Sharon Verzeni, nel rebus rispunta l’ipotesi serial killer: i punti di contatto con i femminicidi irrisolti della zona
Meno di un mese fa l’omicidio di Sharon Verzeni: e ad oggi, quanto nelle mani degli inquirenti consta delle audizioni di 100 testimoni, esami sul Dna del corpo della vittima in attesa degli esiti (oltre alla mappatura genetica dei residente col metodo a tappeto usato nel caso Gambirasio), e del dilemma sul punto cieco delle telecamere che potrebbe aver nascosto il killer. E, infine, il ruolo del compagno con un alibi se non granitico, che comunque al momento regge. Oltre all’enigma dell’uomo in bici non ancora identificato, e al micro-mistero del sosia del Johnny Depp, tra i convocati dei carabinieri, che ora ritratta: «Mi sono confuso. Non l’ho mai conosciuta»…
Il rebus al momento resta irrisolto. E mentre continuano le indagini nella vita privata della vittima, (con tanto di ipotesi di incrinature nel rapporto di coppia), si riaffaccia l’ipotesi di un serial killer che colpisce nella Bergamasca. Una pista uscita dalla finestra con i casi di Gianna De Guadio e Daniela Roveri, e che ora potrebbe rientrare dalla porta principale dei sospetti sull’omicidio di Sharon.
Sharon Verzeni, nel complicato rebus dell’omicidio, dubbi, sospetti e per ora nessuna conferma
Sharon Verzeni, un delitto senza movente che ancora non ha identificato un assassino. Diverse le piste seguite dagli inquirenti che tra sopralluoghi nell’appartamento dove la vittima viveva col fidanzato. Audizioni a raffica di familiari, amici, colleghi e conoscenti, hanno accumulato faldoni e faldoni di colloqui mirati a ricostruire la vita specchiata di una barista 33enne senza grilli per la testa e senza nemici. Anche il fidanzato, possibile sospettato numero uno in casi di femminicidi, ha un alibi di ferro. E poi c’è la pista di Scientology, un pro-forma sembra al momento, subito ridimensionata dalle dichiarazioni non trascurabili del parroco della Bergamasca che seguiva Sharon e il compagno nel percorso di preparazione al matrimonio che i due avevano deciso di intraprendere. Tutto intorno alla giovane donna uccisa con 4 coltellate in strada la notte tra il 29 e il 30 luglio sembra tornare a un vicolo cieco…
La passeggiata, la telefonata al 1128, il vicolo cieco della telecamera
E mentre le indagini proseguono a ritmo sostenuto, si analizza lo scenario: cinquanta minuti di passeggiata. La chiamata della vittima al 118 arrivata alle 00.52 che fa puntare la lente degli investigatori sulle ultime parole di Sharon, pronunciate prima di morire: «Mi ha accoltellato». Non una frase generica. Sembra quasi l’indicazione su una persona specifica. Eppure, dai filmati visionati con certosina pazienza dagli investigatori, non emerge la presenza di qualcuno che la seguisse. A quell’ora non sarebbe certamente passato inosservato. Poi c’è la strada divenuta la scena del crimine: una delle coordinate fondamentali di questo delitto che ormai è diventato un drammatico rompicapo. Una via stretta e lunga: cinquecento metri di strada a senso unico, con marciapiedi ai due lati, un tratto che le telecamere non inquadrano.
Tra dubbi e alibi, rispuntano i femminicidi irrisolti della Bergamasca
Un cammino lungo il quale gli inquirenti da principio non hanno escluso la possibilità dell’incontro con uno squilibrato o un malintenzionato e l’ipotesi di un tentativo di rapina finito in tragedia. Hanno verificato, eseguito i riscontri: ma niente che supportasse queste eventualità. E allora, come proseguire? Che direzione prendere? Ecco che, proprio quando tutto sembra rispedire al mittente informazioni e acquisizioni, rilievi e riscontri, spunta, tra tutte le teorie formulate, quella sicuramente più suggestiva e, al tempo stesso, la più inquietante: la pista che porta all’accostamento con due delitti irrisolti avvenuti nella Bergamasca. A Seriate e Colognola, per l’esattezza, dove due donne sono state uccise con la stessa modalità: fendenti mortali, netti, precisi. L’ipotesi che apre allo scenario di un serial killer che agisce indisturbato nella zona, con i bergamaschi che a questo punto si guardano alle spalle con sospetto. Mentre voltano la mente al passato, più o meno recente.
