Il salice simbolo di Panzano verso l’abbattimento, ma continuerà a vivere: i “figli” saranno piantati
Il grande salice bianco di via dell’Agraria, diventato nel tempo uno dei simboli di Panzano, è sempre più in sofferenza. Lo dice chi abita nel rione o vi passa davanti per andare al lavoro o alle società nautiche, e ora lo certifica anche la relazione dell’agronomo Ivan Snidero, cui il Comune ha affidato uno studio sulle condizioni della pianta.
Se anche il grande albero, dall’eccezionale circonferenza di oltre quattro metri, dovesse essere abbattuto, in qualche modo, però, continuerà a vivere: con il suo personale specializzato il Comune negli scorsi mesi ha già provveduto a moltiplicare il salice.
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«Le piantine hanno ben attecchito nei vasi dove sono state messe a dimora e che si trovano nell’area verde del magazzino di via della Marcelliana», spiega l’assessore ai Lavori pubblici Anna Cisint, che da sindaco aveva voluto seguire da vicino le sorti dell’albero, una presenza nota e amata per lei come per tutti gli altri residenti del rione operaio.
«La relazione dell’agronomo è molto circostanziata – afferma –, segnalando che la parte centrale dell’albero è pressoché morta e suggerendo l’abbattimento della pianta, che abbiamo cercato di mantenere in vita in tutti i modi».
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Una decisione, in ogni caso, su questo fronte «non è stata ancora presa», mentre nel frattempo è stata appunto adottata quella di moltiplicare la pianta in vista di un futuro impianto. «In sostanza, abbiamo già pronti dei figli del nostro salice – osserva Cisint – da mettere a dimora».
Non nello stesso punto, comunque, in cui è ancora presente la pianta madre. «I salici hanno bisogno della presenza dell’acqua che in quel punto evidentemente non è sufficiente», rileva l’assessore, facendo capire che le piantine potrebbero essere collocate nella zona del giardino Pelaschier più a ridosso della roggia.
Alla fine degli anni ’50 quando fu messo a dimora, il salice era affacciato sul corso d’acqua, ma un decennio dopo via dell’Agraria, fino a quel tempo sterrata, fu asfaltata e l’appezzamento fu richiesto dal cantiere navale per creare un parcheggio.
La pianta ha continuato a crescere, ma circondata dal cemento, e le sue difficoltà si sono fatte sempre più evidenti.
A piantare il salice fu Luigi Morsan, che al lavoro nel cantiere navale affiancava quello nell’appezzamento di terra dove ora c’è il parcheggio a raso di Fincantieri. Tutti lo conoscevano come Luigi Cecchini, perché la sua compagna era Maria Maddalena Cecchini, come ha ricordato qualche anno fa Livio Tonini, nato in una della case della vicina Agraria del cantiere che, costruita a corredo dal rione operaio, garantiva frutta, verdura, vino, carne, latte alla mensa dello stabilimento navale e allo spaccio della Company town voluta dai Cosulich.
In quasi 70 anni di vita l’albero ha acquistato dimensioni considerevoli, ben diverse da quelle dello “stecco” che un giorno Cecchini piantò a ridosso del campo coltivato a mais, come ha spiegato Tonini, aiutato nel ricostruire le vicende dell’albero dalla figlia di Luigi, Giorgia Cecchini.
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