Commissione Covid, La Russa nomina i componenti e mette fine alla melina della sinistra
Il presidente Ignazio La Russa ha deciso i nomi dei senatori che comporranno la Commissione d’inchiesta sul Covid, dopo che le opposizioni si sono rifiutate di nominare i propri rappresentanti per non prendere parte a un organismo che hanno tacciato come “tribunale politico“. La Commissione, che ha il compito di valutare l’efficacia delle misure adottate durante la pandemia, è stata infatti criticata a lungo dalle opposizioni. Una posizione non condivisa da Italia Viva, che invece ha chiesto a gran voce insieme alla maggioranza l’istituzione dell’organismo.
Per diverso tempo, nonostante le sollecitazioni della presidenza di Palazzo Madama, i gruppi di opposizioni si sono rifiutati di indicare i nomi dei componenti facendo ostruzionismo. Ora si attende l’analogo provvedimento di Lorenzo Fontana, a Montecitorio.
I nomi scelti da La Russa
I senatori nominati sono: Alfredo Bazoli (Pd), Gianni Berrino (FdI), Francesco Boccia (Pd), Claudio Borghi (Lega), Peppe De Cristofaro (Avs), Guido Liris (FdI), Marco Lisei (FdI), Lucio Malan (FdI), Raffaella Paita (Iv),Stefano Patuanelli (M5s), Massimiliano Romeo (Lega), Licia Ronzulli (FI), Luigi Spagnolli (Aut), Francesco Zaffini (FdI), Ignazio Zullo (FdI).
Il presidente ha agito secondo regolamento
Quella che le opposizioni considerano una forzatura da parte di La Russa è in realtà una decisione in linea con il regolamento di Palazzo Madama che consente al presidente i poteri sostitutivi in caso di inerzia da parte dei gruppi parlamentari, specie se l’ostruzionismo non permette di poter far lavorare una commissione parlamentare istituita per legge.
Renzi sulla Commissione si era schierato contro le sinistre
Durante il dibattito parlamentare per l’istituzione della commissione, Matteo Renzi, leader di Italia Viva e oggi riavvicinatosi al Pd, aveva duramente contestato le sinistre: “Se c’è una Commissione parlamentare d’inchiesta che va fatta è proprio quella sulla pandemia”, aveva detto l’ex premier, sottolineando che “qui non si tratta di replicare una indagine penale”.
“Fare una indagine penale partendo dalle analisi dello zanzarologo Crisanti – diceva ancora Renzi – è forse la vera assurdità. La questione è un’altra: se hai una pandemia che è un evento storico con migliaia di morti, dubbi fondati sulle modalità di gestione del lockdown, degli approvvigionamenti sanitari, della gestione educativa nelle scuole, dei piani di emergenza, del ruolo della protezione civile, dell’eccesso di potere in capo a un solo commissario quando la pandemia è finita, vuoi verificare quello che non ha funzionato o pensi che si debba dire che è andato tutto bene?”.
Fare luce su un periodo pieno di ombre
Proprio le parole del senatore toscano confermano la necessità della Commissione, che dovrà fare luce su un periodo pieno di ombre, nel quale (anche a causa della paura collettiva) furono messe in campo decisioni non sempre condivisibili. Il periodo del lockdown infinito, ma anche dei seicento milioni di euro buttati per i banchi a rotelle e di tante risorse sulle quali è doveroso fare un lavoro di trasparenza.
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