Quei casi archiviati senza un colpevole e i punti di contatto con l’omicidio di Sharon Verzeni
E si riparte dai femminicidi irrisolti degli ultimi anni. Sì, perché prima di Sharon, più o meno con le stesse modalità e nell’arco di soli 17 chilometri, nel 2016 sono state accoltellate e uccise Gianna e Daniela. Per entrambe le vittime agli atti non c’è ancora un colpevole. E malgrado ipotesi, scenari e suggestioni portassero a individuare similitudini e coincidenze tra i due casi in oggetto, gli investigatori hanno sempre scartato collegamenti tra i delitti. Vediamo allora le storia di questi crimini irrisolti e cosa le accomuna al misterioso omicidio di Sharon Verzeni. Bisogna tornare alla notte tra il 26 e il 27 agosto (poco dopo mezzanotte, proprio come per Sharon) di otto anni fa, quando a Seriate (un comune a 5 km da Bergamo) il marito Antonio Tizzani, rientrando nella villetta familiare, trova la moglie Gianna De Gaudio, insegnante 63enne in pensione, riversa in terra nel suo sangue e con la gola tagliata.
L’inquietante ombra di un serial killer che agisce indisturbato…
L’uomo, primo e unico sospettato dell’indagine, ha sempre riferito agli investigatori di aver visto, rientrando dal giardino, qualcuno incappucciato, con una felpa nera, che rovistava in cucina nella borsetta della moglie. Mentre la donna, nel frattempo già in terra, giaceva priva di vita. E di non aver sentito niente – riscontro confermato anche dalle testimonianze dei vicini – perché, proprio come è avvenuto per Sharon, l’assassino ha colto la vittima di sorpresa. Alle spalle. Senza darle tempo e modo di gridare o reagire. Spiegazioni e sospetti che non hanno comunque impedito a Tizzani di finire alla sbarra. Salvo poi, dopo due gradi di giudizio – e la richiesta dell’ergastolo avanzata dall’accusa – assistere alla conclusione assolutoria dell’imputato. Secondo i giudici non è stato lui e il racconto «di un killer sconosciuto e incappucciato» era credibile.
Nel mirino le stesse modalità omicidiarie
Nemmeno il tempo di riprendere fiato che dopo solo quattro mesi – e siamo al 2 dicembre 2016 – un altro inquietante femminicidio a Colognola, alle porte di Bergamo, getta nel panico e nello sconcerto la tranquilla comunità cittadina. L’aggressione è avvenuta alle otto di sera, mentre la maggior parte delle forze dell’ordine era impegnata allo stadio per la partita Atalanta-Empoli. Stavolta, la vittima di un altro efferato omicidio – una coltellata alla gola – è Daniela Roveri, 48enne dirigente della Icra (azienda leader nella produzione di rulli ceramici), aggredita mentre stava tornando a casa. Qualcuno l’ha sorpresa (anche lei, proprio come Gianna e Sharon, assalita alle spalle), nell’androne del palazzo.
Sharon, come Gianna e Daniela, colte di sorpresa e accoltellate
Il killer l’ha immobilizzata e uccisa senza darle il tempo di opporre la minima resistenza… Anche in questo caso gli inquirenti si trovano di fronte a un omicidio senza movente: un delitto anomalo, insomma, proprio come quello di Sharon Verzeni. E come per Sharon, con la vita della manager che, passata al setaccio dagli investigatori, non ha rivelato coni d’ombra. La vittima era single e viveva con la madre. Non aveva problemi di lavoro, né nemici. Alla fine delle indagini, e dopo aver sentito 500 persone, il caso nel febbraio 2019 finisce con un’archiviazione.
Dai gialli irrisolti all’enigma del delitto Verzeni
Vista la vicinanza di tempi e luoghi, e le similitudini tra le modalità omicidiarie tra i casi De Gaudio e Roveri, gli inquirenti cominciano a considerare l’ipotesi del serial killer. Ma, come riporta Libero in un esaustivo servizio sul tema, poi hanno «desistito. Dopo che il Dna prelevato dalla guancia di Daniela, comparato con quello del taglierino trovato a Seriate, è stato giudicato “blandamente compatibile”». E così, anche per la morte di Daniela, come per quella di Gianna, il caso si chiude senza un colpevole. Due gialli irrisolti che ora tornano alla ribalta con l’omicidio di Sharon. Con tutto il loro potenziale di sospetti, dubbi e misteri che quanto meno tornano a far pensare alla teoria di un serial killer ancora senza volto e senza nome. Proprio come gli assassini di Gianna. Daniela. E Sharon…
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