La strage di Paderno e la banalità del male: cosa si può fare per una cultura della prevenzione
La strage di Paderno dove un ragazzino di 17 anni, all’apparenza senza problemi, ha sterminato la sua famiglia(padre, madre e fratellino), proprio nel giorno del genetliaco paterno, ci lascia attoniti. Proprio perché non c’è un apparente motivo. Così come è successo, in modalità diverse, per Sharon Verzeni, uccisa da un uomo, “senza alcun motivo”.
La strage di Paderno e il malessere che avvertiamo
Un ragazzino di 17 anni che nel giorno del compleanno paterno decide di sterminare la sua famiglia richiama al malessere che viviamo come comunità. Anche se ormai parlare di comunità significa andare oltre il concetto pre-social. Oggi è più un villaggio globale, intergenerazionale, che alimenta il nichilismo e il vuoto interiore di ognuno. E la ricetta è sempre quella puntuale (e sbagliata) e cioè la ricerca di una patologia nella persona che compie un atto del genere.
Erostrato, Sartre e Mishima
La letteratura ci viene in soccorso. Con Erostrato, il pastore greco antico che, per immortalare in qualche modo il suo nome, incendiò e distrusse il celeberrimo tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, il 21 luglio 356 a.C.
Jean Paul Sartre lo citerà in uno dei suoi capolavori, Il Muro, e Yukio Mishima ne trarrà spunto per Il Padiglione d’oro.
Perché un ragazzo descritto da tutti come ordinario, nel senso di una normalità condivisa, uccida la sua famiglia nel giorno del compleanno paterno è un punto interrogativo aperto. E qui entrano in gioco i centri educativi, che non sono più soltanto la scuola e la famiglia.
Una scuola che parli il linguaggio dei sentimenti
La scuola, come ha ricordato il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha a disposizione un’infinità di fondi Pon, per i progetti europei, che in parte vengono utilizzati per attività poco formative. “Le scuole hanno a disposizione fondi ingenti sui progetti Pon che spesso, me lo si lasci dire, non portare a niente. Sarebbe importante convertirli per il sostegno psicologico e per attività umanistiche che possano aiutare e sostenere i ragazzi”, aggiungendo sull’omicidio che, “C’è una sorta di banalità del male, che grandi psicopatologi come Vittorino Andreoli e Antonio Semerari hanno spiegato bene: non si tratta di follia ma di una coazione a uccidere che deve farci interrogare”.
Il ragazzo non avrà l’ergastolo
Il minore di Paderno non potrà essere condannato all’ergastolo. La Corte Costituzionale sul punto è stata esemplare e caustica: “Un minore non può essere condannato al fine pena perché ciò contrasta con il principio rieducativo della pena“. Ma il tema prescinde anche da questo. Serve capire e chiedersi, come ha spiegato Vittorino Andreoli, “la mancanza di sacralità della morte”. Che porta ad uccidere senza chiedersi il perché.
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