Il 90% in sciopero e il porto di Monfalcone si ferma: «Organici, sicurezza e salari, così non va»
MONFALCONE. Sono al terzo giorno di presidio dell’ingresso di Portorosega i portuali di Monfalcone.Venerdì sarà il quarto. Lo sciopero per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro è stato proclamato per martedì e mercoledì dalla Uiltrasporti e giovedì e venerdì da Filt Cgil e Fit Cisl, ma la partecipazione a livello locale è stata “trasversale”. A dare così la misura del sostegno alle rivendicazioni avanzate a livello nazionale per l’adeguamento dei livelli salariali e il rafforzamento della sicurezza sul lavoro, ma anche del malessere esistente nel porto di Monfalcone, tra i suoi lavoratori in banchina, in totale 322.
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«L’adesione è stata altissima, siamo attorno al 90%, e il lavoro in banchina è pressoché fermo», ha detto Alessandro Fedel delegato della Cgil nella Rsu della Compagnia portuale Monfalcone. «Ci sono i temi nazionali, il fatto che al posto degli adeguamenti salariali ci propongono il welfare e che non c’è il riconoscimento del lavoro usurante – ha spiegato ieri, affiancato dai delegati delle altre imprese portuali – ma la gente è stanca per moltre altre cose». Il segretario regionale della Filt Cgil Saša Čulev, ieri in Calabria, ne indica una: le mancate assunzioni a integrazione di organici insufficienti. «Mancano almeno 40 lavoratori per tutto il porto, circa il 15% della forza lavoro attuale, che si trova a operare con squadre ridotte o doppia turnazione – ha detto –. Cose già denunciate all’Autorità portuale di sistema. Quest’anno non ci stati cali tali dei traffici da giustificare il blocco».
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«L’età media dei portuali è alta e le condizioni del porto sono pessime», ha aggiunto all’esterno dell’ingresso del porto Fedel. Il delegato della Cisl nella Rsu di Cpm, Luca Visintin, assieme ad Ares Artico Corazza, delegato della Cgil dell’impresa Alto Adriatico, e Roberto Cirillo, delegato Cgil della Midsea, sono entrati nel dettaglio, confermando che «le banchine e la viabilità sono in condizioni pessime: circoliamo a 15 all’ora, anche se il limite sarebbe di 30, e abbiamo comunque la schiena distrutta. L’illuminazione è inadeguata anche se è aumentato il lavoro notturno. I mezzi poi, sono quelli che sono». Gli investimenti promessi, «almeno da Fhp al momento, tre anni fa, dell’acquisizione della Compagnia portuale, francamente non si sono visti», hanno affermato ieri i delegati dell’impresa portuale. «C’è poi il tema delle polveri – hanno spiegato sempre ieri i rappresentanti sindacali dei lavoratori –. Non c’è uno spazzamento adeguato. Le mascherine ci sono, ma la polvere comunque ti riveste».
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I delegati hanno sottolineato poi gli aspetti legati alla sicurezza e al primo soccorso («qua entrano 200 camion al giorno e stiamo parlando anche di quei lavoratori»), ma anche l’esigenza, come ha affermato lo stesso Fedel, di «tornare a fare formazione in modo serio». Tanti i motivi di malessere, quindi, che hanno spinto a Monfalcone la partecipazione allo sciopero nazionale, legato al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, a quote altissime. «La sensazione complessiva è veramente di essere una realtà di serie B all’interno dell’Autorità portuale», ha aggiunto Fedel: «È una sconfitta totale, se lasciamo questa situazione a chi può venire dopo di noi». Il presidio, che ha ricevuto la visita di solidarietà del consigliere regionale del Pd Diego Moretti, proseguirà anche venerdì dalle 7 alle 20.