Niente cellulare, sì al diario e alla penna: i pareri opposti sulla nuova circolare Valditara
In un’intervista a Sky TG24, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato che dal prossimo anno sarà vietato l’utilizzo dei cellulari in classe, anche a scopo didattico, fino alle scuole medie.
La decisione è stata presa dopo che diversi studi scientifici internazionali hanno accertato che l’abuso del cellulare, soprattutto nei giovani, provoca una serie di conseguenze negative. “Diversi studi scientifici internazionali hanno accertato che l’abuso del cellulare, soprattutto nei giovani, nei ragazzi, nei bambini, provoca una serie di conseguenze negative, quindi difetti di memorizzazione, capacità di concentrazione, incide sulla capacità di concentrazione, persino sulla fantasia e sulla creatività”, ha spiegato Valditara.
Il ministro ha anche sottolineato che l’obiettivo è quello di educare i ragazzi a un uso corretto degli smartphone e avvertirli dei rischi degli smartphone. “Questo perché tra l’altro sappiamo quante insidie si nascondano nel web e si nascondano proprio con un uso dei cellulari non appropriato”, ha aggiunto.
Valditara ha anche parlato dell’importanza di valorizzare il diario e di responsabilizzare i ragazzi, anziché lasciare che siano sempre connessi ai loro cellulari. “Il consiglio ai genitori è quello di non dare in mano a un bambino di 6-8 anni un cellulare senza il loro controllo e tra l’altro c’è un altro elemento che io ritengo molto importante, l’aver valorizzato il diario, ha detto il ministro.
Secondo Valditara, questa mossa aiuterà i bambini a riabituarsi al rapporto con la penna e la carta, contrastando il dilagare delle “nuove tecnologie sempre e comunque”. Il ministro ha sottolineato l’importanza di questo cambiamento: “Noi dobbiamo riabituare i nostri ragazzi al rapporto con la penna e con la carta.”
Noi abbiamo raccolto due pareri opposti che qui vi proponiamo. Lo scrittore padovano Ferdinando Camon è favorevole all’ordinanza del ministro. Caterina Munari, studentessa al quinto anno di Liceo e vincitrice del Premio Lago 2024, è contraria.
Quell’amato vecchio diario su cui abbiamo scritto le nostre vite
di FERDINANDO CAMON
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Il ministro dell’Istruzione ha ribadito alcune decisioni importanti, con le quali intende far partire una nuova epoca nella scuola. Le decisioni più influenti sono due: il divieto dei cellulari in classe sarà assoluto, e ritornerà l’uso del buon vecchio diario scolastico di carta. Ci eravamo dimenticati del diario scolastico.
Ci pareva anticaglia. Invece se ne rimpiange l’utilità, la necessità: nel diario scolastico il bambino di domani, come quello di ieri, scriverà a mano con la biro i compiti che ha da fare per domani, per dopodomani e per tutta la settimana, e quando arriva l’estate i compiti che deve fare durante le ferie.
Quel diario è il compagno della sua vita. Lì ci ha scritto i compleanni degli amici, le feste a cui ha promesso di andare, e ora ci scrive i temi e gli esercizi da fare, giorno per giorno. È importante poter valutare con un colpo d’occhio il lavoro che t’aspetta, e che dovrai smaltire appena potrai. Il diario scolastico di carta, dove annotare tutto ma proprio tutto, diventerà domani, com’è stato fino a ieri, l’opuscolo da consultare più spesso nella vita. I genitori lo sanno, e se sono curiosi della vita del figlio (tutti lo sono, cioè volevo dire tutti lo siamo), sbirceranno in quel diario quando il figlio non li vede, o quando dorme, per cogliere qualche confessione o qualche segreto. O magari qualche nome.
Sono sicuro che i miei genitori l’han fatto con me. Se io l’ho fatto con i miei figli, qui non lo dico. È la maledizione dell’esser padri, voler sapere tutto e dare tutto a delle persone che non ti dicono niente ma proprio niente. Il diario scolastico era anche, e dovrà tornare ad essere, un ponte tra scuola e famiglia: se un genitore ha da dire qualcosa a un professore, la dirà sul diario, e sul diario il professore risponderà. Il diario sarà acquistato a inizio anno scolastico, e sarà un prodotto in concorrenza con tutti i prodotti simili.
Ai miei tempi, i diari erano illustrati, c’erano illustratori famosi, che poi illustravano anche le storie a fumetti che riempivano i settimanali per noi studenti. Alcuni veramente geniali. Il diario scolastico è un documento delicato che noi trattiamo con indifferenza. È un pezzo della nostra vita. Io ho buttato via i diari della mia scuola media, del ginnasio, del liceo, ma se li avessi conservati li guarderei ogni tanto con rispetto, nostalgia e commozione.
