Sinner lascia un set poi dilaga (Olivero, Ercoli, Azzolini, Martucci)
Sinner con il brivido (G.B. Olivero, La Gazzetta dello Sport)
Stare li. Che significa tenere la testa sul campo, rifiutare i cattivi pensieri, fare un passo alla volta per uscire dalla tempesta, cercare una soluzione, accettare di giocare malissimo sapendo che poi all`improvviso le cose cambiano. E capitano quelle giornate in cui capisci in fretta che non conta solo alzare le percentuali di servizio, tirare forte il dritto o andare ogni tanto a rete. Conta soprattutto stare lì. Fino a quando non passa, fino a quando non gira, fino a quando tu che sei Jannik Sinner torni ad assomigliare (alla lontana, eh) al numero uno del mondo e lui che è Mackenzie McDonald inizia a pensare che «oh, forse, chissà, hai visto mai… » e il suo braccio perde fluidità, la testa si riempie di dubbi e la partita che stava clamorosamente dominando gli scivola via ritornando nella normalità indicata dalla classifica, dal pronostico, dalle aspettative di tutti. Così Sinner è sbarcato al secondo turno degli Us Open aspettando che la tempesta svanisse e che il sereno tornasse dentro di sé. Il punteggio di secondo, terzo e quarto set è stato in linea con le previsioni. Il fatto è che, per oltre un`ora, Jannik è stato sempre in svantaggio perdendo il primo set 6-2 e andando sotto di un break all`inizio del secondo parziale. Stare lì, quindi. E chiunque abbia giocato a tennis, a qualunque livello, sa che è tutt`altro che scontato. Soprattutto quando il campo sembra incredibilmente piccolo, l`avversario incredibilmente veloce, tu incredibilmente falloso. Avverbio obbligatorio, perché era tutto davvero incredibile. Fino a quando Jannik ha vinto quell`importantissimo e lunghissimo game: l`americano ha avuto quattro chances di andare 2-0 nel secondo e l`azzurro ne ha avuto altrettante per restituire immediatamente il break. È stato un game molto brutto dal punto di vista tecnico, pieno di errori da parte di entrambi: Sinner stava semplicemente giocando male e McDonald aveva capito che quello era il momento in cui doveva meritarsi l`occasione di sognare o scendere dalla nuvoletta sulla quale si era trovato a meraviglia per un`oretta. Jannik ha vinto quel game e contestualmente la partita perché poi ha conquistato 17 dei successivi 21 giochi. Probabilmente l`azzurro avrebbe trovato comunque la soluzione al rebus, ma lì ha fatto girare la gara. Nel quarto set McDonald ha fatto il primo punto sul 3-0 15-0 per Sinner: la partita non esisteva più e si è chiusa in 2h24`. Per motivi fin troppo evidenti, e non certo per puntiglio, è meglio concentrarsi su quello che non ha funzionato nel debutto a Flushing Meadows. L’analisi non può prescindere da una considerazione: Sinner è apparso bloccato ancora prima che falloso. Forse per una volta ha sentito la pressione di chi avverte gli occhi del mondo addosso. Sarebbe umanamente comprensibile, soprattutto ripensando alle preoccupazioni degli ultimi mesi. Sinner ha sbagliato esecuzioni per lui elementari e per un set non ha trovato nemmeno il modo per cambiare qualcosa. McDonald ha giocato benissimo sfruttando la velocità dei colpi di Jannik, stando molto vicino alla linea di fondo e soprattutto (vera chiave della sua partenza) leggendo prima quello che avrebbe fatto l`avversario. […] Jannik era impreciso, confuso nelle scelte, titubante quando si avvicinava alla rete. Comandava lo scambio, ma poi bastava poco a McDonald per girarlo dalla sua parte. La svolta è arrivata quando, su indicazione di Vagnozzi e Cahill, Sinner ha cominciato ad alzare la traiettoria del dritto costringendo l`americano a perdere campo e a pensare. «Non ho cominciato bene – spiega Jannik -. Ho cercato di stare lì mentalmente, ho trovato poco alla volta il ritmo e le cose sono andate meglio. Aspettavo il momento in cui far girare la partita. All`inizio del secondo set ho fatto il controbreak, poi sono andato per la prima volta in vantaggio e da quel momento ho alzato il livello trovando me stesso in campo». […]
