Sior Todero alza il sipario al Rossetti di Trieste, “Pessoa” di Wilson superstar e Alessio Boni dà voce a Magris
Apertura l’1 ottobre con Goldoni e Franco Branciaroli diretto da Paolo Valerio. Tra le ospitalità “La locandiera” con Sonia Bergamasco, ma ci sono anche Sissi e Bottecchi
TRIESTE. “Il più grande regista del mondo”. E poi: “Una fra le più autorevoli formazioni musicali europee”. Poi ancora: “La più brava attrice italiana” e “Gli autori che hanno dato maggior visibilità a Trieste nella letteratura italiana del '900”. Non risparmia i superlativi, Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile Fvg, nell'annunciare le stelle della nuova stagione 2024-2025. Una costellazione che da ottobre tornerà a registrare i tutto-esaurito nella sala principale e nella sala Bartoli del Rossetti.
Il “teatro con le stelle” - com'è oramai conosciuto l'edificio di viale XX settembre - ha visto presentati ieri al pubblico i futuri cartelloni. Ed è logico che Robert Wilson, i Wiener Symphoniker, Maria Paiato, il tridente Svevo-Saba-Joyce, rispondano perfettamente alle definizioni, fulminee e calzanti, che ne ha dato Valerio.
Ma scorrendo con inevitabile velocità i quasi novanta titoli che verranno allestiti nelle due sale, si ha l'impressione di uno sciame cosmico. Perché la programmazione mette uno dopo l'altro, a cadenza ravvicinata, altrettanti protagonisti, autori, titoli, da giustificare una presenza davvero cospicua di pubblico: oltre 204mila nella stagione scorsa. Il che ha voluto dire “un numero superiore agli stessi abitanti della città”, come ha rilevato con orgoglio il presidente del teatro, Francesco Granbassi. Dato assolutamente unico in Italia, fatte le debite proporzioni.
Così il Rossetti e tutto il suo staff si allenano per confermare il successo anche per l'entrante stagione 2024-2025, che si aprirà il primo ottobre con “il campione indiscutibile dei commediografi italiani”. Ad aprire in autunno la sala del Rossetti sarà infatti “Sior Todero brontolon” di Carlo Goldoni, protagonista un bizzoso e “rustego” Franco Branciaroli, circondato da attori che il pubblico di Trieste ben conosce, oltre che dalla curiosa apparizione dei Piccoli di Podrecca, le storiche marionette che lo Stabile ha in affidamento.
A Goldoni, maestro di europeismo teatrale, sono del resto consegnati, nel corso dei sette mesi successivi, altri titoli. Dallo spettacolo probabilmente più bello visto quest'anno sui palcoscenici italiani, “La locandiera” (protagonista Sonia Bergamasco, regia di Antonio Latella), al raro e inedito “L'incognita” (riscoperto e diretto dallo specialista Piermario Vescovo). Dal “Servitore di due padroni” con Andrea Pennacchi, alla lettura dei “Mémoires”, in collaborazione con l'Università degli studi.
Si parlava in apertura, del più grande regista del mondo. Titolo che oggi spetta sicuramente a Robert Wilson, ottantaduenne regista texano, visionario architetto dei più significativi spettacoli del secondo '900 e delle successive decadi. Da “Einstein on the beach” (1976) al recentissimo “Pessoa. Since I have been me”, programmato a febbraio al Rossetti e dedicato al più conosciuto fra gli scrittori portoghesi, frutto di una coproduzione internazionale che vede lo Stabile Fvg consorziato con Lisbona e Parigi.
Del tutto city-specific sarà invece “26 ottobre. Un mare di ombrelli”, data che rievoca un momento fondamentale nella storia di Trieste, il ricongiungimento all'Italia nel 1954, a distanza di 9 anni dalla fine della guerra. Scritto da Gianni Gori, musicologo che a quell'evento, bambino, era presente, lo spettacolo nascerà e si svilupperà sotto gli occhi del pubblico come un radiodramma, trasmesso anche alla radio dalla sede Rai del Fvg.
Attenzioni particolari merita pure “Il vetro della clessidra”, silloge di alcuni scritti di Claudio Magris (lo Stabile nel corso degli anni ha già allestito tutto il suo teatro) affidati alla voce di Alessio Boni, guidata Paolo Valerio.
La mitologie locali tornano anche in “Sissi l'imperatrice”, scritto da Roberto Cavosi (protagonista Federica Vincenti) e in “Quelli di Basaglia a 180°”, nuova produzione dell'Accademia della Follia. Poco distante è anche la figura di Ottavio Bottecchia, “el furlan de fero”, primo italiano a vincere nel 1924 il Tour de France, quintessenza del ciclismo eroico, rievocato in un monologo da Klaus Martini.
Ma queste non sono che alcune tra le produzioni annuali dello Stabile. Ben più nutrito, più di 80 titoli, si diceva, è il cartellone delle ospitalità. Nell'impossibilità di elencarle tutte (come invece è riuscito a fare, a perdifiato, in soli 16 minuti, il direttore Valerio), ne segnaliamo alcune che, per la qualità degli interpreti e della regia richiameranno diversi tipi di pubblico. Per la prosa: Maria Paiato, Cristiana Capotondi, Flavio Insinna, Simone Cristicchi, Sergio Rubini, Elisabetta Pozzi, Daniela Giovanetti, Moni Ovadia, Lino Guanciale. Per musica: Ligabue, Samuele Bersani, Giovanni Allevi e la leggenda dell'hard rock ledzeppeliniano: Robert Plant. Per la danza: un lavoro coreografico su Chopin (Andrea Bolognino), un altro sui valzer (il 2 gennaio con la compagnia Daniele Cipriani), un curioso Otello in versione tango (Luciano Padovani) e la compagnia di Michele Merola in “Ballade”. Da segnalare, oltre ai musical di cui parliamo sotto, anche la rassegna Circo e Family.