Come cambia la città: il 41% dei residenti non è nato a Trieste, ogni 100 nascite ci sono 244 decessi
Il 41% dei residenti nella nostra città non è nato a Trieste. Con estremi come quelli dei rioni di San Giacomo e Largo Barriera, dove la percentuale dei non autoctoni tocca il 50,3%, mentre sull’altipiano questo dato si riduce al 30%.
Una curiosità emersa dal rapporto Rupa commissionato dal servizio Pianificazione Territoriale del Comune di Trieste alla società Smart Land, utile a comprendere le dinamiche della città per poi governare e progettare il territorio di conseguenza.
La curva demografica
Primo fenomeno preso in considerazione è la curva demografica, che da due anni, dopo 22 di dinamiche negative, accenna a qualche timido segnale di crescita. Ma che non basta a compensare la variazione di lungo periodo, che dal 2011 al 2023 ha visto una contrazione di circa 7.800 abitanti, pari a una perdita del 3,8% dei residenti. Dal 2000 al 2022, invece, gli abitanti persi sono stati circa 15 mila. Ad aver perso residenti negli ultimi dieci anni è soprattutto la terza Circoscrizione, e quindi i rioni di Roiano, Gretta, Barcola e Cologna, ma pure la settima con Borgo San Sergio, Valmaura e Servola.
I quartieri che invece hanno conquistato residenti, soprattutto dopo il Covid, sono quelli della sesta Circoscrizione, Rozzol, Longera e Guardiella inferiore, mentre «si rileva un segno fortemente negativo nel quartiere Melara», si legge nella relazione che accompagna i dati dell’osservatorio.
Le previsioni Istat
Le previsioni Istat, nello scenario intermedio, stimano che Trieste perderà ancora residenti: 980 da qui al 2030, e 1.400 da qui al 2040, con una crescita importate degli over 65 – soprattutto nella fascia tra i 70 e gli 80 – e una riduzione della popolazione in età attiva. «Ogni 100 giovani ci sono 272 anziani – analizza Eddi Dalla Betta, direttore del Servizio Pianificazione territoriale del Comune – un dato che risulta notevolmente più elevato in alcune circoscrizioni. Questo ci impone delle riflessioni sui servizi alla persona necessari, guardando anche all’impatto che garantirli avrà oggi e in futuro sulle risorse pubbliche disponibili».
Nascite e morti
Ogni 100 nascite ci sono 244 decessi, quando nel 2011 erano 198. Ci sono meno di 17 bambini ogni 100 donne in età fertile: nel 2011 erano 20. Il perno del declino demografico è rappresentato quindi dall’invecchiamento della popolazione, il freno invece arriva dai flussi migratori. «La città è fortemente attrattiva – indica l’osservatorio – sia per la popolazione straniera che per la popolazione italiana residente fuori regione, ma anche per la popolazione della regione residente fuori provincia».
I flussi di breve raggio
L’analisi suggerisce invece al Comune una riflessione sui flussi di breve raggio, quelli dagli altri comuni della provincia. «Da questo punto di vista – viene evidenziato – la città respinge. È un indicatore dell’incapacità di supportare la residenzialità dei giovani e delle giovani coppie, che trovano più vantaggioso mantenere Trieste quale luogo di lavoro e delocalizzare la propria residenza in ambiti economicamente più vantaggiosi dal punto di vista del mercato immobiliare».
Un altro dato analizzato riguarda il numero delle famiglie, che crescono a livello numerico a causa della loro frammentazione. Attualmente a Trieste si contano 106.266 famiglie residenti, lo 0,7 in meno rispetto al 2011.
I redditi dichiarati
Valutando i redditi dichiarati, l’osservatorio sottolinea che «fotografano una città benestante, con buoni livelli di reddito se rapportati a quelli di altri territori». Con un livello di reddito della provincia pari a 25.409 euro a famiglia, Trieste si piazza al settimo posto a livello nazionale in termini di benessere.
Tuttavia l’analisi delle dichiarazioni sostitutive uniche presentate evidenzia che «è proprio la provincia di Trieste – si legge – quella con le incidenze più elevate di classi Isee inferiori a 6 mila euro, soglia figurativa di una forte fragilità economica delle famiglie». A livello provinciale circa il 25% delle famiglie ha un Isee nullo o inferiore a 6 mila euro, a fronte di un dato medio regionale di 18,5%. «Se si rapporta questo dato alle famiglie di Trieste, si stima – riporta l’analisi – che siano circa 9 mila le famiglie in città con disagio economico forte»
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