Conegliano, incognite sul piano di opere pubbliche e bonifiche
«Un grande beneficio di evidenza pubblica». Il sindaco Fabio Chies è fermo su questa richiesta alla società Conegliano Real Estate del Gruppo Grigolin. «O così o non se ne fa niente» reagisce allo sfogo sui ritardi da parte dei Grigolin. Ma in che cosa si sostanziano le richieste avanzate da Chies alla Real Estate?
«Nulla, non c’è ancora nessuno scritto neo su bianco. Si tratta di sostanziare il confronto – afferma Chies – e di passare poi all’approvazione di una variante del Pat che è indispensabile, checché se ne pensi». In verità il sindaco ha le idee ben chiare. Intanto la bonifica dell’area: dev’essere a carico dell’investitore. Non può essere scomputata dagli oneri di urbanizzazione. E quindi, almeno in parte, caricata sulla comunità. Se l’operazione ex Zanussi (120 mila metri quadri) è costata ai Grigolin circa 4 milioni e mezzo, la bonifica potrebbe avere un onere analogo. Chies, poi, intende far transitare come «beneficio di evidenza pubblica».
Il progetto, o meglio una parte dello stesso, perfezionato da un gruppo di studiosi, capeggiati dal professor Daniele Marini, che per conto di Avanti tutta, l’anima della maggioranza, ha perfezionato un programma di sviluppo dell’ex area Zanussi, che per circa il 25% spetta al Comune. Alcuni esperti di demografia hanno confermato l’obiettivo di quota 40 mila abitanti per la città, oggi ferma a 36 mila. Più di un migliaio potrebbero trovare accoglienza nei 10 palazzi da 8-10 piani l’uno, architettati da Stefano Boeri. Ma, ecco il punto, si tratterebbe di alloggi nient’affatto popolari. Secondo alcune agenzie immobiliari interpellate in città, corrono il rischio di rimanere invenduti, almeno per una parte.
È possibile, dunque, inserire dell’edilizia popolare? E, in ogni caso, l’area comunque va attrezzata di strade e servizi di cui, secondo piazza Cima, dovrebbe farsi carico, almeno in parte, anche il privato. «Si tratta, dunque, di perfezionare un accordo pubblico privato» puntualizza Chies. Il progetto del Gruppo prevede anche l’implementazione di un importante Its e di un centro culturale, destinato a varie attività. Sul piano della mobilità, in questa stessa area dovrà essere previsto l’ingresso sud della stazione ferroviaria, con il parcheggio dei pullman, degli autobus, dei taxi e, ovviamente, delle auto private.
Dall’altra parte della stazione, infatti, verrà creata un’ampia piazza pedonale che comprenderà l’intero viale Carducci. Le auto da via Colombo continueranno per il futuro tunnel. «Di tutto questo, cioè dei contenuti del contenitore non sappiamo nulla» allarga le braccia Maurizio Tondato, capogruppo della Lega, che inoltre ha fatto richiesta di accesso agli atti per sapere quanto fino ad oggi hanno concordato il sindaco e Grigolin. Così farà anche Francesca Di Gaspero, capogruppo del Pd.
Grigolin ha preferito ieri trattenersi nel riserbo. Però ha fatto sapere che ha fretta di costruire almeno i primi due palazzi entro tre anni, per dare alla città l’opportunità dei primi 200 appartamenti. Si tratta di fabbricati a pianta circolare con una grande piazza, un anello ciclabile, giardino della biodiversità, asili nido, palestre e ambulatori medici, un parcheggio multipiano. Più evidenza pubblica di così, sostengono alla Grigolin. E invece no. Il beneficio pubblico è altra cosa, sostiene il sindaco. «Va puntualmente concordato.
E va sottoposto alla valutazione del Consiglio comunale, che dovrà approvare una specifica variante al Pat. I processi urbanistici vanno fatti con rigore e nel pieno rispetto ella trasparenza. Capisco le esigenze di rapidità dell’investitore – sottolinea ancora il sindaco –, sono pure le nostre. Ma nulla va lasciato alla discrezionalità». Se la Soprintendenza dovesse intervenire per salvaguardare qualche resto dell’ex fonderia? È uno dei temi al tavolo fra il Comune e i Grigolin.