In fila per il pranzo al Social Bistrot: «La solidarietà non va in vacanza»
PAVIA. Disoccupati, badanti che hanno perso il lavoro, persone senza fissa dimora o lavoratori poveri: in fila alla mensa del Social Bistrot di viale Sardegna ci si accorge che chiunque può scivolare in condizione di povertà, e per questo chiedere aiuto. «La solidarietà per i bisognosi non può fermarsi d’estate, quando i volontari diminuiscono» racconta Francesco Costantino, dell’omonima fondazione impegnata nel sociale che da quest’anno si occupa anche della distribuzione pasti alle persone in difficoltà di Pavia, perché le mense di Canepanova e Santa Maria di Caravaggio hanno chiuso per dare respiro ai loro volontari: fino a settembre, restano aperti soltanto il Social bistrot (una delle attività collegate alla fondazione Costantino) e la mensa del Fratello di via Folla di Sopra.
Le emergenze
Una sessantina le persone che ieri si sono messe in fila per ritirare il pranzo al sacco preparato dalle cucine del ristorante di viale Sardegna, l’unico locale che anima la strada in una nuvolosa domenica di metà agosto: la distribuzione pasti comincerebbe alle 11.30, ma già alle 10.15 c’è chi si presenta per ritirare il proprio sacchetto. Sono molti quelli che prendono gli alimenti (confezionati in appositi contenitori) e vanno subito via, ma c’è anche chi si ferma ai tavolini esterni del Social bistrot per scambiare quattro chiacchiere tra conoscenti. «Sono muratore ma al momento non lavoro, nel frattempo le spese ci sono sempre. Crescere un figlio costa» racconta un uomo sulla quarantina che preferisce restare anonimo, mentre attende di ritirare il suo pasto: i tre addetti del Social Bistrot hanno preparato pasta con le verdure, polpette di carne o di pollo con contorno di patate, acqua pane e dolce. «È tutto di nostra produzione, ci siamo cimentati anche con la preparazione del pane – aggiunge Costantino – all’inizio pensavamo di distribuire dei panini, ma visto che abbiamo le cucine ci siamo detti: perché non fare uno sforzo in più?».
La povertà dietro l’angolo
La coda di persone che si alternano di fronte alle porte del Social Bistrot offre uno spaccato della povertà dietro l’angolo, quella vissuta da persone con le quali – magari – abbiamo avuto a che fare ma che, nonostante uno stipendio o la pensione, non sempre riescono a tenere insieme il pranzo con la cena.
Le parole di Costantino sconfessano la narrazione che ammanta le mense dei poveri, che si vorrebbero frequentate soltanto da persone ai margini più lontani della società. «Non sono soltanto i senza fissa dimora che si rivolgono a noi – prosegue Costantino – solo ieri sono passate cinque badanti rimaste senza lavoro, poiché i loro assistiti sono passati a miglior vita. Ci sono anche lavoratori con pochi soldi o in difficoltà temporanea, anziani soli e anche tanti giovani, che fanno fatica a trovare un impiego stabile. Insomma, le persone senza casa non sono le uniche che hanno bisogno di aiuto: la distribuzione dei pasti è un momento per intercettare i loro bisogni, capire le loro esigenze. La cosa più importante non è consegnare da mangiare, piuttosto capire che vita stanno facendo queste persone, cercare di dare loro una mano per risalire la china perché la consegna del pranzo è solo un momento della giornata e l’assistenza non può essere a tempo indeterminato, perché altrimenti ci si adagia».
I pacchi alimentari
La distribuzione pasti è solo un anello che compone la catena dell’assistenza agli ultimi della città. C’è anche la distribuzione dei pacchi alimentari: secondo l’ultimo bilancio sociale di Caritas, l’ente religioso e le altre associazioni attive sul territorio hanno distribuito la spesa a 1.100 famiglie in difficoltà. —