Ivrea, mercoledì l’addio a Moia: una vita tra San Savino e Carnevale
Ivrea
È tutto un mondo quello che se n’è andato con Giovanni Moia, per tutti Gianni, 93 anni, venuto a mancare lo scorso lunedì 26, nella sua casa di via San Pietro Martire dove il suo cuore ha cessato di battere dopo l’acuirsi, in questi ultimi anni, di una serie di patologie dovute all’età avanzata.
Una certa Ivrea ormai praticamente scomparsa, il Carnevale, San Savino, gli Amis ad Piassa dla Granaja: sono le realtà che lo hanno visto crescere e impegnarsi praticamente fino all’ultimo. Sempre attivo e collaborativo, conosceva tutti e da tutti era apprezzato e stimato per il suo essere persona leale, onesta e schietta. Una vita lunghissima, la sua, vissuta intensamente come una lunga meravigliosa avventura.
Ne è convinto un suo grande amico, Aldo Bessero, che, commosso, racconta: «Un paio di anni fa, insieme a Pierluigi Marta, Vittorio Ferraro e Laura Bethaz, mi recai a visitarlo e, incuriosito dagli affascinanti racconti legati alla sua vita, pensai di prendere alcuni appunti, che oggi, nel ricordo, lo rivelano il grande uomo che era. A partire dal 1948, quando venne assunto alla Banca Commerciale di Ivrea, dove prestò la sua opera per più di tre anni. Più forte, però, della sicurezza di un lavoro fisso fu il desiderio di vivere nuove esperienze: essere un bancario non rappresentava per lui un ideale di vita, quindi, con un coraggio non comune, a 20 anni, nel 1951, accolse il suggerimento del padre Domenico di recarsi negli Stati Uniti, in quell’America dove lui stesso, in tenerissima età, era emigrato con i genitori, rimanendovi per diversi anni».
«Il primo lavoro - continua - fu a New York, al ristorante l'Alpino, della famiglia Moirano. Intraprendente e sveglio fu subito apprezzato dai clienti che, nello stile americano, non lesinavano mance, tanto che, nel suo narrarmi quel periodo, mi disse di essersi trovato a guadagnare in un giorno la paga un mese di lavoro in Italia».
«Nel 1954 –sottolinea Bessero- fu in servizio al Colony Restaurant, dove ebbe l'onore di servire grandi personalità tra le quali l’armatore Aristotele Onassis che, una sera, chiese se fosse possibile avere un piatto di spaghetti. Il titolare, sapendo che Gianni ne riceveva dall'Italia, lo mandò di corsa a prenderne un pacchetto, a casa, spiegandone la provenienza al magnate che chiese di lui e lo gratificò con una mancia sostanziosissima. Nel 1958, tornò in Italia, quindi conobbe la sua Angela, che sposò nel 1962, e, quattro anni dopo, divenne il padre di Guido. Appassionato cacciatore, molto attento e rispettoso delle regole e degli animali, Gianni gestì, dal 1976 al 1992, con professionalità e signorilità, il distributore di carburanti di Porta Aosta». «Quanto al Carnevale - conclude Bessero - negli anni ’60 ricoprì il ruolo di ufficiale dello Stato maggiore e, in quelli successivi, fu nel Comitato organizzatore. Fu cognato e suocero di Mugnaie e, nel 2012, ricevette le insegne di Oditore. Negli anni '80 entrò a far parte del Comitato Fiere comunali, dove per decenni fu mio fedelissimo collaboratore e suggeritore di nuove e felici iniziative. Nello stesso periodo entrò a far parte degli Amis dove si fece apprezzare e amare da tutti».
«È mancato un grande amico - afferma Pierluigi Marta, presidente degli Amis - uno dei fondatori dell’associazione, con cui ha collaborato fino a un paio di anni fa, ma soprattutto una persona saggia e con la quale il confronto era sempre costruttivo. Abbiamo trascorso una vita fianco a fianco, condividendo i momenti più significativi e belli per la città, il Carnevale e le tante iniziative messe in campo dagli Amis, in ambiti differenti, da San Savino a tante feste e rievocazioni estive. Lo ricorderemo sempre con grande affetto e ci stringiamo in un abbraccio sentito al figlio Guido, alla nuora Barbara e al nipote Lorenzo».
I funerali di Gianni Moia si terranno oggi, mercoledì 28, alle 15, nella chiesa di Sant’Ulderico. Franco Farnè