La risposta è alla Sinner (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Un avvio drammatico, di una crudeltà quasi cinematografica, segna l`entrata in scena di Jannik Sinner dopo una settimana passata con i riflettori addosso per i motivi sbagliati. L’azzurro veste i panni del protagonista senza capirci niente nei primi 50 minuti, fortunatamente al meglio dei cinque set non sono abbastanza per rischiare grosso. Gli US Open durano due settimane, e la storia è appena all`inizio. Come in ogni buona pellicola, l`eroe si ritrova e supera il primo rivale, quello da sottovalutare. Si è diffusa in fretta la voce del numero uno del mondo in difficoltà contro il tennista di casa Mackenzie McDonald su Arthur Ashe con tanti seggiolini vuoti. L’impianto da oltre 23.000 posti non ha fatto in tempo a popolarsi che l`emergenza era già rientrata: Sinner batte McDonald 2-6 6-2 6-1 6-2. Reazioni di questo tipo sono nelle corde dell`allievo del duo Vagnozzi/Cahill, che come il loro protetto in campo non si sono agitati più di tanto. Le caute parole della vigilia, ben diverse da quelle pronunciate prima di Roland Garros e Wimbledon, non erano semplice circostanza. Il fresco campione di Cincinnati non ha fatto pretattica, ribadendo quanto quel risultato fosse inaspettato. Ironia della sorte al secondo turno affronterà Alex Michelsen, avversario che lo aveva fatto dubitare della sua prova d`esordio in Ohio ed è reduce dalla finale persa a Winston-Salem contro Sonego[…]. Sinner è falloso da subito, sventa quattro palle break ma alla quinta permette all`americano di mettere subito la testa avanti. Il tennista a stelle e strisce ha addirittura la chance di bissare due giochi più tardi ma, oltre a non riuscirci, dopo il cambio campo è lui a perdere il servizio. Punteggio sul 2-2 e un match che finalmente dovrebbe iniziare a prendere la conformazione dettata dal favorito di giornata, ma almeno nelle prime battute non sarà così. Nei quattro game successivi il parziale sui punti vinti è di 5-16 per lo statunitense che, cosa più importante, mette in cassaforte il set con un perentorio 6-2. Se ciò non fosse abbastanza, anche la seconda frazione si apre con il break di McDonald. I meriti dell`outsider sono indubbi, ma
propiziati dalle difficoltà dell`italiano, che lo mette sui binari a lui più consoni. Solido da fondo ma altrettanto aggressivo e incline a prendere la rete quando possibile: questo è il tennis espresso dal numero 140 del mondo. Nello scambio, Sinner ha tutte le carte per sovrastarlo, ma non riesce a giocare sopraritmo. A livello tattico, le idee sarebbero anche chiare, ma, ogni volta che c`è un tentativo di strappo, arriva un gratuito, e questo lo rende timoroso anche nel cercare la rete. Nel momento più buio, Sinner dà fondo alle energie nervose e il dritto di McDonald si inceppa (dopo un primo set da 6 gratuiti, chiuderà addirittura 47 non forzati). Un game da 20 punti consegna l`immediato contro-break a Sinner che gradualmente torna a incidere e imbriglia le redini della contesa. La prima guadagna efficacia e le accelerazioni tornano a tramutarsi in vincenti: il perfetto manuale del primo turno. […]
Sinner batte anche i fantasmi (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Goccia dopo goccia, i cattivi pensieri hanno fatto breccia, scavando in profondità nelle certezze di un ragazzo che si è scoperto due volte colpevole. La prima, di essere innocente. La seconda, del fatto che qualcuno si sia preso la briga di affermare questo suo diritto, ed evitare un`ingiusta condanna. Le giornate di New York, Jannik Sinner non le dimenticherà così presto. Il cicaleggio dei poco convinti, dei pressappochisti che si fanno vanto di essere tali, dei muscolari della giustizia a tutti i costi, si è unito alla freddezza di un ambiente felice di poter dubitare. Pochissime le voci che si sono schierate per lui, quella di Zverev la più inattesa, poi Berrettini, con grande affetto, e anche Ljubicic e Santopadre. Troppi invece quelli che hanno preferito non esprimere un parere, rifiutandosi nei fatti di offrire un argine all`onda anomala, libera di spazzare via qualsiasi diritto all`auto-difesa. «Parlano senza aver letto, senza capire né pensare», dice coach Santopadre. Un`ombra di sostanza dopante nel corpo, l`inghippo scoperto subito dopo i primi esami e comunicato a tempo di record a chi sta svolgendo l`indagine… Come si fa a voltarsi dall`altra parte? Com`è possibile chiedere il massimo della pena? Con questo Sinner si è dovuto confrontare, e in campo si è visto subito che non era lui, che la testa non era la solita. E nel suo tennis, senza “la solita” testa non si sviluppano nemmeno “i soliti” colpi. Solo contro tutti, c`è di che sentirsi stretto alla gola, ma Sinner, seppure messo alle strette, ancora una volta non si è dimostrato un “numero uno” per caso, e dopo il cedimento inatteso, in uno stato d`animo di profonda lacerazione, ha risposto aggrappandosi a qualsiasi possibilità potesse fornirgli quanto ha imparato fin qui. Quella di non sentirsi mai battuto, fino a che l`ultima palla non lo trafigge. […] E alla fine è riuscito a trovare l`antidoto contro un giocatore che sembrava d`improvviso trasformato in una divinità tennistica, e per un set e un game ha azzeccato tutto, mosse e contromosse, senza