WTA Palermo: Zheng tramortisce Cristian e trova Parry, Muchova passa ma solo dopo due tie-break
PALERMO - Qinwen Zheng rifila un doppio 6-1 a Jaqueline Cristian. Servono invece 2h58' a Diane Parry per piegare la connazionale Paquet. Muchova costretta agli straordinari per superare Sharma
Dal nostro inviato a Palermo
[1/WC] Q. Zheng b. [7] J. Cristian 6-1 6-1
La Regina di Palermo non vuole essere detronizzata, non vuole abbandonare il suo trono: Qinwen Zheng demolisce la testa di seri n.7 Jaqueline Cristian con un sonoro doppio 6-1 in poco più di un’ora e dieci minuti di partita. Per la finalista di Melbourne è la seconda semifinale del 2024, la prima la disputò proprio in Australia. Prima che l’incontro prendesse forma, è andato in scena un momento di altissimo tenore emotivo e di acuta sensibilità morale: le giocatrici, il giudice di sedia, gli spettatori e la tribuna stampa hanno osservato un minuto di raccoglimento nel ricordo della strage di Via D’Amelio che portò alla morte del magistrato Paolo Borsellino e della sua scorta: uomini colpiti perché simboli, come era accaduto 57 giorni prima nella strage di Capaci, della lotta a Cosa Nostra.
Nei precedenti confronti diretti, la ventiseienne di Bucarest era avanti 1-0 nel circuito maggiore: le due giocatrici si erano affrontate sempre qui a Mondello nei quarti dell’edizione 2021 con netta affermazione della rumena.
Primo Set: Cristian non ha un piano B, Zheng in scioltezza
Se la cara Jaqueline intende riproporre la stessa tattica che aveva fruttato e non poco contro Lucia Bronzetti, ha sbagliato qualche calcolo nei suoi programmi. Perché Qinwen è una Top Ten, se vuoi batterla non puoi limitare il tuo gioco ad un palleggio di pressione da fondo campo: d’altra parte, però, Cristian non ha tante altre possibilità. Il suo tennis è quello, non ha l’opportunità di affidarsi ad un piano B o a soluzioni diverse. E se l’incontro si dispiega su queste note tattiche, non c’è partita che tenga. A questo ritmo, Zheng è troppo superiore. La sua penetrazione di palla, la sua velocità di crociera non è sostenibile per la rumena. Il tutto si riassume nello schiocco della sfera, il cui rumore che riecheggia con decibel differenti fa capire la pasta diversa delle esecuzioni in questione.
Al primo cambio di campo, la percezione che si è avuta su ogni punto è che la ventunenne di Shiyan stia giocando al suo 60/70%, mentre sembra che la nativa di Bucarest stia facendo affidamento a tutte le proprie risorse mentali e tecniche per venire a capo dell’arduo compito. Eppure, in netta controindicazione con gli sforzi fisici finora profusi, al primo passaggio dalle panchine, il punteggio recita 2-1 e servizio per la campionessa uscente. Già nel primo game della partita, inoltre, la testa di serie n.7 aveva dovuto cancellare un break point. Quando la n.66 del mondo torna a servire, la giocatrice dell’Est Europa va subito sotto 0-40. Riesce a risalire fino alla parità, ma alla quarta chance che concede capitola.
Gli scambi diventano sempre più lunghi ed estenuanti, dei veri e propri bracci di ferro: un colpo in più che pian piano logora Jaqueline. I suoi colpi sono meno profondi, meno carichi e meno rapidi. Cristian non sa più cosa fare, commette due pesanti gratuiti dal lato destro e spiana la strada verso il doppio-break asiatico che significa primo set in cassaforte per Queen Zheng.
Emblematico, in relazione all’ampio divario emerso sinora, il punto andato in scena sul 15-30 del sesto game con la classe 2002 al servizio: scontro fisico clamoroso con accelerazioni in progressione, dopo oltre 20 colpi la ’98 di Bucarest non ne ha più e prova ad uscire dallo scambio con una palla corta – non certamente il fiore all’occhiello del proprio tennis – che si ferma in rete (5-1).
Prima di passare in archivo, la frazione d’apertura ci dimostra come quando voglia, la numero 7 WTA sia in grado anche di variare il proprio spartito: chop difensivo, back di rovescio ad ammortizzare la pressione rivale, smorzata dal lato sinistro nascosta perfettamente. 6-1 in 42 minuti di gioco.
Numeri abbastanza impietosi in battuta per la tennista romena: 57% di punti vinti con la prima contro più del 70% cinese. Addirittura tra le seconde di servizio il dislivello sale ancora: 25% Romania, esattamente 70% Cina.
Secondo Set: Cristian sempre più nervosa, Zheng sul velluto
La musica non cambia nella seconda frazione, anzi per certi versi il gap cresce ulteriormente: Zheng in 16 minuti va sul 3-0 spingendo che è una meraviglia col dritto da cui raccoglie un sacco di vincenti. Nell’altra metà campo, invece, cresce il nervosismo nella testa e nel corpo della giustiziera di Bronzetti. La sfida è ampiamente conclusa, nel secondo set il parziale totale recita 24 punti a 7 per la numero 1 del draw: ancora 6-1 (durato 12 minuti in meno del primo) di una glaciale e stordente nel suo dominio, Regina Zheng.
