Torino Il «dieselgate» cade proprio quando a Parigi, in questi giorni, è in corso il vertice mondiale sul clima. E sulla scia dello scandalo che ha coinvolto il Gruppo Volkswagen, anche gli altri costruttori di auto sono preoccupati per le ulteriori strette relative alle emissioni.«Lo strascico negativo del dieselgate - commenta Alfredo Altavilla, responsabile per Fca dei mercati Emea (Europa, Africa e Medio Oriente), che ha assistito alla presentazione del primo modello della nuova gamma Fiat Tipo - è la corsa irrazionale in Europa al cambiamento delle normative sulle emissioni di ossidi di azoto e anidride carbonica, senza rendersi conto dell'impatto e delle conseguenze dirette sulle aziende e sui consumatori. Su questi ultimi, infatti, si scaricherebbero i maggiori costi causati dall'irrigidimento normativo».A Bruxelles, in proposito, in tema di ossidi di azoto è in corso un braccio di ferro sulla soglia di tolleranza di non conformità delle emissioni nei futuri nuovi test su strada. C'è, infatti, chi vuole modificare l'accordo «al ribasso» raggiunto di recente, e portarlo alla proposta originale, più pesante, formulata dalla Commissione Ue. Sull'anidride carbonica, invece, entro il 2021 la media degli scarichi delle vetture immatricolate da un costruttore dovrà essere di 95 grammi per chilometro. Obiettivo raggiungibile inserendo nell'offerta sempre più modelli ibridi, elettrici e a metano.Tutte queste normative comportano fin da ore ingenti investimenti da parte delle Case automobilistiche, da qui la necessità di unire gli sforzi, attraverso processi di consolidamento, evidenziata dall'ad di Fca, Sergio Marchionne. «Il dottor Marchionne - spiega Altavilla - è stato molto chiaro. Il consolidamento, soprattutto alla luce del dieselgate, diventa sempre più imprescindibile. Il processo di ricerca di una moglie, però, richiede tempo. Bisogna fare con calma. Fca ha comunque le idee chiare su quello che serve».Ma c'è una lezione fondamentale che il caso Volksawgen lascia come eredità al settore, «quella - commenta Altavilla - che non si deve mai ingannare la fiducia dei consumatori, il patrimonio più importante per un costruttore».Per Fiat, marchio essenzialmente basato su due famiglie di modelli (Panda e 500), si annuncia intanto un 2016 di novità. Il Salone di Ginevra, in marzo, farà da trampolino per la nuova Tipo, nelle sue declinazioni: berlina (prezzo di lancio 12.500 euro), due volumi (l'erede di Bravo) e wagon. Accanto a esse la nuova 124 Spider (anche Abarth) prodotta in Giappone con Mazda e, più avanti, alcune serie speciali di Panda. «Tipo - interviene Altavilla - è l'esatto contrario del concetto di auto low cost, in quanto progettata pensando al value for money». Altavilla fa intendere che l'auto low cost è giunta a fine corsa: «Questo concetto, se spinto all'estremo, diventa molto poco remunerativo per un'azienda. Ora per un modello nuovo occorrono forti investimenti». Gli accordi di Fiat Chrysler Automobiles con la famiglia turca Koc, nell'ambito della joint venture Tofas («il rapporto - dice Altavilla - resta solido e hanno subito dimostrato di credere in questo progetto»), prevedono che le Tipo costruite in Turchia siano 200mila l'anno, con un investimento di 800 milioni di euro-