Focus sui giovani serbi: dall’euroscetticismo alla voglia di leader forti
BELGRADO I ragazzini di oggi rappresentano il futuro. Ma che futuro ci può essere, se si scoprono profili di persone ultranazionaliste, poco democratiche e pure un po’ guerrafondaie? È quanto è accaduto in un Paese strategico dal punto di vista geopolitico, nei Balcani: la Serbia. Qui un ponderoso studio prodotto dall’autorevole organizzazione Koms (che raggruppa oltre cento associazioni di giovani e per i giovani) e sostenuto da colossi come Usaid, ha analizzato bisogni, preferenze e idee dei serbi dai 15 ai 30 anni, tracciando un ritratto accurato e fedele di una popolazione che nei prossimi decenni deciderà la rotta, a Belgrado.
I risultati? È stato ad esempio solo il 21% dei giovani serbi a rispondere «positivamente» alla domanda su «a cosa pensano quando si dice Unione europea», mentre un 43% si è detto del tutto indifferente all’adesione. E il 36% esprime un’opinione negativa della Ue. E anche in un ipotetico referendum sull’adesione della Serbia alla Ue i più giovani, sulla carta i maggiori beneficiari di tale passo, si sono divisi esattamente a metà, 39% di sì e una speculare percentuale di no, con «i più giovani che sono meno a favore dell’adesione», hanno rimarcato gli autori dello studio. In tanti pensano che entrare nell’Ue farebbe «perdere l’identità nazionale» ai serbi, mentre non sono una minoranza quelli che ritengono che «l’Ue si stia progressivamente sfaldando e non esisterà ancora a lungo».
In ogni caso, forse meglio guardare a Est in politica estera, ha suggerito il 54% del campione preso in considerazione dallo studio. La Nato? I bombardamenti del 1999 non sono stati dimenticati, neppure da quelli che erano lattanti o non ancora nati al tempo della guerra. E il 58% dei giovani serbi sostiene che «la Serbia non deve avere alcun rapporto di collaborazione con la Nato», mentre appena il 7% vorrebbe vedere Belgrado nell’Alleanza o almeno una cooperazione con essa.
La Serbia deve fare da sola, anche sul fronte difesa. Il 49% considera positivamente l’idea di un ritorno della leva, ad esempio. Ma l’esercito è un’opzione anche per risolvere questioni spinose, come quella del Kosovo, potenziale miccia per grandi tensioni nei Balcani dagli sviluppi imprevedibili. Un 32% dei giovani serbi pensa che Belgrado dovrebbe «al momento giusto usare la via militare per riprendere il pieno controllo» sull’ex provincia meridionale auto-dichiaratasi indipendente nel 2008.
Emergono tuttavia anche opinioni ben diverse, con un buon 18% (in crescita) che spinge per «il riconoscimento» con modifica dei confini per inglobare le parti del Kosovo popolate principalmente dai serbi, mentre il 21,5% predilige l’attuale congelamento dello status quo. Infine, la politica interna. Un 57% chiede un «leader forte» alla guida del Paese, che «il popolo debba seguire», insomma un piccolo “duce” balcanico.
Insomma, un piccolo Far West, dalla postura nazionalistica con venature di destra. Condizione non limitata solo alla Serbia. Studi della Friedrich Ebert Foundation hanno suggerito in passato scenari simili in altri Paesi dell’area. In Slovenia per sempio la percentuale di chi si identifica «nella destra» è raddoppiata tra 2018 e 2024 (ora è al 24%), mentre dell’ultradestra tra i giovani sono l’11%.—
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