[4] D. Parry b. C. Paquet 7-5 1-6 6-4
La quarta forza del tabellone palermitano, la ventunenne francese Diane Parry, sconfigge con il punteggio di 7-5 1-6 6-4 in poco meno di tre ore di match la connazionale di otto anni più grande Chloé Paquet.
Per la classe 2002 della Costa Azzurra, si tratta della seconda semifinale a livello di circuito principale dopo quella recente sull’erba di Nottingham. E’ inoltre la terza vittoria su altrettanti incontri disputati a Mondello che la numero 58 WTA ottiene al parziale decisivo, prima del torneo era 5-10 in stagione al terzo set. Alla fine, il computo complessivo dei punti premia amaramente la nativa di Versailles: 98 a 92.
Primo Set: le variazioni di Parry sono più forti della solidità di Paquet
La più quotata delle due francesi in campo, Diane, è la prima a servire: ma non è felice il suo inizio, solamente 4 prime su 8 facendo un solo punto. A questo si accompagnano 3 gratuiti di dritto e la frittata è completa. Break immediato, seppur ai vantaggi, per la trentenne di Versailles.
Paquet per ora non sta facendo nulla di straordinario, si limita – si fa per dire – ad essere estremamente solida (2-0). Parry ha molta più sensibilità con l’attrezzo, è uno spettacolo per gli occhi ammirare ammaliati quando esegue sbracciate monomane intercalate con slice di primissimo livello.
Però per vincere una partita di tennis non basta essere belli in modo sporadico, c’è da mettere sostanza dentro un incontro. È necessario spingere a dovere e in maniera lucida, trovando il vincente quando il momento lo richieda. Così, dopo le iniziali titubanze la ventunenne nizzarda prende in mano la contesa incominciando a far fioccare palle corte di rara bellezza abbinata a produttività.
Alla povera Chloé viene il mal di testa, perché finché si gioca un tennis più regolare la sua maggiore consistenza dettata anche dall’esperienza può rappresentare veramente una chimera difficilmente superabile dalla classe 2022; ma qualora la sfida diventasse un confronto di variazioni la classe ’94 non avrebbe alcun mezzo utile a contrastare la n. 58 WTA.
Tuttavia pur continuando a regalare perle luccicanti, tra cui anche splendide discese a rete con demi volée pregiatissime, Parry stenta a decollare in termini di stabilità e costanza. Sbaglia ancora troppo e il suo tennis è finora costellato eccessivamente da alti e bassi. Infatti, va più vicina Paquet al nuovo vantaggio che Diane a prendersi per la prima volta la testa della partita: per fortuna della n.3 di Francia sul 2-2, 30-30 il dritto della n.115 al mondo termina lungo – la transalpina della Costa Azzurra si era difatti complicata nuovamente la vita con il 2 doppio fallo del suo match.
Appena comunque scende un attimo il livello complessivo di Paquet e contestualmente Diane riscopre maggiore solidità e qualche prima in più – sinora quasi non pervenute – le categorie di differenza ben esemplificate dalle rispettive classifiche si riappropriano del loro reale valore: break Parry nell’ottavo game e possibilità di servire per il set sul 5-3. La monomane francese si costruisce due set point consecutivi, salendo sul 40-15 ma nel momento propizio manca di cinismo e alle fine due sbavature dal lato destro le costano il contro-break – stavolta è lei a subirlo (5-4). In questa circostanza, Diane è bravissima a resettare immediatamente e sfruttando una reattività di gambe di Chloé che adesso latita parecchio si porta 15-30 ma ancora una volta non riesce ad infliggerle la resa definitiva (5-5).
Se ci fosse una giustizia sportiva, per la completezza del loro gioco e per le cose diverse – ormai introvabili sul campo da tennis – che fanno vedere dal punto di vista tecnico, la finale dei sogni dovrebbe essere Parry-Muchova. Poi è chiaro che il livello generale di Zheng è superiore -probabilmente – allo stato attuale a tutte le altre contendenti, ma ad esempio poter osservare gli ultimi due punti dell’undicesimo game, con la nizzarda in battuta, chiusi da un chop di dritto e poi dallo schema rovescio tagliato incrociato, palla corta a chiamare in avanti l’avversaria, passante vincente stretto è una manna proveniente dal cielo tennistico.
Due game più tardi dopo lo spavento vissuto da Paquet nel decimo gioco, ci risiamo. La più esperta delle cugine d’Oltralpe si mette nei guai da sola: sul 6-5, avanti 30-0 compromette la frazione con alcuni scelte rivedibili. Spreca due palle game, 2 doppio fallo nel frangente meno opportuno e al primo vantaggio esterno cede il parziale. Parry può così chiudere al terzo set point, dopo i due sul 5-3, per 7-5 in 1h08‘.
