Ayoub annegato in Porto Vecchio, l’appello dei famigliari: «Vogliamo sapere la verità»
Il cugino di Ayoub intende riportare la salma in Marocco e si affiderà a un legale: «Strano ciò che gli è successo, perché gli amici che erano con lui sono fuggiti?»
TRIESTE La morte del ventiquattrenne marocchino Ayoub Lakhlalk, annegato la scorsa settimana nello specchio d’acqua antistante i moli III e IV del Porto Vecchio, non convince i suoi familiari che abitano in Spagna, Germania e Marocco.
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E che, attraverso il cugino della giovane vittima, il ventottenne Amine Serbouti, ora chiedono di approfondire l’accaduto. «Vogliamo la verità, vogliamo sapere cosa è successo ad Ayoub», ripete Serbouti. «Stiamo pensando di prendere un avvocato, ma ora ci stiamo occupando del funerale in Marocco e io devo andare in Consolato a Verona».
I dubbi sulla fuga dei connazionali
In effetti il comportamento del gruppo di connazionali che la notte dello scorso 11 giugno si era dileguato, proprio quando il giovane si era tuffato in mare, lascia spazio a dubbi. Solo una ragazza triestina, Sharon, era corsa verso piazza Libertà per chiedere aiuto.
Il ritrovamento
Lì aveva trovato i militari dell’Esercito che, a loro volta, avevano dato l’allarme innescando le ricerche dei sommozzatori dei Vigli del fuoco e delle vedette della Guardia costiera.
Ricerche durate quasi una settimana e concluse la mattina del 16 giugno quando i canottieri della Adria, impegnati in un’uscita di addestramento, si erano imbattuti nel cadavere nei pressi della diga foranea.
La scena ripresa dalle telecamere
Ma la scena del ventiquattrenne che si butta in acqua (quella notte pioveva e tirava vento) è stata ripresa dalle telecamere installate su uno dei magazzini del Porto Vecchio che si affacciano nel punto in cui la vittima si era lanciata: si vede che i ragazzi si allontanano rapidamente anziché soccorrere l’amico in mare.
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La testimonianza di un connazionale non convince il cugino
Serbouti sostiene di aver parlato con uno di quei ragazzi marocchini. «Mi ha detto che quella notte erano tutti ubriachi, stavano festeggiando. E poi Ayoub ha voluto fare il bagno proprio perché era ubriaco e voleva riprendersi, così mi ha detto. Quindi – aggiunge – questo ragazzo mi ha raccontato che Ayoub si è buttato, ma non riusciva a risalire sul molo e che lui ha provato a salvarlo ma c’era corrente forte. E in quel punto ci sono anche gli scarichi a mare...e quindi non riusciva. Questo mi ha spiegato lui, ma sinceramente non so se sia vero. Purtroppo non ho potuto chiedergli della fuga – continua – perché quando ci ho parlato non si sapeva ancora che c’erano le immagini delle telecamere in cui si vede che gli amici scappano. A me sembra tutto strano, mio cugino sapeva nuotare bene, avevamo fatto il bagno assieme tante volte».
Come si piega la fuga? Ayoub forse si è tuffato perché fuggiva da un’aggressione?
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Ayoub a Trieste da un anno e mezzo
Il ventiquattrenne, che aveva perso entrambi i genitori (ha un fratello di 18 anni in Marocco), era a Trieste da un anno e mezzo, mentre in precedenza abitava in Spagna dalla zia. «Per un periodo ha abitato assieme a me a San Giacomo – ricorda Serbouti – poi se n’è andato e viveva in un magazzino del Porto Vecchio. Non lavorava, era un bravo ragazzo, gli piaceva fare canzoni rap».