Fa bene il ministro a ripristinare il diario scolastico. E fa bene a definire “assoluto” il divieto del cellulare in classe. Non del tablet o del computer, che può essere usato sotto la guida del professore, ma del cellulare che è sempre un impedimento a seguire le lezioni. In passato si è provato con i cellulari spenti, ma non basta: se un ragazzo ha in tasca il cellulare spento e silenziato, sta sempre attento a sentire se vibra, nel qual caso chiede subito di poter uscire per capire chi è che lo chiama. No, né acceso né spento, il cellulare non ci dev’essere in classe.
Cellulare e lezione, cellulare e scuola, son due contrari.
Il mondo moderno chiede ben altro, la scuola se ne faccia una ragione
di CATERINA MUNARI
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No all’uso del cellulare, anche se per fini didattici, e sì al diario cartaceo, perché i ragazzi devono imparare di nuovo a scrivere. Così è scritto nelle nuove circolari che il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha illustrato il 10 luglio al convegno romano “La scuola artificiale. Età evolutiva ed evoluzione tecnologica". Insomma, nuove restrizioni per una scuola sempre meno nuova, che affronti la temuta trasformazione digitale in sicurezza…
Ma siamo sicuri che sia davvero un passo avanti, e che in questo nuovissimo mondo una scuola così abbia ancora senso?
Dopotutto, ai tempi della pre-digitalizzazione e della carta e penna tanto care a queste nuove riforme, il liceo lo si chiamava ginnasio, dal latino gymnasium, “palestra”. La scuola voleva e vuole essere, cioè, una palestra, un luogo di esercizio e preparazione per il futuro e per il mondo esterno. E se questo mondo cambia, a rigor di logica dovrebbe cambiare anche il modo di prepararsi ad esso, la sua “palestra”.
Invece, più questo mondo cambia, più sembra che sulla scuola si faccia marcia indietro. Ma vediamo bene le nuove indicazioni: “Ho firmato una circolare che vieta dal prossimo anno scolastico l'utilizzo del cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico, [...] fino alle scuole medie. E questo ovviamente non significa l'uso del tablet o del computer che devono essere però utilizzati sotto la guida del docente". Queste le parole del ministro. Insomma, no a cellulari e sì a tablet e computer, se con fini didattici. Ma tra questi dispositivi cosa cambia?
La risposta è «niente», perché social media e app di messaggistica non ci sono solo sui telefoni e quindi possono essere usati comunque, anche considerato che il docente può difficilmente tenere sotto controllo tutti gli schermi dei ragazzi. La vera differenza è che ormai il cellulare ce l’hanno tutti, mentre un tablet o un computer no, quindi vietare l’uno e permettere gli altri rischia di aumentare le differenze all’interno delle classi, creando un’evidente divisione tra chi se li può permettere e chi no, il che non è una grande idea in un’ottica di contrasto al bullismo e alla disuguaglianza.
Certo, gli smartphone non sono privi di pericoli, e spesso si può parlare a buon titolo di dipendenza da social media e giochi online; forse si stava addirittura meglio quando non c’erano, ma ormai li abbiamo tutti, e vietare ai ragazzi di tenerli in classe non impedisce loro di usarli a casa per tutto il pomeriggio. Forse, visto che tornare indietro nel tempo non si può, la scuola dovrebbe anzi accettarli e insegnarne un giusto uso, mostrare ai ragazzi che possono avere il telefono con sé senza esserne assorbiti, che il cellulare è uno strumento come gli altri, da appoggiare sul banco e prendere in mano quando serve, come un temperino o una calcolatrice.
Forse questo divieto fa venire loro ancora più voglia di usarlo, suonata la campanella, e alimenta l’idea che il telefonino non si possa dominare, che distragga talmente tanto da non poterlo neppure tenere in cartella… non un ottimo modo per educare ad un uso equilibrato e consapevole. Per quanto riguarda l’introduzione dei diari, invece, e del “rapporto con la penna e con la carta" che queste riforme vogliono tutelare, c’è da dire che un diario cartaceo non è mai stato vietato, e che spesso i ragazzi continuano ad averne uno, ma preferiscono usarlo poco perché è più comodo controllare online quello che scrive il docente che rischiare di copiare sul diario i compiti sbagliati.
E poi, insomma, la bella grafia e il “rapporto carta e penna” sono molto romantici, ma nel mondo del lavoro non saranno più richiesti, e forse è tempo che anche la “palestra” accetti la dura verità, e si adegui almeno un po’ a quello a cui deve preparare i nostri ragazzi.