Secondo Set: Parry non pare essere a posto fisicamente, Paquet gozzoviglia
Ad aprire le danze nella ripresa agonistica, lo stesso andamento di avvio gara: 2-0 per la nativa di Versailles. In quest’occasione, però, sarebbe potuto andare in scena tranquillamente un contro break nizzardo: Diane ha difatti avuto a disposizione tre chances di 1-1, di cui le prime due consecutive sul 15-40. Parry, di contro, prosegue ad esprimere un tennis fantascientifico per quelli che sono i canoni delle spara-palle moderne: attacchi in slice, chip and charge, rovesci ad un mano in accelerazione inframezzati da soluzioni iper cariche di spin e rotazione.
Ciononostante, Parry prosegue nelle proprie dinamiche di gioco fatte di up and down mancando sempre di quel pizzico di concretezza in più che le servirebbe. I due successivi turni di battuta non regalano emozioni, ambedue tenuti a zero. Al contrario, sul 3-1 15-15 la testa di serie n.4 si piega in due toccandosi la schiena – era già accaduto una volta in precedenza -. Nel frattempo il punteggio dice 4-1 in favore della tennista dell’Ile de France.
A bordo campo, come d’altra parte sta avvenendo in tutti gli incontri da quando è cominciato sia che si tratti della sessione diurna che di quella serale (in questo caso a farla da padrona è l’umidità): le giocatrici sulla loro panca sono munite dei classici “salsicciotti ghiacciati” e di ventilatori.
L’ex n.49 del mondo ha un sussulto d’orgoglio nel sesto game, si procura due opportunità per quantomeno accorciare le distanze ma come già accaduto pedissequamente sull’1-0 manca malamente il 15-40.
È l’ultimo motivo d’interesse del parziale: Paquet sale sul 5-1 e poi centra anche il terzo break del set, il quinto messo a segno nel match. 6-1 in 42 minuti ed equilibrio ristabilito.
Le giocatrici lasciano il campo per 10 minuti di pausa per via del caldo, comunica tramite la sua radio il giudice di sedia Alessandro Giordano.
Terzo Set: girandola di break, alla fine a sorridere è Parry
A scattare meglio nella frazione decisiva è Parry che vola subito sul 2-0, ma dura pochissimo il vantaggio nizzardo. Paquet riaggiusta il mirino, salendo di livello in particolare con il rovescio bimane, e aggancia l’avversaria sul 2-2.
Dopo una serie di vicendevoli favori – vanno in scena quattro break consecutivi, dal 2-2 al 4-3 – la monomane di Francia sferra lo strappo risolutivo. Tuttavia, al servizio per rendere realtà il suo passaggio in semifinale soffre ancora tremendamente in battuta ma in qualche modo riesce a togliere le castagne dal fuoco ai vantaggi rimontando dallo 0-40. L’inerzia, già da diversi minuti, si percepiva fosse tutta in suo favore anche perché la sua avversaria era in evidente calo fisico: ha richiesto MTO per farsi trattare i polpacci. Per cui, frantumate le tre palle per il 5-5 al primo match point Diane Parry suggella la sua vittoria. 6-4, terzo set durato esattamente come il primo (1h08‘).
Gli altri risultati: Begu e Muchova accedono alla semifinale, ma lo fanno con modalità emotive all’antipodi
Nel secondo incontro sul campo centrale, nessun problema per Irina-Camelia Begu che batte la statunitense di origini asiatiche Ann Li con il punteggio di 6-3 6-4 in poco meno di due ore di gioco. L’ultimo quarto in programma sul campo centrale, per ritardi sulla tabella di marcia, è stato spostato con inizio alle 22.40 sul Campo numero 6 – secondo impianto del Country – Karolina Muchova soffre parecchio complicandosi la vita più del dovuto. Ciò nonostante, al termine di una gran lotta che soprattutto nelle fasi finali ha regalato picchi di tennis eccezionali ed un livello complessivo pazzesco si aggiudica le semifinali spuntandola con due tie-break: allo scoccare dell’una di notte, la ventisettenne di Olomouc trionfa per 7-6(5) 7-6(6) sulla sorprendente Astra Sharma (n.° 151 WTA, che dopo gli scalpi Blinkova e Tomljanovic ci aveva preso gusto).
Nel primo set va in svantaggio 3-0 “pesante” prima di vincere 6 dei successivi 9 games. Arrivati al tie-break, la tennista ceca dopo uno scambio di mini-break mette la freccia sul 5-4 del gioco decisivo. Rientrate in campo, dopo la pausa tra un parziale e l’altro, accade l’opposto: è la finalista di Parigi a scattare meglio dai blocchi portandosi sul 2-0 e poi 3-2 – in seguito ad uno scambio di favori. Ma incredibilmente sul 5-4 in battuta, qualcosa si inceppa nei meccanismi cechi: la nativa di Singapore si intasca tre giochi consecutivi. A quel punto, si scavalla il mondo conosciuto e si entra nell’iper-spazio: dodicesimo game totalmente irrazionale, 18 punti, 4 set point cancellati all’australiana prima del gran finale dove è il terzo match point, il secondo sul proprio servizio dopo quello mancato sul 6-4, a far gioire Muchova.