Wimbledon, Berrettini: “Con Sinner difficile ma questo è un posto speciale”
Wimbledon non poteva iniziare meglio per Matteo Berrettini. Nonostante un piccolo fastidio alla schiena il romano ha infatti vinto il suo primo match contro l’ungherese Fucsovics in quattro set. Ora ad attendere Matteo ci potrebbe essere il temibile derby tricolore con Sinner. Ecco le parole di Berettini ai giornalisti presenti a Londra.
D: Pensi di poter battere Sinner? Cosa serve per vincere?
B: Penso di poterlo battere perchè altrimenti non entrerei in campo (ride), è ovvio che dovrò giocare una partita molto buona: è il numero uno del mondo, è il giocatore più in forma del circuito insieme a Carlos e sta facendo delle cose incredibili. Ma questo è un posto speciale per me, quindi entrerò in campo con la consapevolezza di potergli fare male tennisticamente parlando. Io dal punto di vista tattico non ho tanti segreti, il mio gioco si basa su determinate cose e dovrò cercare di farle al meglio possibile. Lui è migliorato tantissimo in tantissimi aspetti del suo gioco, al servizio ad esempio, ma anche a livello di tocco. Sarà un match molto difficile ma mi alleno per queste battaglie.
D: Come stai con la schiena? Con quello che hai dovuto attraversare come ti comporti quando senti un dolore?
B: Diciamo che ci sono aree del mio corpo che sono più sensibili e aree che lo sono meno. Ad esempio se sento un dolore al piede riesco facilmente a sopportarlo mentre quando si tratta di altre zone sono molto più sensibile e mi spavento più facilmente. È sempre difficile dosare, poi quando colpisco cerco sempre di mettere tutta la forza che ho. Quindi ho avuto un set in cui mi sono concesso di uscire un po’ dalla partita, per fortuna si gioca tre su cinque. Mi sono detto: “So che troverai la maniera per affrontare questa cosa”, l’ho fatto e sono molto orgoglioso.
D: Eri considerato uno spauracchio nel tabellone non essendo una testa di serie. Ma è meno contento Berrettini di incontrare Sinner o Sinner di incontrare Berrettini?
B: Da una parte ero pronto a giocare delle partite toste come l’anno scorso, è ovvio però che essendo lui il numero uno del mondo poteva andare un po’ meglio. Credo che pure lui guardando il tabellone abbia detto “wow”. Qui ho giocato una finale, ho vinto sull’erba, contro un italiano non è mai facile giocare e l’unica volta in cui abbiamo giocato è stato un bellissimo match. Secondo me è pari, lui arriva con una fiducia e una forma migliore ma il tennis è bello anche per questo.
D: Tra quelli che sono qua solo tre giocatori hanno vinto più tornei di te su erba. Questo ha un valore per te?
B: Sicuramente è motivo di orgoglio, non me lo sarei mai aspettato la prima volta in cui ho giocato qua. Sicuramente ricorderete il mio match contro Sock e poi l’uscita con Simon. Sono uscito dal campo e ho detto a Vincenzo: “Secondo me su questa superficie ho bisogno di più tempo”, ma come al solito aveva ragione lui. Da una parte mi fa strana ma dall’altra mi rende molto orgoglioso, il mio gioco è nato e cresciuto sulla terra ma ora la mia superficie è l’erba. Questo vuol dire che sono riuscito ad uscire da una comfort zone.
D: Ti aiuta ricordare qualcosa di quel torneo di Wimbledon? L’atmosfera, gli odori, dei particolari…
B: Sì, io ho una memoria tipo computer di molti punti delle mie partite. L’altro gioco mi sono allenato con Zverev sul campo 3 e mi sono ricordato della prima partita con van de Zandschulp. Mi ricordo tante cose, soprattutto i momenti belli e i momenti di difficoltà. Ad esempio in una partita che avevo vinto in quattro set mi ricordo che mi chiedevo pazienza, mi sentivo più forte ma non riuscivo a scavallare. Quelle cose aiutano soprattutto quando sei in situazioni come quelle di oggi in cui sei 2-0 sopra e vai 2-1. Mi sono detto: “Ti è già successo mille volte”. Quindi a volte aiuta, e soprattutto nei momenti di difficoltà qualche highlights me lo guardo (ride).