Bergamasco, a Parigi nel nome del padre: “Da Irma Testa ad Abbes, ecco cosa può vincere l’Italia della boxe. Il mio Belgio? A medaglia”
Il maestro di pugilato Raffaele Bergamasco, arrivato a Parigi in queste ore con un treno speciale da Bruxelles, è alla quarta Olimpiade da head coach. Dopo due esperienze con la nazionale italiana e quella di Tokyo con l’India, quest’anno è all’angolo della squadra belga, composta da tre atleti, due maschi e una donna. “L’Olimpiade si affronta sempre come fosse la prima volta. Per via di mio padre Ernesto, sono cresciuto con l’idea che l’Olimpiade fosse per uno sportivo come il luna park per un bambino. Papà me ne parlava sempre. Devi farla, mi diceva. Non riuscendoci da pugile nonostante tre tentativi, ce l’ho fatta da allenatore. A Londra nel 2012 ho capito cos’è stare all’interno del villaggio olimpico: Serena Williams mi venne a chiedere se potevamo scambiare i rispettivi pin, voleva la spilletta dell’Italia. Conservo inoltre quella serba di Djokovic, l’uruguaiana di Cavani, l’argentina di Messi, la giamaicana di Bolt. Mi piace fare questo tipo di collezioni. Ma soprattutto parlare con i campioni, che sempre in quell’ambiente si dimostrano persone semplici”.
In precedenza aveva fatto da assistente tecnico degli azzurri.
Sì, ma la prima Olimpiade da responsabile tecnico è un’altra cosa. L’edizione di Londra è stata la più emozionante e allo stesso tempo la più dura per la finale persa da Roberto Cammarelle con l’inglese Anthony Joshua. Mi diede tanto fastidio. Tutti gli addetti ai lavori ci avevano visto vincenti. Quell’anno Vincenzo Mangiacapre prese il bronzo e Clemente Russo l’argento. A Rio invece andò malamente, ci qualificammo con sette atleti senza portare a casa nessuna medaglia. Con l’India a Tokyo fu la sensazione più particolare: abbiamo vinto un bronzo che mancava da decenni. Quell’estate però volli tornare a casa, ero appena diventato nonno, quando mi arrivò la proposta del Belgio, con cui starò fino al 2028.
Obiettivo a Parigi?
Speriamo in una medaglia di Oshin Derieuw, che combatte nei 66 kg, nella stessa categoria di Angela Carini.
Come si riesce ad ottenere risultati in ogni parte del mondo?
La boxe è uguale dappertutto, ma è diversa la metodologia di lavoro, io porto la mia, quella che avevo in Italia, all’estero. Girare il mondo significa avere sempre nuovi stimoli, fare le stesse cose ti toglie motivazione, anche se lavori per la tua nazione. Ormai si parla inglese e anche se il mio è più un napoletano-inglese mi faccio capire da tutti.
Lei è di Torre Annunziata proprio come Irma Testa.
La Campania ha dato tanto alla boxe dilettantistica. Qui nascono tanti campioni, altrettanti purtroppo si perdono. Irma è matura per la medaglia d’oro. Ora sta parlando un suo tifoso, uno che la stima tanto: l’unico pericolo di Irma è Irma stessa, può battere tutti ma può anche cedere con l’ultima nel ranking.
Anche l’altra speranza per l’oro è campana, Aziz Abbes Mouhiidine.
Abbes ha tutte le carte in regola per vincere l’oro, senza alcun dubbio. Il russo non partecipa, il cubano è in declino e l’ha già battuto, anche il cubano che vive in Spagna è stato sconfitto molte volte dall’italiano. Abbes è una spanna sopra gli altri. Però attenzione, ho visto tanti campioni andare all’Olimpiade e spegnersi come un fiammifero sotto acqua. Questo è un torneo a sé. Tuttavia Abbes rimane favoritissimo.
Più forte di Cammarelle?
Nel dilettantismo superare Cammarelle in quanto a vittorie credo sarà impossibile, tre medaglie in tre olimpiadi. Roberto era un fenomeno. Abbes però è più completo, si muove, è più rapido. Potrebbe diventare più forte, ma non credo farà altre olimpiadi. Ha forza nelle gambe, saltella per tre round come un minimosca. Rimbalza come una trottola per nove minuti. Gli avversari sono grossi e fermi sulle gambe. È dura stargli davanti. Certo da professionista dodici riprese sono tante, ma in quel caso cambierà sicuramente modo di boxare… anche perché il pugilato dilettantistico non piace agli amanti del professionismo, lì vogliono vedere il ko, soprattutto nei massimi.
Lui ce l’ha il colpo del ko?
Per esserne certo dovrei aver fatto le figure con lui in palestra. Però quando uno è esplosivo e arriva preciso, solitamente ha il colpo che fa male: lui è così.
Altre possibili sorprese italiane?
Otto atleti, tanti possono arrivare in semifinale, parecchio dipenderà dai sorteggi. Lo stesso Diego Lenzi, ultimo a qualificarsi, è in formissima. Ad Assisi si è allenato alla grande, motivatissimo. Cammarelle, i primi match quasi perdeva, poi si è gasato e si è trasformato via via durante il torneo.
Ernesto Bergamasco, scomparso recentemente, ha partecipato alle Olimpiadi del 1972, quelle dell’attentato di Monaco che causò la morte di 17 persone, undici atleti israeliani, cinque terroristi e un poliziotto tedesco.
La palazzina degli italiani era accanto a quella dove ci fu l’attentato. Vedere morire atleti sul posto, ha tormentato papà per molto tempo. Non vedeva l’ora di tornare a casa, quando successe la strage. Era sposato da poco, io e mio fratello eravamo piccolissimi. Forse la sua ossessione per l’Olimpiade nacque anche da quel dolore.
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