sbagliare nulla. Mackenzie McDonald, il “bravo ragazzo” di Piedmont, California, cresciuto nel circuito universitario, in versione Federer… A metà del primo set, Jannik è sembrato quasi lasciarsi andare. Non era così, ma non mi sorprenderebbe scoprire che lì si è sentito quanto mai vicino alla sconfitta, sebbene il match fosse appena agli inizi. Sembrava che su ogni sua iniziativa, l`altro sapesse cosa fare, senza sforzo alcuno. Nei suoi primi tre servizi, Sinner ha offerto dieci palle break, e Mc Donald gliel`ha portati via due, incastrandolo in un gioco di mille variabili. Sinner ha pareggiato i conti dopo il primo break subito, ma quando tutto sembrava pronto per andare finalmente in testa e magari tentare la fuga, McDonald è tornato a brekkarlo. Gliene ha fatti due di seguito, e uno in apertura di secondo set. È stato il secondo gioco della seconda frazione a riportare a galla Sinner. Quattro volte avanti McDonald, ma ecco comparire i primi errori nel gioco dell`americano. Sinner ha dovuto attendere la quarta palla break per il pari, ma da lì ha trovato le spinte giuste, e non ha permesso più a Mackenzie di manovrare. Alla fine è sembrata una passeggiata, e Sinner ne è uscito alla grande. Nei tre set finali, l`americano non ha mai superato i due game. Ma erano mesi, forse più di un anno che non lo vedevo soffrire così. […] Sinner è caduto in piedi. «È stata molto dura, un match difficile dopo giorni difficili». Ma domani sarà un altro giorno. «La partita non è iniziata nel modo migliore ma può succedere, ho cercato di stare lì, di prendere ritmo. Ho alzato un po` il livello. Posso essere contento della reazione, c`è spazio per migliorare. Ero un po` contratto, è normale. La prima partita non è mai facile. Poi sono riuscito nei momenti difficili a far sembrare le cose normali. Vediamo il secondo incontro, posso allenarmi bene, riposarmi. Devo servire meglio e in un modo un po` intelligente. Mi ero un po` bloccato sul piano tattico. Michelsen è un ottimo giocatore che tira forte e serve bene. Ci conosciamo un po`, sono contento di giocare di nuovo».
Brivido Sinner, prima soffre poi domina (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
La paura dura 51 minuti. Tanti ne impiega Jannik Sinner nel primo turno degli US Open a calmarsi, a liberarsi dalle scorie mentali degli ultimi 5 mesi di tensioni e poi dalla polemica assoluzione-doping, rallentare il ritmo, alzare la traiettoria della palla e lavorarla di più, evitando il braccio di ferro veloce contro uno specialista del cemento come il figlio delle università Usa, il 29enne MacKenzie McDonald, e batterlo 2-6 6-2 6-1 6-2. Un avversario che non spezzi in velocità ma che può stancarsi e disunirsi da solo, soprattutto senza le gambe e la sicurezza che non ha oggi, dopo il brusco stop di gennaio quand`era 37 del mondo prima di infortunarsi e restar fuori 5 mesi, scivolando al 140. La paura scompare quando il numero 1 del mondo evita il doppio break ad inizio secondo set e l`americano si increspa un po’, pensa al punteggio, accusa lo sforzo dello sprint e si disunisce, subendo un kot e lasciando via libera all`azzurro nel secondo turno contro un altro giocatore di casa, il 20enne bum bum bum Alex Michelsen, col quale Jannik ha avuto qualche
problema a Cincinnati. Non solo Sinner. […] Sulla scia dei grandi miglioramenti psico-tattici degli ultimi mesi, Lorenzo Musetti, complice il lungo stop per infortunio dello statunitense, sradica il totem Reilly Opelka, dopo averci sbattuto contro tre volte su tre. «La pazienza ha fatto la differenza, si è visto il mio cambio di mentalità e di atteggiamento», sottolinea il carrarino dal braccio d`oro, neo papà, ma anche più maturo come giocatore che nel tempo ha sofferto per non aver trovato continuità all`alto livello che gli competerebbe. La contemporanea uscita di scena di Holger Rune gli libera il suo spicchio di tabellone fino agli ottavi contro Sascha Zverev, proponendogli oggi Miomir Kecmanovic. […] I top 10, anche in virtù del ko d`acchito a New York dell`anno scorso, s`avvicinano. A 37 anni, la veterana Sara Errani che, oltre a brillare in doppio fino all`oro di Parigi accanto a Jasmine Paolini, è rientrata fra le top 100 anche in singolare, supera di grinta il primo turno contro pronostico contro Busca (3-6 6-0 6-4), tornando ad aggiudicarsi un match in singolo a 9 anni dall`ultima volta. Niente da fare per Fognini contro Machac, battuto 7-5 6-1 6-3, Arnaldi e Cocciaretto sfruttano il sorteggio dominando Baindl e Svajda. Oggi Matteo Berrettini sfida Taylor Fritz in un match di gran battitori che si preannuncia molto intrigante anche se ci ha perso 3 volte su 3.