L’Udinese deve arrendersi all’Al Hilal, a decidere la partita il gol di Neves
Forse sta messo peggio il Bologna che ieri ne ha presi quattro dal Bochum nell’ambito del triangolare con i cadetti del Sudtirol (poi battuto con uno striminzito 1-0), ma è certo che anche l’Udinese avrà del lavoro da sbrigare nelle due settimane che la separano dal confronto del Dall’Ara con i rossoblù, che domenica 18 agosto segnerà l’esordio in campionato.
Lo ha confermato l’amichevole persa di misura a Vienna contro i campioni dell’Arabia Saudita, quel Al Hilal che avrà anche una rosa dal valore di mercato complessivo di quasi 206 milioni di euro (fonte Transfermarkt), ma che non è sembrata affatto trascendentale, al punto che l’Udinese se l’è giocata soprattutto all’inizio e alla fine dei 90 minuti, perdendosi soprattutto tra i difetti strutturali dettati dalla ricerca della nuova interpretazione del 3-4-2-1 voluto da Kosta Runjaic, e vecchie tare da cui sarà meglio liberarsi in fretta.
Perché il gol preso in avvio di ripresa da Ruben Neves è nato da una palla in possesso malamente persa in uscita sulla fascia laterale, e perché troppe altre volte è stato concesso il fianco agli avversari, tra le incertezze in marcatura in area sulle palle inattive e le ripartenze in campo aperto, là dove si è ancora notata la mancanza di equilibrio e delle giuste distanze tra i reparti, esattamente come era accaduto col Colonia, guarda caso un'altra avversaria di caratura superiore rispetto a Konyaspor e Aris Limassol con le quali l’Udinese non aveva sofferto.
Può essere che i problemi di equilibrio nella transizione passiva siano ascrivibili alla mancanza di ritmo e brillantezza legato alla preparazione “attardata”, fattore che pare stia caratterizzando il comune mezzo gaudio di altre squadre italiane che si stanno misurando nei test all’estero (Bologna incluso), ma Runjaic ha già capito che se vorrà proseguire sulla strada del 3-4-2-1, corto ed aggressivo, dovrà cambiare marcia ai bianconeri, o trovarne di altre tra i nuovi in arrivo. Il tutto, al netto del fallimento dell'esperimento Samardzic, piazzato per 63’ sul centro sinistra per lasciare capitan Thauvin sul piede invertito, e preferito. Il serbo è stato impalpabile, quasi avulso dal gioco, proprio come Lucca che lontano dall’area è stato troppo passivo.
Senza due terzi dell’attacco in movimento è stata dura per Thauvin trovare le giocate e i compagni da servire, anche perché gli esterni si sono subito troppo abbassati per contenere le giocate di Salem sulla fascia destra bianconera, dove Ehizibue l’ha vista poco, e Al Qahtani a sinistra, dove Kamara ha faticato con Giannetti. A lunghi tratti si è rivista dunque la difesa a cinque e un appiattimento che non hanno agevolato le idee di Runjiac che però ha trovato in Lovric il mediano box to box che può fare al caso suo. Lo sloveno è stato l’uomo più pericoloso arrivando tre volte al tiro nel primo tempo (24’, 25’ e 44’), risultando il più pericoloso prima dell’innesto di Davis che nell’ultima mezzora non ha solo alzato il baricentro dell’Udinese, ma anche la concorrenza con Lucca.
A una settimana dalla Coppa Italia (venerdì 9 agosto alle 18.30 ai Rizzi contro Avellino o Juve Stabia che si affronteranno domenica 4 al Partenio), servirà trovare altre certezze oltre a Okoye, che ne ha salvati cinque, per evitare una falsa partenza.