“Ho venduto l’anima a Satana e volevo uccidere mio padre”, l’incredibile storia di un imprenditore del food
“Ho venduto l’anima a Satana”, la confessione di Giuseppe Perricone, proprietario di due bistrot a Milano, in un’intervista al Corriere della Sera, non è una metafora, ma il racconto di un uomo che, al di là di tutto e ogni considerazione, all’inferno(almeno quello della droga) c’è stato e come, riuscendo a riemergere e a diventare un imprenditore di successo e anche un benefattore.
La storia di Giuseppe Perricone, violentato da bambino
Palermitano di origine, 53 anni, Perricone racconta di essere stato violentato a 7 anni da una ragazza marocchina e di avere subito botte dal padre dall’età di 4 anni: “Schiaffi, pugni in faccia, calci nella pancia. Mi ruppe il setto nasale. Mi scaraventò giù dalle scale, ruzzolai per 12 gradini. Persi i sensi due volte. Conoscevo solo il sapore del sangue”. Fino al(presunto) incontro con il Diavolo.
“Ecco come ho venduto l’anima a Satana”
Nel racconto dell’intervista realizzata da Stefano Lorenzetto, Perricone parla di Satana e di Dio: “Nel 2001. Avevo quasi 30 anni. Frequentavo cartomanti, indovini che sono ispirati dai demoni. Ero entrato a far parte del mondo della notte. Ma una mattina, al risveglio, invocai il Diavolo: ‘prendi la mia anima e in cambio dammi per 10 anni soldi, successo e piacere’. Satana mi rispose dicendo, ‘Tu porterai distruzione nelle famiglie, ti darò gli spiriti di seduzione per farlo’ e fu così”. Il racconto continua con i presunti successi derivanti da questa possessione: “Aprii due ristoranti di successo. Appena misi piede nel casinò di Manchester vinsi 700 sterline alla roulette. E poi le donne, tante, un’infinità. Ne cambiavo quattro a settimana e ne avevo almeno tre fisse ogni mese”.
La voce di Dio e i tentativi di omicidio e suicidio
Perricone faceva uso di ogni tipo di droghe e racconta che il Maligno gli avrebbe ordinato più volte di uccidersi e di uccidere il padre, ma di avere poi ascoltato una voce divina: “Il mio mentore di Palermo, il pastore Vincenzo Sciacca, che è morto nel 2013, mi sottopose a un rito di liberazione durante un ritiro spirituale a Partinico, presente il teologo Alberto Bergamaschi, che può testimoniarlo. Era la seconda volta che vi assistevo. A 12 anni ne avevo visto un altro nella mia città natale, su una donna che era invasa da Satana e parlava con un timbro maschile rauco, spaventoso”.
Poi la grazia di Dio: “È Lui che per due volte mi ha fermato la mano quando stavo per conficcare un coltello nel petto di mio padre mentre dormiva. È Lui che mi ha impedito di finire crivellato dai colpi di otto killer mandati da un boss mafioso. È Lui che ha spezzato la corda alla quale mi ero appeso per impiccarmi”.
Al giornalista che gli chiede se quelle voci non fossero il frutto degli allucinogeni ,Perricone risponde: “Gesù ridà la vista a un uomo, mandandolo a lavarsi gli occhi nella piscina di Siloe. Il miracolato non si spiega quanto gli è accaduto. Dice solo: ‘Una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo’. Io so che prima ero drogato, alcolizzato, sessodipendente, ludopatico e ora sono guarito senza disintossicarmi e senza fare nessuna cura”.
La nuova vita e la beneficenza
Oggi Perricone è un altro uomo: “A Milano collaboro con la Chiesa Sabaoth del pastore Roselen Boerner Faccio. Sono volontario di Humanitarian projects, aiutiamo alluvionati e terremotati. Insieme ad altri cucino i pasti che dalle 20 alle 22 portiamo ai senzatetto nelle stazioni della metro Duomo, Cadorna, Garibaldi. Uno dei miei due ristoranti, in zona Darsena, l’ho chiamato ’70 volte 7,’ per ricordare la risposta che il Maestro diede a Pietro sul perdono” e racconto la pace con il padre: “Un anno dopo essermi liberato da Satana, abbiamo ricevuto insieme il battesimo per immersione nella stessa vasca, quella della chiesa Parola della Grazia di Palermo, officiante il pastore Lirio Porrello. Oggi amo mio padre. Lui ha perdonato me, io ho perdonato lui. Ha 80 anni. Provo tenerezza per la sua fragilità”.
Dice che Satana lo ha tormentato,” per anni di notte, nei sogni. Mi rinfacciava la vita dissoluta che avevo condotto, mi ringhiava che non ero degno di stare con Dio. Ma si sbagliava: io sono dell’Onnipotente”.
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