato che la sua intenzione era quella di presentarsi in Questura per confessare l’omicidio.
«Stavo solo aspettando di disintossicarmi dalla cocaina e dall’alcol assunti per due mesi.
Volevo essere lucido e avere le idee chiare su ciò che era accaduto. Sapevo che c’erano le telecamere e che sarebbero arrivati a me.
Non ho avuto il tempo perché sono stato arrestato. Non ho mai pensato alla fuga».
Alla richiesta del pm di spiegare il motivo per il quale, la notte dell’omicidio, Macchi avesse in tasca un coltello da sub, giudicato dal medico legale compatibile con le coltellate inferte a Tisi, il ventinovenne, davanti ai giudici togati Milocco e Lauteri e ai sei popolari, ha risposto che la sua intenzione era difendersi da eventuali aggressioni.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14272885]]
«A volte, soltanto durante la notte e mai di giorno, uscivo con il coltello per motivi di sicurezza. Se ne sentono tante e la mia intenzione era solo quella di difendermi nel caso in cui qualcuno si fosse avvicinato per derubarmi o aggredirmi».
Macchi ha detto di non ricordare, invece, di aver pronunciato, la sera dell’omicidio, come riferito da un testimone, la frase «Ho voglia di uccidere qualcuno».
Il movente resta ancora ignoto. «Non conoscevo Tisi – ha detto Macchi in Aula –. Quella notte ero fuori di me. Ero sotto l’effetto di stupefacenti e alcol ed ero anche esasperato dalle difficoltà con il coinquilino e dai problemi di soldi e lavoro. Non ero io. In Questura ho dichiarato alcune cose che non corrispondono al vero solo perché non ero lucido».
C’è poi la questione legata al ciuffo di capelli di colore biondo immortalato dalla telecamera del tabacchino della galleria Alpi mentre il ventinovenne acquista le sigarette. Poche ore dopo Macchi si è tinto i capelli.
«Siccome dovevo iniziare la stagione a Lignano e mi avevano raccomandato serietà – ha riferito – dopo aver lavato i vestiti mi sono tinto i capelli, che sono tornati scuri, e poi sono andato al bar». Il ventinovenne è rimasto all’interno della galleria 4 minuti e dalle 5.08 alle 5.10 una telecamere privata restituisce urla e lamenti provenienti proprio dalla galleria. Tracce di sangue o dna di Tisi sono state trovate sul muretto della roggia, sulla felpa, sui pantaloni e sulla bicicletta di Macchi. Nessuna traccia, invece, sul coltello e sulle scarpe, il che fa supporre siano stati lavati.
La difesa, durante il controinterrogatorio, ha puntato molto sulla situazione difficile vissuta da Macchi, a cominciare dall’adozione a 6 anni dalle Favelas, i maltrattamenti e il successivo abbandono in una casa famiglia.
Gli avvocati Basevi e Buttazzoni hanno confermato che l’imputato ha reagito a un’aggressione.
«Nonostante l’incalzare delle domande del pm – le parole dei legali – Macchi ha ribadito la sua versione dei fatti dopo che aveva iniziato un percorso per ricostruire la vicenda lontano dagli abusi di alcol e sostanze stupefacenti e dopo aver riacquistato una sorta di serenità interiore.
Da qui si spiegano le diverse ricostruzioni dei fatti che sono state fornite nel corso dei diversi interrogatori. Il prossimo 5 luglio si valuterà la perizia psichiatrica e saranno ascoltati gli ulteriori due testi richiesti dalla difesa».
Venerdì mattina sono stati sentiti il medico legale Carlo Moreschi, Francesco Camaro, direttore tecnico superiore della polizia di Stato, il commissario capo Nicola Gravina, e il commissario Fabio Perin della Squadra Mobile della Questura di Udine.
È stata ascoltata in aula anche la prima telefonata al Nue 112 da parte della donna che per prima ha trovato Tisi steso a terra agonizzante.